Categorie: exiwebart

exiwebart_focus | A suon di laptop

di - 3 Febbraio 2005

“Non è importante se Mr. Mutt abbia fatto Fontana con le sue mani o no. Egli l’ha SCELTA… Ha creato un nuovo modo di pensare quell’oggetto.” Dalla scelta di Duchamp, che ha firmato un orinatoio e l’ha esposto come scultura, attraverso situazionismo e culture jamming, l’utilizzo “sovversivo” di un oggetto, un’immagine, un medium è divenuto pratica diffusa, utilizzata normalmente anche dalla pubblicità. I nuovi media non sono stati risparmiati, contribuendo anzi ad accelerare enormemente il successo di questa pratica. È quindi abbastanza curioso che proprio il computer, vale a dire l’altare su cui sono stati consumati i detournamenti più interessanti degli ultimi vent’anni, sia rimasto sostanzialmente immune da tale pratica. Quasi come se la miriade di possibilità cui da accesso l’abbia trasformato in un totem, e abbia reso impossibile concepirlo come qualcosa di diverso da quello che è. Ma ancora più curioso è il fatto che sia stata proprio un’azienda produttrice di computer a sostenere uno dei primi seri esperimenti in questa direzione.
Spetta infatti a Toshiba il merito di aver commissionato, in occasione del FuturShow 2004, i due ultimi progetti del collettivo milanese Limiteazero, in cui i notebook Qosmio vengono utilizzati, in modi diversi, come strumenti musicali. laptop_orchestra è una installazione interattiva di grande fascino, in cui 15 laptop distribuiti in file regolari sono stati trasformati negli strumenti di un’orchestra multimediale, che “esegue” suoni e immagini astratte obbedendo agli ordini impartiti da un direttore (l’utente). Di fronte all’orchestra è posto infatti un podio che sostiene un bouquet di steli sensibili i quali, sfiorati, attivano e disattivano il software installato sui computer, che a sua volta esegue uno specifico algoritmo, diverso dagli altri come, in un’orchestra, un violino si differenzia dagli altri strumenti. In questo modo, con un po’ di abilità si possono realizzare vere e proprie composizioni audiovisive in tempo reale.

Più complesso il processo sotteso a min_mod, in cui ancora più radicale è la deviazione imposta ai computer dalla loro destinazione originaria. L’installazione, dal display più minimale e dalla seduzione meno immediata, si compone di 4 laptop che emettono ciascuno una frequenza pura, non udibile; questa viene trasmessa a un amplificatore e da questa a un subwoover posto a terra, sotto una lastra metallica. Quest’ultima riceve e amplifica, trasformandola finalmente in suono, la vibrazione del subwoover, registrata da quattro microfoni e ritrasmessa ai quattro laptop, che ne visualizzano l’onda. Così, tra l’emissione del suono e la sua visualizzazione, il segnale si “sporca”, contaminandosi con i suoni circostanti, e cambia di stato, da digitale a fisico a digitale. Nello stesso tempo, il computer è chiamato a far parte di un processo che obbedisce a leggi non sue, a interagire in maniera anomala con un ambiente vivo, a umanizzarsi un poco (proprio quando ci stavamo rassegnando a diventare tutti un po’ cyborg). Il tutto in perfetta coerenza con i propositi iniziali del progetto Limiteazero, che sono quelli di indagare nuove modelli di dialogo tra l’uomo e la macchina, basati sulla sinestesia e sull’utilizzo di parametri emozionali.

Un’ultima nota: i software di entrambi i lavori sono stati realizzati, come altri progetti firmati Limiteazero, con Processing, uno straordinario tool open source sviluppato dagli americani Ben Fry e Casey Reas che ha già trovato, ancora in fase di “prerelease”, un gran numero di interessanti applicazioni.

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