08 novembre 2000

Browsers d’artista, percorsi di navigazione alternativa

 
Gli artisti che sperimentano le possibilità offerte dalle nuove tecnologie diventano programmatori e si cimentano nella realizzazione di veri e propri browsers creativi. Un viaggio attraverso quattro modi insoliti di esplorare la Rete...

di

“Qual è il ruolo dell’artista? Essere un virus. Scovare una cultura e crescere al suo interno. Il mio ruolo cambia ogni giorno.”
(Gavin Hodge, 1994)


Bisogna prenderne atto una volta per tutte, la figura dell’artista sta mutando. Dimenticate il genio romantico, l’imbrattatele e il predicatore ispirato; oggi gli artisti sono anche tecnici, scienziati, programmatori. L’entrata in scena della cosiddetta “terza cultura”, frutto di un affascinante commistione tra arte e scienza, è ormai una realtà che possiamo non solo intuire, ma sperimentare concretamente.
Mentre tutti noi navigavamo nell’oceano del Web lungo traiettorie ordinate e a bordo di crociere come Explorer e Netscape , un gruppo di artisti e programmatori cercava nuove strade, nuotando e immergendosi negli abissi del mare informatico. L’obiettivo? Smontare una delle convenzioni più radicate della Rete, quella che imprigiona le informazioni nella familiare “forma-pagina” e trasforma il Web in una specie di enorme librone automatizzato.

Il risultato di queste ricerche sono i cosiddetti “alternative browsers”, delle interfacce di navigazione che permettono di visualizzare la struttura e i contenuti di Internet secondo logiche nuove e sorprendenti.

Il più famoso di questi progetti è “The Web Stalker” (http://www.bak.spc.org/iod ), creato nel 1997 da Matthew Fuller, Simon Pope e Colin Green, membri del collettivo inglese I/O/D. Una volta installato e lanciato, questo singolare browser permette di esperire la rete in un modo assolutamente inconsueto visualizzando la struttura interna complessiva di ogni sito attraverso un diagramma. Attivando la funzione “Crawler” vediamo infatti apparire sul monitor la mappa del sito in cui dei cerchietti simboleggiano i singoli documenti e una serie di linee i link che li collegano tra loro. Scegliendo altre funzioni come “HTML Stream”, “Dismantle” o “Extract” è inoltre possibile vedere il codice sorgente, i file contenuti nelle varie pagine e le informazioni testuali vere e proprie. Nonostante il Web Stalker sia un browser di solo testo, questo non diminuisce il suo fascino e la sua importanza concettuale. I/O/D ci offre infatti uno strumento in grado di “rovesciare” la rete ed esplorarne i meandri, invitandoci a riflettere sulle potenzialità inesplorate che un medium come Internet sottende.
“Shredder” e “Riot”, altri due esperimenti di navigazione alternativa messi a punto dall’artista newyorkese Mark Napier, si differenziano molto dal precedente sia tecnicamente che come impatto sull’utente. Per accedervi infatti non è necessario scaricarli, ma è sufficiente digitare l’indirizzo http://www.potatoland.org e cliccare sul link desiderato per vederli in azione.

Sia lo Shredder che Riot si sovrappongono al nostro browser, intercettano il codice html prima che venga visualizzato e ne mescolano i contenuti in maniera randomizzata. Il risultato è un frullato di immagini, testi e stralci di codice che si genera velocemente sotto gli occhi stupiti del navigatore di turno. La differenza tra i due è che Riot permette la visualizzazione di più pagine contemporaneamente e, in più, è un browser multiutente. Se più persone lo utilizzano nello stesso momento, i siti scelti da ognuno verranno mescolati con quelli di tutti gli altri rendendo la navigazione un atto collettivo.

L’ultimo progetto in ordine di tempo si chiama “Netomat” (http://www.netomat.net) ed è opera di Maciej Wisnieski, impiegato dell’IBM che nel tempo libero si trasforma in artista. La caratteristica principale di questo browser (Wisnieski lo chiama “meta-browser”) risiede nell’eliminazione di ogni tipo di inquadramento grafico di testi e immagini, lasciando così fluttuare come onde sullo schermo i contenuti dei siti scelti. Inoltre, la ricerca di Netomat non avviene tramite la selezione di un URL, ma inserendo una parola chiave.

Buona navigazione.

articoli correlati:
I progetti della Tate Gallery di Londra con Matthew Fuller del gruppo I/OD autore dei testi critici


Valentina Tanni



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5 Commenti

  1. Semplicemente entusiasmante…
    Non ci sono parole per descrivere questo splendido editoriale. Mi limiterò a leggervi sempre e ovunque. Grazie!

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