D. Lei è un’artista che ha sempre cercato di creare opere e ‘azioni’ che coinvolgessero il pubblico sottraendolo dal ruolo di semplice spettatore; ha quindi sempre puntato sull’interattività, anche prima di usare la Rete.
Crede che il tipo di interattività offerto da Internet sia di tipo diverso da quello possibile con altri mezzi?
R- Il tipo di interattività offerto da Internet si distingue dagli altri sia perchè presuppone l’uso di un computer e dei relativi collegamenti, sia per un diverso uso dello spazio-tempo (che si dilata e si restringe contemporaneamente in più direzioni) che per le diverse modalità di rapporto tra le persone (infatti ci si rapporta con l’auto-rappresentazione degli altri, e con le loro idee, piuttosto che con le persone fisiche) inoltre la rete consente (in teoria) a tutti di essere “autori” di segnali-evento in maniera più orizzontale che in altri contesti, instaurando così una comunicazione “artistica” veramente bi-direzionale.
R- X-8X8-X è nato in occasione di una mostra di videoinstallazioni interattive (Tecne, Spazio Oberdan Milano, nov 99/feb.00). E’ già da un po’ che realizzo oper’azioni con l’uso di diversi supporti mediali, in modo da non restare rinchiuso in un genere e per dare maggiori possibilità di diffusione ai segnali che elaboro. Così ho sfruttato quell’occasione per realizzare un progetto dedicato alle associazioni non governative, al volontariato, agli attivisti politici e all’interattività che potesse essere fruito in mostra con l’installazione, nello spazio del quotidiano con una cartolina e un libretto, e nello spazio virtuale con un CD-rom e un sito web. Evidentemente ogni supporto ha privilegiato un aspetto diverso della riflessione su interattività-politica-virtuale. Il sito Internet riflette in particolare sul rapporto reale-virtuale che viene elaborato attraverso la rete dall’attivismo politico, e sul senso estetico-politico del fare web-art e del fare attività non-profit rivolte a migliorare il mondo. Infatti in sottotitolo di X-8X8-X.net è “non-profit-web-art antiportale”, segnalando così fin dal titolo (oltre che dal tipo di impaginazione) anche una critica esplicita alla politica estetica ed economica dei portali e di certa net-art.
D. I creatori di JODI.org sostengono che essere sul desktop di qualcuno vuol dire essergli davvero vicino. Lei cosa ne pensa, è d’accordo?
R- Si in parte è vero ma è anche vero che gli si da la possibilità di decidere la distanza che vuole assumere. In realtà il fruitore non si trova “vicino” ad un autore (una persona) ma in diretto contatto con un segnale che può (in base alle proprie capacità informatiche, alla propria sensibilità e cultura) decidere di assumere ed elaborare come meglio crede.
D. La fruizione della net art si svolge spesso in solitudine, in una specie di estatica immersione nello schermo. Cosa comporta questo secondo lei a livello di percezione?
R- Quando si è soli si può seguire liberamente i propri fili, i propri link, senza dover discutere con nessuno. Questo permette di dare libero sfogo ai propri desideri di esplorazione ma anche di chiarirsi cosa e perché si sta cercando o cosa e perché si vuole comunicare. Comunque io penso che la fruizione dell’opera non si esaurisce nella sua esplorazione immediata, nello schermo, ma continua nella comunicazione che ne viene poi fatta ad amici e conoscenti.
D. Cosa ne pensa dei tentativi di vendere webprojects? Non crede che alla base di questo tipo di operazioni ci sia uno squallido tentativo di incasellare una nuova forma artistica entro paradigmi sorpassati (e ovviamente economicamente più produttivi)?
R- Visto che i paradigmi del mercato artistico continuano ad essere dominanti non penso proprio che siano sorpassati. Il mercato dell’oggetto artistico, del feticcio, è uno dei campi più avanzati di sperimentazione dell’economia neo-capitalista. Chi tenta di trovare il modo di vendere webprojects, trasformandoli in oggetti estetici, non è sorpassato ma è semplicemente un contemporaneo adepto della legge del profitto personale. Non si tratta di definirsi in termini di più o meno nuovi o moderni (queste sono categorie usate dai pubblicitari e dalle destre che credono nelle leggi naturali ed evoluzionistiche del mercato) ma piuttosto si tratta di schierarsi o dalla parte di chi usa le risorse umane e ambientali rispettandone il diritto ad una esistenza dignitosa e diversificata, o dalla parte di chi le usa cercando di ricavarne il massimo profitto personale senza curarsi delle conseguenze. Per me non esiste l’arte ma le arti più o meno in conflitto tra di loro come sono in conflitto le diverse forze sociali che le esprimono.
