&ND PROJECT è un collettivo artistico composto da Federica Romano, Fabrizio Monsellato, Nicola Piscopo e Salvatore Ricci. Prima di venire a conoscenza del loro progetto, ho incrociato ognuno di loro singolarmente e in occasioni simili, non ricordo precisamente quali ma posso immaginarle. Una mostra, una presentazione, un comune amico studente all’Accademia. Situazioni di questo genere capitano spesso, le relazioni sono lì, molte si smarriscono, alcune parole scambiate rimangono nell’aria per un po’ di tempo e poi tornano a confondersi. Ed &nd Project nasce proprio da questa evidenza, dall’urgenza di conoscersi, per non lasciare i possibili confronti incompiuti, prendendo come comune denominatore il territorio sul quale, per un caso o per un destino o per l’azione congiunta di entrambe le forze, si vive e si lavora, Napoli.
Com’è nata l’idea di formare il gruppo &nd project?
«L’idea è nata dalla mancanza di uno scenario prettamente giovane; non ti nascondiamo che l’idea di formare un gruppo aleggiava nell’aria da un paio di anni e con diverse persone, anche se la maggior parte delle volte sono state prove fallimentari, vuoi per agonismo, paura di scommettere, mancanza di tempo, entusiasmi spenti subito… ma forse è meglio non pensarci…Possiamo dirti che noi ci siamo seduti attorno ad un tavolo un martedì di ottobre dello scorso anno e, ancora oggi, il martedì è il nostro appuntamento settimanale per &nd. Abbiamo cominciato a costruire secondo le nostre esperienze ed esigenze personali, osservando la strada tracciata da collettivi e spazi indipendenti sia in Italia che in Europa. Abbiamo preferito rimboccarci le maniche e passare dalle idee ai fatti anziché attendere “che succedesse”. L’abbiamo fatto perché è naturale, non perché siamo bravi. Obiettivo di &nd project è creare una rete di collaborazione tra artisti, curatori, operatori culturali, in riferimento, in particolare, alle generazioni più giovani e partendo dalla specificità di Napoli.»
Paradossale che proprio in questa città in cui la propensione alla relazione è un luogo comune, si avverta la mancanza di discussione. Quanto pesa questa carenza di dibattito, vale a dire di incontro, nelle possibilità del fare arte e diffonderla?
«Ogni dibattito ruota attorno ad un oggetto o ad un fenomeno, se il fenomeno è assente il dibattito è assente. Non è tanto la ricerca di un dibattito che ci interessa o preoccupa, quanto la realizzazione e la ricerca di un fenomeno, qualcosa di cui valga la pena discutere. Napoli, come ogni altra metropoli, presentandosi come un crocevia di importanti stimoli culturali, conserva un grande potenziale creativo capace di rinnovarsi continuamente di generazione in generazione. Energie che si muovono in sordina: lo scopo di &nd project è quello di cercarle e metterle insieme. L’indagine sulla carenza di dibattito potrebbe iniziare alla fine degli anni ’90, con la conclusione di un dibattito aperto, rispetto a come accadeva negli anni ’60 – ’70. Te la rigiriamo in questo modo: quanto è reale e sincero il dibattito che gira oggi intorno all’arte?»
A Napoli si diffonde ciclicamente un’aria di grandi opportunità. Ora si percepisce un clima di speranze e aspettative, sebbene poche rimangono le prospettive realmente aperte per i giovanissimi, che sempre più spesso, lasciano la città. Voi siete rimasti. Quindi, ci credete?
«Certo che ci crediamo. È una nostra responsabilità credere in quello che facciamo e in cui abbiamo investito tanto. Va da sè che quello in cui crediamo non siano le sopra citate “prospettive aperte”, bensì crediamo di poterci migliorare e farci portavoce di una proposta artistica valida; valida Napoli come a Milano o Poggibonsi. Per quanto riguarda l’aria di grandi opportunità fa piacere che si respiri ora. Il più vecchio di noi ha 28 anni, e nelle occasioni precedenti non c’eravamo o eravamo troppo giovani o troppo inesperti per metterci in gioco. Siamo qui e facciamo del nostro meglio, sarà il tempo a dichiarare il valore del terreno di gioco e del nostro percorso.»
Il progetto FIVE Ws è arrivato alla seconda tappa. In questi incontri state affiancando il momento della discussione a quello dell’esposizione. Altro progetto in corso è quello di proporre i portfolio dei giovani artisti, come una sorta di agenzia. C’è una continuità tra questi due progetti?
«Una delle cose che forse rimpiangono le generazioni precedenti sono i portfolio review. Oggi per un giovane artista è uno step da affrontare con coraggiosa parsimonia, sfruttandolo nel migliore dei modi. Infatti, per noi, l’attività di revisione non è un progetto a se stante, ma anzi, uno strumento attraverso il quale intendiamo attuare un’indagine sullo scenario dell’arte contemporanea giovane. L’obbiettivo non è promuovere qualcosa o qualcuno, ma al contrario ricercare ciò che si sta sviluppando autonomamente. Il punto fondamentale di questo nostro fare è facile: capire lo sviluppo della ricerca e delle idee e la messa in pratica del lavoro, in un momento di autonomia, svincolati dalle logiche di mercato e delle gallerie. Five Ws non è stato scelto a caso; le 5 W sono usate per definire un oggetto: noi indaghiamo il nostro lavoro, il nostro territorio, l’arte e gli artisti che hanno voglia di dialogare con noi.»
State tentando di immaginare un’alternativa alla forma della mostra e al rapporto con la galleria? Come si può realizzare?
«Ci chiedi uno sforzo intellettuale troppo alto, ci stiamo divertendo a portare avanti il nostro progetto.»
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