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Shopping Windows I | La net art dopo l’era dell’e-commerce e la morte della net art

di - 18 Aprile 2001

Shopping Windows I è la prima parte di una mostra on line commissionata da Telepolis, noto e-magazine tedesco dedicato alla net culture. Il progetto è curato da Armin Medosch e comprende tre nuove opere di net art realizzate per l’occasione.
Il tema della mostra, il cui sottotitolo è “la net art dopo l’era dell’e-commerce” pone l’attenzione su due fenomeni diversi, ma in qualche modo concomitanti: il fallimento della new economy vecchio stile e la cosiddetta “morte della net art”, annunciata più volte, con intento parzialmente provocatorio, da molti artisti e critici negli ultimi mesi.
Come spiega Medosch nell’introduzione, la fine del millennio ha portato con sé la consapevolezza di un cambiamento, costringendo chi abita la Rete a prendere coscienza di un rivolgimento in atto, quasi la fine di un’epoca. Così , sia in campo economico che artistico, Internet sta cambiando volto, con la velocità spiazzante che fin dalla sua nascita la caratterizza.
Il 2001 viene così individuato come l’inizio di una rinascita, che porterà con sé un inevitabile cambio di paradigma, in ogni campo della vita sociale, ma , continua Medosch: “…il buon vecchio meccanismo dialettico di distruzione e ricostruzione ci permette però di mantenere uno sguardo ironico verso il prossimo disastro e, nonostante tutto restare ottimisti.”
Il primo progetto è Content=No Cache di Giselle Beiguelman, una complessa riflessione sul procedimento di scrittura del Web -e la sua espressione più comune, l’html- ma allo stesso tempo anche un’indagine sul rapporto tra utente e computer. I punti nodali della riflessione della Beiguelman sono la relazione tra “scrittori” e “lettori” di Internet e la percezione che gli utenti hanno dei messaggi di errore, spesso terroristici e incomprensibili.
BallPool di Matthew Fuller è invece un semplice e surreale racconto con il quale però l’utente può interagire cliccando su delle parole che nascondono altrettanti links. Questi collegamenti ipertestuali sono generati da una tabella che conta la frequenza delle parole nella storia, che contiene in tutto 308 termini diversi.
L’ultimo progetto,Waste_Words Their Weight & Frequency in London’s Minicipial Rubbish di Harwood/Scotoma.org, prende l’avvio dall’analisi del contenuto di un cestino della spazzatura londinese, svuotato alle ore 8.00 dell’8 febbraio 2001. Ogni oggetto trovato nel cestino è stato poi pesato e fotografato e le parole stampate su ogni etichetta o confezione sono state trascritte. Da questi dati, consultabili dal sito del progetto, è stata calcolata la frequenza e il peso delle parole “gettate” ogni giorno a Londra.


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<a href=mailto:v.tanni@exibart.comValentina Tanni


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  • LA foto in basso a sinistra è microscopica. Come mai vi divertite a mettere scritte microscopiche e foto pure?

  • Ti ringrazio, Barbara.
    Sto redigendo un elenco delle più grandi stupidaggini che il genere umano è capace di proferire.
    La tua mi mancava. Ciao, Biz.

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