D. Come immagina il futuro dell’arte (o delle arti) su Internet? Crede che sarà possibile mantenere vivi degli spazi per un uso creativo e magari anche socialmente utile della Rete? Non sente forte il pericolo di una progressiva omologazione o peggio di qualche forma di castrante censura?
R- Penso che Internet, in questa fase “adolescenziale”, tenda a ricalcare le stesse forze in campo nel mondo “reale”, tenda appunto all’omologazione come gli adolescenti. Internet di per se non esiste, Internet è fatta dalle persone che la usano e dalle economie di sopravvivenza ad esse collegate. Chi si sente mosso da un’etica socialmente utile fuori della rete lo sarà anche in rete. Chi crede nelle possibilità della creatività si muoverà allo stesso modo sia in rete che fuori. E’ vero che le tecnologie della comunicazione informatica, collegate in rete, hanno evidenziato paradigmi politici ed esistenziali più aperti, rendendo esplicite le potenzialità delle attività collettive, riformulando le categorie gerarchiche dell’informazione, mettendo in crisi il ruolo e la figura dell’artista e anche della creatività economica. Ma questi mutamenti sono compresi solo da chi frequenta la tecnologia da tempo e ha quindi raggiunto un buon grado di tecno-alfabetizzazione. La maggioranza degli abitanti del cyberspazio al momento non sanno immaginarsi e realizzare altro da quello che già facevano prima dell’accesso in rete. Io penso che ci saranno sempre degli spazi aperti alla divergenza e alla creatività ma dovranno comunque essere sempre conquistati e difesi.
D. Lei ha lavorato spesso a contatto con bambini e ragazzi; quale crede che sia l’approccio delle nuove generazioni ai mezzi informatici? E’ diverso da quello che hanno con la tv ad esempio?
R- I bambini hanno maggiori capacità di apprendimento degli adulti quindi imparano subito ad usare le macchine, il mouse, il joystick e anche a programmare se hanno un buon maestro. Ma il modo di rapportarsi all’uso dell’informazione, delle tecnologie, il tipo di valore da dargli lo imparano direttamente dal comportamento degli adulti (non da quello che gli adulti gli dicono ma da come li vedono comportarsi). Sostanzialmente è come per la tv: se i bambini hanno dei genitori che si preoccupano eccessivamente della tv (sia in positivo che in negativo) imparano a preoccuparsene e a dare molto valore a quello che vedono. Se hanno vicino degli adulti che usano la rete solo per navigare e svagarsi anche loro useranno la rete allo stesso modo, almeno fino a quando non conquisteranno una certa autonomia di giudizio.
R- Mi è sempre interessato, e piaciuto, il lavoro di Stano Network e di Tommaso Tozzi. Poi mi sembrano molto belle le oper’azioni degli 0010100…org, e non posso nascondere che è stato utile e piacevole anche l’incontro (virtuale) con Jodi e gli altri artisti che lavorano sulla riconfigurazione grafica (autoreferenziale) del pagine web attraverso un uso sperimentale e spinto dell’Html. Mi pare molto interessante anche l’ultima fase di Etoy, la battaglia di “liberazione” per il loro dominio. E per finire in maniera scandalosa, ma sincera, considero due bellissime opere di net-art il sito Cyber-sex di Helena Velena e la mailing list Nihil. Rispetto alla net-art in generale ho l’impressione che stia rischiando di ripiegarsi su stessa (come ha già fatto quasi tutta l’arte contemporanea), penso che ci sia bisogno di progetti che mettano in maggior relazione la rete con il resto del mondo o che riescano a trattare in maniera appropriata (non semplicemente nuova) gli argomenti dell’esistenza contemporanea aprendo reali possibilità di azione e riflessione oltre quelle dominanti. Mi auguro che la maggioranza dei net-artisi non si metta a fare opere per la storia della net-art, ovvero opere dedicate ai neo-storici-della-net-art rintanati nelle diverse instituzioni museali. Altrimenti, in questo caso, i peggiori nemici della net-art sarebbero proprio i net-artisti.
Ringrazio Giacomo Verde per la gentilezza e la disponibilità dimostrata.
Valentina Tanni
[exibart]
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