Le relazioni pericolose tra arti visive e musica rock non sono certo una novità. Basti pensare, un esempio su tutti, al sodalizio che unì, negli spericolati anni Sessanta, Andy Warhol e i Velvet Underground; o alle performance estreme degli inglesi Throbbing Gristle, o ancora, ai continui sconfinamenti di personaggi come Patti Smith e Laurie Anderson. Oggi, poi, con il diffondersi delle ricerche della sound art, la popolarità di generi come il v-jng e il live media e l’indiscussa maturità linguistica raggiunta dal videoclip, la contaminazione sonora è divenuta un elemento costitutivo, stabilmente inscritto nel DNA della ricerca artistica contemporanea.
Ma a volte le passioni musicali degli artisti rimangono nell’ombra, coltivate lontano dai riflettori e sconosciute ai più. Pochi sanno, ad esempio, dei dischi incisi da Joseph Beuys (tra cui l’insuperabile canzonetta pop anti-americana Sonne Statt Reagan, 1982), o delle prove da cantautore di Martin Kippenberger (alle prese con la tarantiniana Bang Bang, 1987), o del fatto che una band di nome Owada possa vantare un frontman come Martin Creed. Queste e molte altre rarità sono oggi riunite grazie ad una mostra on line dal titolo amletico: Why Rock?. L’iniziativa, che fa parte delle commissioni di Turbulence.org, organizzazione da anni dedita al sostegno dell’arte online, prende spunto da un pugno di tracce firmate dai più noti net artisti per alimentare la discussione e la ricerca sul tema. Se infatti, il nucleo centrale degli .mp3 selezionati fa riferimento ad artisti attivi perlopiù su Internet, i curatori (Annie Abrahams e Clèment Charmet) hanno saggiamente lasciato spazio alle integrazioni. Una colonna alla destra della pagina web permette di inviare le proprie idee e i propri link per arricchire il dibattito sulle liasons tra arte e rock music. Riferimenti che vanno anche molto indietro nel tempo, a spulciare negli archivi (da poco resi accessibili) di Ubuweb, in cui si può ascoltare la voce di Filippo Tommaso Marinetti, ma anche di Mimmo Rotella e Joan Jonas.
Fino ai videoclip in ASCII del collettivo C505, in cui le immagini sono ridotte a masse di caratteri verde acido che si muovono su sfondo nero, in stile Matrix (God Save the Queen dei Sex Pistols e Purple Haze di Jimi Hendrix, tra gli altri).
Tra le prove più riuscite di questa mostra online tutta da ascoltare, un posto d’onore va senz’altro all’antesignano del connubio net art/musica rock, il russo Alexei Shulgin, che suona hit come California Dreaming ed Enter Sandman usando un vecchio computer 386. Altrettanto robotica e retrò la performance di Cory Arcangel con What you Want, mentre Ennui di Alan Sondheim si distingue per l’arrangiamento sconnesso e dadaista. Ad impreziosire la compilation, una chicca assoluta: la Free Software Song del reverendo Richard Stallman, inno al software libero dalla melodia ecclesiale.
link correlati
http://turbulence.org/curators/rock/rock.htm
valentina tanni
[exibart]
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