âAllowing art to expire is beautiful but stupidâ Jon Ippolito, 1999
Il problema della conservazione delle opere dâarte non oggettuali non è nuovo per le istituzioni che si confrontano con le strategie degli artisti contemporanei. La cosiddetta âdematerializzazioneâ dellâarte è un processo in atto da quasi mezzo secolo, e che abbiamo visto attuarsi in innumerevoli esperimenti: dagli happening alle performance, dallâarte concettuale alla videoarte, fino alla net.art.
Trovare il giusto âcontenitoreâ per conservare questo tipo di opere -o quantomeno una loro documentazione- rappresenta uno spinoso problema, che diventa di anno in anno piĂš complesso man mano che le sperimentazioni artistiche si arricchiscono di dinamiche eterogenee e si avvalgono delle tecnologie piĂš diverse. Una difficoltĂ in piĂš è inoltre rappresentata oggi dalla rapida obsolescenza cui vanno incontro i dispositivi elettronici e informatici, costringendo il possessore dellâopera ad un progressivo âadattamentoâ a nuovi supporti e nuove tecnologie.
Variable Media, lâiniziativa promossa dal Guggenheim Museum di New York, rappresenta dunque un coraggioso tentativo di immaginare delle possibili soluzioni e di approntare, di comune accordo con gli artisti, degli standard per una corretta conservazione e ri-esposizione delle opere âeffimereâ.
La conferenza si è svolta alla fine di marzo e ha visto la partecipazione di una folta schiera di professionisti del settore come Steve Dietz, curatore della sezione New Media del WAC di Minneapolis e Benjamin Weil dello SFMOMA, ma anche di artisti come Robert Morris e Mark Napier.
Nel tentativo di mettere a fuoco le diverse problematiche che ogni opera di volta in volta pone al curatore di turno, che si trova di fronte al difficile compito di conservarla ed esporla, sono stati individuati otto âCase Studiesâ. Le opere analizzate vanno dalla performance di Ken Jacobs, allâinstallazione interattiva di Felix Gonzales-Torres fino ai Web sites di Napier.
Sono state inoltre individuate alcune categorie che permettono di raggruppare i lavori secondo la loro caratteristica piĂš evidente e vincolante: installativa, performativa, interattiva, riproducibile, duplicabile, basata su un codice informatico, o ânetworkedâ, cioè dipendente ontologicamente da una Rete. Sulla base di queste caratteristiche sono state poi elencate quattro possibili strategie: archiviare, realizzare âemulazioniâ dellâopera originale, trasferire su nuovi supporti, e soprattutto reinterpretare le esigenze di ogni lavoro cercando di rispettarne le caratteristiche audiovisuali e contestuali di partenza.
Durante la conferenza non ci si è limitati a discutere sulle possibili soluzioni, ma si è anche approntato un primo strumento concreto che possa venire in aiuto di istituzioni museali e collezionisti privati. Si tratta di un questionario standard tramite la cui compilazione ogni artista potrĂ esprimere indicazioni per il trattamento futuro della propria opera, suggerendo soluzioni per âriadattareâ il lavoro una volta che il medium originale non sia ripristinabile o sia divenuto obsoleto.
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http://www.three.org/
Valentina Tanni
[exibart]
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