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The Eighth Day | Eduardo Kac e l’ottavo giorno della creazione

di - 29 Ottobre 2001

“Le nuove tecnologie mutano la nostra percezione culturale del corpo umano, da sistema naturale autoregolato a oggetto controllato artificialmente e trasformato elettronicamente. Gli sviluppi paralleli di tecnologie mediche quali la chirurgia plastica e le neuroprotesi ci hanno consentito di estendere questa plasticità immateriale ai corpi reali. Più che rendere visibile l’invisibile, l’arte deve spostare la nostra attenzione su ciò che resta saldamente nascosto alla vista ma che nondimeno ci influenza direttamente. Due delle più rilevanti tecnologie che operano al di là della visione sono gli impianti digitali e l’ingegneria genetica.” (Eduardo Kac)



All’Arizona State University viene presentato in questi giorni il nuovo progetto di Eduardo Kac, frutto di una lunga ricerca condotta in collaborazione con la stessa università. L’artista la descrive come “un’opera d’arte transgenica che indaga la nuova ecologia delle creature fluorescenti”. Si tratta infatti di un piccolo ecosistema realizzato all’interno di una cupola di plexiglas larga 6 piedi e abitato da forme di vita transgeniche e da un robot biologico (BIOBOT). Si può così osservare cosa succederebbe se queste creature convivessero nel mondo normalmente, allargando il concetto di “biodiversità”. Tutte le creature che vivono sotto la cupola sono state create tramite la clonazione di un gene che favorisce la produzione di una proteina verde fluorescente (GFP- green fluorescent protein). Sotto la cupola ci sono piante, pesci e topi, ma l’elemento più interessante è la presenza del BIOBOT, un “robottino” che contiene nel suo “cervello” una colonia di amebe che influenzano il suo comportamento. Questo strano essere, a metà tra una sonda e un buffo granchio, si muove all’interno del microambiente svolgendo anche il ruolo di interfaccia per gli utenti della Rete che possono così partecipare all’opera, usufruendo del suo punto di vista.
Ma chi è davvero Eduardo Kac, il “Creatore” dell’ottavo giorno?
Artista, scrittore e docente, Kac conduce sin dai primi anni Ottanta una ricerca personale e coerente sui cambi di paradigma che l’arte e la scienza introducono nella società, spesso anche attraverso proficue interazioni. Il suo obiettivo è quello di prefigurare il mondo a venire, con un’attitudine razionale e visionaria al tempo stesso. Nel tentativo continuo di coinvolgere lo spettatore in un percorso “in prima persona” all’interno dell’opera d’arte, Kac ha contaminato le consuete dinamiche installative e performative con tecnologie avanzate ed elementi di robotica e genetica.
Dopo la “Poesia Olografica” e gli esperimenti di “Telepresenza”, nel 1999 nasce la sua prima opera d’arte transgenica: Genesis, un “gene d’artista” presentato nell’ambito del festival austriaco Ars Electronica.
Ma le polemiche, e di conseguenza anche la notorietà, raggiungono Kac nel giugno 2000 con la realizzazione di Alba, la coniglietta fluorescente più famosa del mondo. Una schiera di tradizionalisti, moralisti e animalisti dell’ultima ora si scagliarono violentemente contro l’esperimento, accusato di essere ridicolo, immorale e per di più dannoso per il povero animaletto. In realtà, come spesso succede, il polverone alzato sulla questione era eccessivo e condotto sulla scia di una imperdonabile disinformazione. Aldilà delle possibili divergenze di opinione sulla validità del progetto come “opera d’arte”, si paventarono questioni etiche assolutamente fuori luogo. Il gene fluorescente infatti, ottenuto da un particolare tipo di medusa, non solo non provoca alcuna sofferenza al coniglietto, ma viene comunemente usato nei laboratori scientifici di tutto il mondo come “gene marcatore” per verificare la presenza di determinate proteine in un organismo. Le questioni teoriche e filosofiche sollevate dall’innocuo esperimento erano in realtà importanti e degne di essere analizzate, riaffermando la capacità dell’artista di stimolare la riflessione dell’opinione pubblica su temi fondamentali dell’evoluzione sociale ed umana, rendendoli “visibili” e perfino “vivibili”.

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Valentina Tanni

[exibart]

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