I due artisti chiamati ad inaugurare la collezione virtuale della Tate sono Harwood @Mongrel e Simon Patterson, rispettivamente autori di âUnconfortable Proximityâ e â Le Match des couleursâ.
I curatori del progetto hanno scelto di invitare un artista che da anni opera nel mondo dellâarte digitale e interattiva come Harwood, membro del collettivo Mongrel, e di affiancargli un personaggio come Patterson che usa invece il Web per la prima volta cercando di renderlo un nuovo stimolante strumento della sua ricerca. I due lavori sono stati commissionati contemporaneamente nellâintento di creare un dialogo sulla natura interattiva della Rete e sulle possibilitĂ che essa offre alla sperimentazione artistica. Lâobiettivo è anche quello di esplorare ancora una volta le relazioni tra reale e virtuale e soprattutto meditare sul ruolo dellâistituzione museale e di Internet nel mondo dellâarte contemporanea.
Il progetto di Harwood @Mongrel è on line giĂ dalla fine di giugno (mentre âLe Match des couleursâ sarĂ visibile dal 12 luglio ) ed è accompagnato da testi critici di Matthew Fuller sui lavori presentati e sul ruolo e lâevoluzione della net art. Critico, scrittore e artista, Fuller è anche un membro, tra le altre cose, del gruppo I/O/D, autore del progetto âThe Webstalkerâ, un browser che permette di navigare in un modo del tutto diverso da quello a cui siamo abituati.
http://www.bak.spc.org/iod
Le Match des couleurs , il progetto di Simon Patterson è, come recita il titolo, un vera e propria âpartitaâ tra colori, con tanto di commento registrato da Radio France dal cronista calcistico Eugène Sacomano. Il commentatore leggerĂ i risultati di tutte le squadre che hanno giocato nel campionato francese e assegnerĂ ad ogni team un valore cromatico in base allâHexadecimal Equivalent colour system , sistema usato per la visualizzazione dei colori su Internet.
âUnconfortable Proximityâ è invece una libera interpretazione del sito ufficiale della Tate che Harwood ha ricreato a suo modo con nuove immagini e nuovi contenuti, dando vita ad una stimolante versione alternativa della home page ribattezzata Tate Mongrel.
Lâartista ha conservato la veste grafica e la struttura del sito originale, ma per le immagini e i testi ha attinto alle sue esperienze, alle sue letture e al suo personale rapporto con le opere e con la storia della galleria. Harwood mette sotto accusa il ruolo del museo inteso come mezzo di educazione per il popolo, specie in etĂ Vittoriana, e contesta la concezione romantica dellâartista come genio o meglio come âcane rabbiosoâ, per usare le sue parole. Secondo lâartista inglese la collezione della Tate Gallery rispecchia solo in parte la storia dellâarte e della cultura britanniche perchĂŠ sottoposta nei secoli ad un trattamento censorio e cosmetico atto a creare un luogo di edificazione e indottrinazione delle masse. âHo cercato di giocare con gli âanelli mancantiâ della Tateâs collection, innestandovi la pelle delle persone che mi sono vicine, trascinando pezzi della collezione nel fango del Tamigi e infettandone alcuni con relative malattie. Si tratta di un risposta personale alla mentalitĂ , allâatteggiamento culturale che ho ârespiratoâ nellâatmosfera della collezioneâ.
Difatti nel Mongrel Tate (http://www.tate.org.uk )potrete vedere dei veri e propri collage composti da quadri di autori come Turner, Hogarth e Gainsborough mischiati con immagini di Harwood stesso, dei suoi amici e parenti, col fango del Tamigi e con inquietanti close up di infezioni cutanee. Lâopera di Harwood è un virus che dai sotterranei del museo (si tratta infatti solo di opere rinchiuse nei depositi, fotografate con una macchina digitale) riporta alla luce le storie non raccontate, i particolari censurati, la faccia meno attraente del sistema dellâarte e della cultura elitaria che spesso ha prodotto e continua a produrre.
Valentina Tanni
[exibart]
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