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L’appuntamento fa parte di un ciclo di cinque incontri organizzati dal Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
all’interno del progetto clic-lab, che ha per tema i nuovi linguaggi elettronici e l’impatto da questi prodotto sull’ambito artistico.
L’analisi dell’opera d’arte digitale, fatta dal curatore dell’iniziativa Luca Farulli, parte da uno scandaglio fenomenologico dei caratteri nuovi che il linguaggio artistico ha generato a contatto con i nuovi media.
“Non ci interessa affermare che quella di cui parliamo è la nuova forma d’arte, né indicare in termini apocalittici la morte delle precedenti forme d’arte” afferma Farulli, “ma vedere i linguaggi, smontarli, indagarne gli aspetti che possano indicare un nuovo tipo di creatività e di sensorialità”.
Che cosa caratterizza allora l’opera d’arte contemporanea che si serve delle tecnologie digitali? Anzittutto un processo di smaterializzazione degli oggetti, che si lega ad una musicalizzazione dei sensi o mutazione sensoriale. Non meno importante lo svolgersi di una progressiva di presa di coscienza dei mezzi e dei linguaggi e un ritorno al tema dell’origine tecnica dell’arte, già presente nell’antica Grecia attraverso il mito di Prometeo.
Al discorso sulla tecnica si lega il tema della mano: quel quid che differenzia l’uomo dagli altri animali e che lo rinvia alla dimensione della protesi; rivalutare questo aspetto dell’arte significa infatti proporre una nuova visione dell’essere umano legato alla questione del supporto tecnologico.
Parlando di arte digitale non poteva mancare il tema del virtuale che, come dice Pierre Levy, “non si contrappone al reale, ma all’attuale”. Questo aspetto è importante perché pone al centro la questione del fruitore, che non è più colui che contempla l’opera d’arte ma colui che l’attualizza, determinando il passaggio dal virtuale all’attuale. Il tema della fruizione ci riconduce ad un altro aspetto importante che è quello dell’interattività, una delle caratteristiche fondamentali della net.art e della web.art. Il fruitore può interagire con l’opera, intervenire nel processo di costruzione. Ciò consente di riconsiderare la questione dell’autore, il superamento della dimensione storica dell’opera e della sua appartenenza ad un QUI ed ORA. L’opera si trasforma in progetto, in un processo aperto in continua evoluzione.
I nuovi linguaggi si intrecciano e si mescolano tra loro dando forma a nuove soluzioni artistiche. E’ ciò che ci mostra Davide Venturini nei suoi progetti tra i quali il teatro al cubo, in cui l’ambiente scenografico si trasforma grazie all’utilizzo di un pc e di un proiettore, permettendo all’attore di interagire con le immagini che progressivamente si formano sulla scena.
Ma cosa ci colpisce realmente di queste nuove forme artistiche? “Abbiamo la fortuna di essere dei traduttori, questa è la ragione fondamentale dell’impatto che queste opere esercitano su di noi” puntualizza Luca Farulli, o forse è semplicemente la curiosità di sperimentare le dinamiche che questi nuovi linguaggi offrono, che ci affascina e ci avvicina ai nuovi progetti della rete.
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Rosanna Di Nunno
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