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È scomparso a Roma, il 4 novembre, a 91 anni, Bruno Caruso, largamente conosciuto per le sue caricature pubblicate su L’Ora e L’Unità, rivolte a personaggi chiave della cronaca italiana, come i boss mafiosi Luciano Liggio e Vito Ciancimino. Artista dall’inconfondibile stile crudo e visionario, difficilmente collocabile e lontano dalle mode dell’arte contemporanea, era malato già da mesi ed era noto anche per il suo lavoro di scrittore.
Caruso nacque a Palermo, nel 1927, studiò giurisprudenza e nell’immediato dopoguerra decise di disegnarne le rovine. Viaggiò tra Praga, Monaco e Vienna, incontrò Thomas Mann e a Milano conobbe Elio Vittorini e Salvatore Quasimodo. Al ritorno in Sicilia, raccontò i movimenti contadini per l’occupazione delle terre, mentre molti suoi amici, come Mauro De Mauro, cadevano sotto i colpi della mafia. Lavorò per diverso tempo al manicomio di Palermo, realizzando un ciclo di disegni sulla vita all’interno dell’istituto che sarebbero confluiti in pubblicazioni a tiratura limitata, con introduzione di Franco Basaglia. Nel 1959 il trasferimento a Roma e ancora tanti viaggi in Medioriente e in Giappone, dove fu affascinato da Hokusai, mentre durante la guerra del Vietnam fu ad Hanoi. Sposato in prime nozze con la gallerista Vivi Maggio, e da cui aveva avuto la figlia Marina, in seconde nozze aveva poi sposato Lidia Olivetti, figlia di Adriano, da cui era nato il figlio Roberto.