La forma delle città nelle quali oggi viviamo, l’habitat della nostra quotidianità, deve molto ai CIAM. Si tratta dei Congressi Internazionali di Architettura Moderna e, per esempio, nel 1933, i suoi membri – tra i quali hanno figurato, in tempi diversi, personalità come Gerrit Rietveld, Alberto Sartoris, Alvar Aalto e Giancarlo De Carlo – stilarono la famosa Carta di Atene, testo fondativo dell’architettura e dell’urbanistica moderna. Nel 1953, poi, per la nona edizione di Aix En Provence, fu affrontato il tema della modernità, a confronto con le nuove esperienze di ibridazione culturale e del post colonialismo, in primo luogo con i paesi africani e con la diversa tradizione di alcuni dei loro modelli abitativi.
Questa storia è al centro di “La formulazione della Carta dell’habitat: dalla città funzionale al villaggio africano”, saggio con il quale Elisa Dainese si è aggiudicata l’undicesimo Premio Bruno Zevi, che le sarà consegnato domani, 7 novembre, nel corso di una cerimonia presso la sede della Fondazione Bruno Zevi. E nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita del grande architetto e storico dell’architettura, sempre impegnato anche in ambito politico, saranno organizzate due giornate di studio, giovedì, 8 novembre, dalle 15 alle 20, e venerdì, 9 novembre, dalle 9.30 alle 20, incentrate sulle interpretazioni contemporanee dell’eredità di Zevi e sui suoi insegnamenti, con un focus sulle sue tecniche di didattica e formazione.
A conclusione del convegno, il 9 novembre, alle 19, si terrà un concerto, a cura di Maria Clara Ghia e con la direzione artistica di Emanuele de Raymondi, per il pianoforte di Maria Elisabetta Benvenuti e la voce soprano di Gaia Mattiuzzi.