“Art Now” è il titolo di un progetto che prevede la realizzazione di una serie di mostre rivolte alla promozione della nuova arte britannica. L’esposizione in corso alla Tate Gallery, “Art and Money Online”, è l’ultima iniziativa di questo programma e punta i suoi riflettori sulle nuove tecnologie, scegliendo un tema complesso e attuale: la cultura dell’e-commerce.
Nelle tre installazioni in mostra avviene dunque un confronto tra due approcci alla Rete molto lontani tra loro: quello artistico e quello prettamente economico-commerciale. Internet sta infatti diventando ogni giorno di più un enorme supermarket globale, dove le offerte si moltiplicano in una frenetica corsa acchiappa-utenti.
Ma quello che rende significativa questa esposizione è la volontà del curatore Julian Stallabrass di portare l’arte internettiana dentro i musei, studiandone in modo mirato l’allestimento. A differenza di altre mostre di net art (come Net_condition o la sezione net di Documenta X) alla Tate non troverete solo dei tavolini con dei computer collegati in Rete, ma delle vere e proprie installazioni ambientali.
L’intento è quello di superare l’allestimento “da ufficio”, finora prevalente in questo tipo di esposizioni, che tende ad allontanare lo spettatore e che costringe l’opera a svelarsi su piccoli monitor e a singoli fruitori.
Un’opera concepita per il Web non può infatti essere semplicemente traslata in uno spazio museale e gli stessi net artisti sottolineano sempre più di frequente la necessità di studiare nuove soluzioni per l’esposizione della loro arte in mostre e musei. Significativa in questo senso la dichiarazione di etoy, gruppo di cyberartisti noto per la vittoriosa battaglia legale contro il colosso (ormai fallito) dei giocattoli E-toys: “In un museo non ha senso montare un tavolino e metterci sopra un computer e un monitor collegati al Web […] gli utenti di Internet navigano di notte, da soli, faccia a faccia con il monitor. Gli utenti di un museo si muovono nelle sale, navigano nello spazio, non nel cyberspace. Lo spazio materiale ha una sua architettura, esige una sua centralità, non può essere trascurato.”
Le installazioni di “Art and Money Online” tentano dunque un coinvolgimento totale dello spettatore, facendo interagire spazio reale e spazio virtuale.
Lise Autogena e Joshua Portway, ad esempio, hanno proiettato sul soffitto di uno spazio buio una singolare “costellazione” in cui ogni astro rappresenta una compagnia di trading on-line. “Black Shoals Stock Market Planetarium” riproduce quindi l’ambiente tipico dei planetari, trasformando un progetto web in un’installazione suggestiva e ironica. Gli astri-compagnie variano in brillantezza, si muovono, nascono, muoiono o si aggregano in costellazioni, seguendo in tempo reale l’andamento del mercato e riproducendone fedelmente le vicende. Inoltre, una colonia di creature dotate di vita artificiale abita questo “universo finanziario” nutrendosi dell’attività commerciale delle stelle-compagnie (www.blackshoals.net).
Il collettivo Redundant Technology Initiative (www.lowtech.org), che da anni lavora sul riciclaggio creativo di apparacchiature informatiche obsolete, presenta l’installazione “Free Agent”, un video-wall composto da 35 vecchi monitor che mandano un mix di testi e immagini derivanti dalla ricerca su Internet della parola “free” (gratis), una delle più frequenti key words immesse nei motori di ricerca ogni giorno.
Jon Thomson and Alison Craighead(www.thomson-craighead.net), infine, presentano un’opera basata sulla rielaborazione del sito di news della CNN che si inititola “CNN Interactive just got more interactive”. I due artisti hanno creato un software che permette al visitatore del sito della CNN di scegliere il sottofondo musicale più adatto per il tipo di notizia che sta leggendo: drammatico, malinconico o allegro. Invece di usare browsers tradizionali come Explorer o Netscape, hanno creato una nuova interfaccia, studiata appositamente per essere usata dai visitatori del museo, che fa il verso alle postazioni con sistema touch-screen usate dalle grandi corporazioni.
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Valentina Tanni
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Penso che ormai Internet sostituisca i galleristi ,anzi sia a vantaggio dell'artista,avrei volentieri visto le tre installazioni degli artisti che lavorano con la rete per la commercializzazione di Internet.Mi compiaccio con la Tate Gallery per la moderna iniziativa e con gli artisti per la loro bravura.Cari saluti Maria Pezzica.MI auguro ricevere una risposta.
IMPOSSIBBOLI !
Cara Maria,
non credo che internet sostituirà i galleristi, nè qualunque altro componente del sistema dell'arte. é solo un mezzo in più (e che mezzo!)attraverso cui gli artisti possono raggiungere il pubblico. uno strumento con cui lavorare. un canale per comunicare. Anch'io apprezzo molto questa iniziativa della Tate, per la scelta di un tema così stimolante e per la questione dell'allestimento(di cui parlo ampiamente nell'articolo). Non dimentichiamoci però che c'è tanta net art che ancora non entra nei musei ed è altrettanto stimolante! Grazie dell'attenzione
Saluti