Nei nuovi media, tutto è codice, testo, linguaggio. Tra il codice numerico digitale, ovvero le stringhe infinite di 0 e 1 con cui ragiona la macchina, fino alla più complessa interfaccia grafica, il calcolatore lavora attraverso una serie complessa di processi di traduzione, che presuppongono altrettanti linguaggi e che gli consentono di comunicare con noi, rispondere ai nostri comandi e proporci suoni, immagini, filmati.
Inoltre, i nuovi media, e le reti in particolare, hanno reso necessario lo sviluppo di nuovi codici di comunicazione umana: l’inglese maccheronico e ibrido dei forum e delle mailing list, il mix di oralità e scrittura delle chat e dei blog, le emoticon, i gerghi delle diverse comunità…
Tutte queste questioni, ed altre ancora, ritornano in P0es1s.Digitale Poesie, che riunisce a Berlino i lavori di più di 40 artisti. Particolarmente ricco di implicazioni è Poetrica, della brasiliana Giselle Beiguelman, un work in progress iniziato a San Paolo nel 2003, in cui i messaggi testuali inviati dagli utenti vengono tradotti con font non alfabetici, e riproposti sui maxischermi urbani come ‘nomadic poems’. Sulla traduzione, e sui linguaggi ibridi della rete, si concentra anche Babel Poesie di Jean Pierre Balpe, un generatore automatico di testi poetici, mentre la riflessione sulla bellezza del codice e sulla sua natura iconica ritorna in Teletext, del duo Jodi.org: un labirintico ipertesto, prodotto con un editor per televideo e trasmesso originariamente dal televideo della TV olandese.
La parola ha in certi casi una forza dirompente, capace di mettere in scacco un intero sistema, sbilanciare le sue dinamiche interne. Allo stesso modo i tredici caratteri del lavoro di Jaromil, ascii forkbomb, se inseriti nella riga di comando dei sistemi Unix scatenano una reazione a catena che porta al collasso del sistema operativo. Jaromil resuscita, con i suoi virus poetici, la forma classica del giambo; ma l’invettiva polemica si esprime nei media digitali anche in forme più tradizionali, e non meno efficaci: come in Cunnilingus in Nordkorea del collettivo Young-Hae Chang Heavy Industries, un lavoro in flash che monta su un ritmo jazz un testo che denuncia la condizione femminile in Corea del Nord.
In rete i codici linguistici si ibridano, combinandosi con frammenti di linguaggio macchina in sintesi incomprensibili che preludono alla nascita di nuovi linguaggi: come in Io Sono At Swoons di Loss Pequeño Glazier, un programma che genera poemi multilingui da leggere ad alta voce; o come il mezangelle, la lingua messa a punto dall’australiana Mary-Anne Breeze (aka Mez) per il suo blog. E ancora, il codice, come ogni linguaggio, può essere usato per costruire mondi, nuove metafore spaziali: come l’ambiente 3D in cui gli spettatori dell’installazione incontrano la visualizzazione dello ‘stream of consciousness’ degli altri, fisicamente presenti o connessi in rete (Stream, di Simon Biggs); o come gli appartamenti costruiti con le frasi inserite dall’utente di Apartment, di Marek Walczak, organizzati a formare delle città virtuali.
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Code – Ars Electronica 2003
Data Diaries di Cory Arcangel
link correlati
p0es1s. Digitale Poesie
Poetrica – Giselle Beiguelman
teletext – jodi.org
Jaromil
Cunnilingus in Nordkorea – Young-Hae Chang Heavy Industries
Io Sono At Swoons – Loss Pequeño Glazier
Mez – livejournal
Stream – Simon Biggs
Apartment – Marek Walczak
domenico quaranta
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