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È scomparso a Washington, a 74 anni, Vittorio Zucconi, seguitissimo scrittore e influente giornalista per alcuni dei maggiori quotidiani italiani, dal Corriere della Sera a La Repubblica. Attivista contro la pena di morte, voce a favore dei diritti dell’immigrazione, Zucconi era malato da tempo e si era trasferito definitivamente negli Stati Uniti dal 1985, acquisendo la cittadinanza statunitense.
Zucconi nacque a Bastiglia, in provincia di Modena, figlio del giornalista e direttore della Domenica del Corriere Guglielmo Zucconi. Zucconi collaborò al giornalino del liceo Parini di Milano, dove si era trasferito con la famiglia, fino a diventarne direttore. Al Parini, convinse a collaborare per il giornale Walter Tobagi, futuro giornalista del Corriere della sera, poi assassinato dal gruppo Brigata XXVIII marzo. Si laureò in Lettere moderne all’Università degli Studi di Milano e iniziò la professione giornalistica nei primi anni sessanta come cronista di nera al quotidiano La Notte di Milano.
Assunto nel 1969 come redattore a La Stampa, diventa corrispondente da Bruxelles e poi da Washington, sempre per La Stampa, quindi da Parigi per la Repubblica, da Mosca per il Corriere della Sera durante il periodo della Guerra Fredda e dal Giappone, ancora per La Stampa, dopo essere tornato a Roma nel 1977 per seguire gli anni di piombo e l’omicidio Moro. Rivelò il caso Lockheed, lo scandalo degli aerei C130 venduti all’Italia grazie alle tangenti versate a generali e ministri, per il quale l’allora presidente della Repubblica Giovanni Leone fu costretto a dimettersi.
Zucconi è stato direttore dell’edizione web di Repubblica dalla creazione fino al 2015 ed è stato direttore dell’emittente Radio Capital fino al 2018. Curava inoltre una rubrica sul settimanale D – la Repubblica delle Donne e la rubrica Parola di Nonno, sulla rivista bimestrale Kids. Una sua antologia per ragazzi, Stranieri come noi (1993), pubblicato da Einaudi Scuola, è stata adottata come testo di lettura per le Scuole Medie.