16 marzo 2018

Free Zehra. A New York, un nuovo murales di Banksy condanna il regime di Recep Erdogan

 

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Muro delle mie brame, chi è lo street artist più caustico del reame? Non c’è dubbio che sia Banksy che, dopo aver espresso la sua opinione su argomenti caldi quali Brexit e questione israelopalestinese, affronta un altro tema spinoso: la censura turca. Tra mercoledì e giovedì, all’angolo tra Houston Street e Bowery, New York, un’area ad alto tasso di firme, come Keith Haring, Os Gêmeos e JR, è comparso un grande murales, rivendicato dall’anonimo maestro di Bristol e realizzato in collaborazione con Borf – altro street artist che ha avuto problemi con la legge – diretto contro l’ormai non più tanto velato regime instaurato dal premier turco Recep Tayyip Erdoğan. 
Una superficie di circa 21 metri è ricoperta da grandi segni neri che ricordano quei calendari che, tipicamente, si trovano sulle pareti delle celle, per calcolare i giorni di detenzione. Il riferimento è all’artista e giornalista Zehra Dogan che, a marzo dell’anno scorso, fu condannata a tre anni di carcere, per aver ritratto la bandiera turca sullo sfondo di palazzi in macerie. Si tratta della città curda di Nusaybin, che fu quasi totalmente distrutta nel 2015, durante i combattimenti tra l’esercito turco e i militanti curdi. E tra i segni neri, che contano i giorni già trascorsi in carcere, compare un ritratto a stencil della donna, con una matita ben salda nella mano sinistra. «Mi sento molto vicino a lei. Ho dipinto cose molto più idonee a ottenere una pena detentiva», ha dichiarato Banksy al New York Times.

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