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19
aprile 2017
Da Venaria a Pompei, da Genova a Palermo, dalla laguna di Venezia alle spiagge del Salento, da Modigliani a Manet. L’Italia tutta è passata attraverso la morsa della due giorni Pasqua-Pasquetta, le nostre lande sono state terra di conquista di un turismo che, come capita in occasioni festive del genere, riguarda molto da vicino le città d’arte e la cultura. «Pasqua a Milano, l’assalto dei turisti. In 23.000 ai musei, grande successo per Manet», «Genova. Oltre 70.000 turisti nei carruggi e 7.500 a vedere Modigliani», «Record del lunedì in albis. Staccati più di 17.000 biglietti a Pompei», e via così di migliaia in migliaia, basta digitare su un motore di ricerca il termine “Pasqua” seguito da una qualunque città italiana per ottenere lo stesso risultato. L’unica dolceamara è Roma che, ai «20.000 da record del Bioparco», affianca una serie di notizie sulle imponenti misure di sicurezza. Mala tempora, direbbero gli antichi. Comunque, per una volta, tutti i giornali sono d’accordo nell’affermare l’identica verità, l’Italia è il belpaese del turismo, ricalcando la terminologia ufficiale che, in un comunicato diramato dal Ministero dei Beni Culturali e riportante un virgolettato di Dario Franceschini, parla di «invasione di tutte le nostre città d’arte: i numeri dei musei (quelli statali tutti aperti anche il giorno di Pasquetta) e le prenotazioni alberghiere segnano un crescita fortissima. Gli investimenti in cultura e turismo sono per l’Italia il più grande contributo possibile alla crescita e alla creazione di posti di lavoro». Insomma, il turismo e la cultura seguono percorsi paralleli che in molti casi si intersecano. Sarebbe bello se potessero anche allontanarsi liberamente, senza per questo uscirne danneggiati. D’altra parte, l’Italia è considerata una rinomata meta turistica da diversi secoli e ancora di più in questa fase storica, nella quale la geografia della villeggiatura, delimitata dai parametri dell’affidabilità e della stabilità, viene quotidianamente erosa dalle guerre pro e contro il terrorismo Le percentuali parlano chiaro, le presenze nei musei sono aumentate del 7% rispetto alle scorse festività e fa bene Franceschini a mostrare fiducia, un sentimento contagioso e utile in ogni periodo dell’anno. In ogni caso, dopo anni difficili, da diverse città d’Italia sembra provenire una certa aria di primavera storica. Speriamo solo che non sia stagionale, come una vacanza.