Il codice binario è uno. Qualsiasi flusso di bit arrivi ad un computer, è, essenzialmente, corretto. Sia esso un’immagine, un file audio o un video catturato da una webcam. Il computer, in un certo senso, non capisce. E compie un azione meccanica che varia a seconda del programma che viene scelto per interpretare quel flusso. Se faceste ad esempio credere ad un software audio che immagine.jpg sia una canzone, ebbene, probabilmente lui vi suonerà quell’immagine, trasformandone i bit destinati ai pixel in equivalente sonoro, creando dei suoni agghiaccianti (affascinanti), improb
E’ il principio della transcodifica. Operazione che “tecnicamente” consente la trasformazione di dati da un formato ad un altro ma che, implicitamente, ci offre la possibilità di scoprire sorprendenti paesaggi nascosti. Ermetici. E infiniti punti di fuga. Concettuali.
Se in un momento di forte autostima vi venisse voglia di creare una nuova forma di vita, prima pensatene il nome. E poi scrivetelo. Magari su “Life Species II”, programmato da Sommerer e Mignonneau. Il vostro esserino improvvisamente apparirà a voi. E, se non vi piacerà , cambiategli il nome. Perché sono le lettere che lo compono a creare il suo codice genetico.
Carnivore è un software sviluppato dal RadicalSoftwareGroup di Alex Galloway che cita (e in parte plagia) l’omonimo strumento di sorveglianza che il governo americano sembra utilizzare per catalogare e comprendere il flusso di dati della rete. Questo programma, attraverso “maschere algoritmiche”, trasforma la mole indistinta e caotica dei dati di internet in affascinanti e inattesi ambienti dinamici. Collegandovi al sito di Rhizome invece, il vostro accesso (tramite i dati prelevati dall’indirizzo IP) contribuisce alla costante ridefinizione del logo del sito stesso. La semplice osservazione, secondo meccanismi che ricordano l’affascinanate teoria di Heisemberg, va a modificarne la natura. Di pari fascino, in una contemporanea reinterpretazione del vinile suonato al contrario, la seconda traccia del cd Windowlicker di Aphex Twin. Essa contiene, nei suoi ultimi cinque secondi, la faccia diabolica dello stesso
Bit “multilivello” anche in un’opera di Carsten Nicolai, Telefunken, in cui l’output di un lettore cd collegato ad un monitor si sdoppia: da una parte viene interpretato dalle casse acustiche come canale audio, mentre allo schermo “interessa” solo come canale video. Gli stessi bit giocano da un lato ad essere ascoltati, e dall’altro ad essere visti. Si potrebbe affermare che ogni 0 e 1 abbiano in realtà n dimensioni e che, ogni volta che fruiamo di un’opera (ma non solo) codificata nel linguaggio digitale, in realtà noi ne percepiamo solo un aspetto. Quello “esplicitamente dichiarato”.
Cory Arcangel, nel suo Data Diaries, analogam
Che il digit non rivela mai. O quasi.
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luca bertini
[exibart]
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Davvero complimenti! Lettura chiara ed interessantissima. Priva di virtuosismi letterari. Articolo perfetto. Ne aspetto ansiosamente altri. Stesso argomento. Stesso autore. Stesso stile.