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exiwebart_project Chattando con l’aldilà
exiwebart
Internet come Dio. Novello oracolo dei nostri giorni. Un progetto tecnologico firmato da un artista sfida lo spettatore ad intraprendere una conversazione con lo spirito della Rete. Archeologia mediale e fascino del paranormale...
La rete di computer che avvolge il pianeta è un sistema sempre più ramificato e globale, che cresce e cambia come un organismo vivente. Altrettanto smisurate sono le aspettative che la telematica porta con sé, le tensioni utopiche, i miti del progresso, le visioni futuribili. Sono note ai più le discusse teorie sull’intelligenza collettiva (Pierre Levy) e su quella connettiva (Derrick de Kerchove) che considerano Internet come una sorta di mente distribuita, se non addirittura una vera e propria entità. La possibilità di interrogare la Rete su qualsiasi argomento, attraverso il potentissimo strumento dei motori di ricerca, spinge inoltre a pensarla come un vero e proprio oracolo dell’età contemporanea. Prendendo ispirazione da questa cornice concettuale, l’artista taiwanese Fang-Yu “Frank” Lin (lavora a New York), specializzato in nuovi media, robotica e interaction design, ha progettato l’installazione From the Great Beyond (Dall’aldilà). Si tratta di un macchinario dall’aspetto antiquato che ha come unica interfaccia la tastiera di una macchina da scrivere. Gli spettatori possono letteralmente “conversare” con la Rete digitando su una vecchia tastiera, interrogando l’apparecchio su qualsiasi argomento. Nessuno schermo e niente immagini, sia le domande che le risposte vengono stampate su un rotolo di carta giallina per telescriventi, unico dispositivo di output del congegno. I responsi, pescati in tempo reale da Internet, sono a volte pertinenti, a volte sconclusionati, a volte persino irrilevanti, dando vita ad un dialogo dai toni surreali.
La conversazione con una macchina elettronica, apparentemente dotata di intelligenza, fa tornare alla mente il celebre Test di Turing, teorizzato dall’omonimo studioso inglese negli anni Cinquanta. Alan Turing, infatti, in un articolo intitolato Computing machinery and intelligence descriveva un criterio per determinare se una macchina fosse in grado di pensare, o meglio, di simulare un comportamento intelligente, dando il via a decenni di esperimenti, studi, romanzi e prodotti cinematografici incentrati sull’intelligenza artificiale.
La presenta di un’entità, aldilà del rumoroso macchinario di Fang You Lin, è suggerita dal movimento automatico dei tasti, oltre che dal fluire dei paragrafi, che sembrano spuntare “magicamente” da un altrove non meglio identificato. La tastiera, scelta come simbolo principe della rivoluzione informatica, oltre che di una catena di cambiamenti economici e sociali (l’artista cita anche la comparsa delle donne negli uffici, assunte sempre più spesso per dattilografare o inserire dati), da oggetto mediatico diviene un oggetto medianico. Un congegno capace di mettere in contatto con l’aldilà, con un procedimento simile a quello delle tavole Ouija, usate per le sedute spiritiche.
Il progetto stimola una riflessione a largo raggio sul rapporto tra l’uomo e la macchina. Un discorso critico che passa attraverso molteplici sollecitazioni: il piano visivo, che fa perno su un’affascinante estetica vintage e archeo-mediale; quello emotivo, incentrato sul fascino per il paranormale e infine quello tecnofilo, basato sulla curiosità per il meccanismo tecnologico tout court.
link correlati
http://a.parsons.edu/~linf/projects/beyond
valentina tanni
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 26. Te l’eri perso? Abbonati!
[exibart]