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Il valoroso, il prode Jon Snow, comandante dei Guardiani della notte, è ormai circondato. Si guarda intorno con espressione stupefatta, non può brandire la sua spada, non ha indossato l’armatura. Lo spazio inizia a vorticare e velocemente sembra richiudersi su di lui ma Snow intravede uno spiraglio nel fiume urlante di uomini e donne e con un agile passo di danza, con un brioso movimento di spalle e bacino, riesce a schivare le affilate teglie di pizza e a divincolarsi dai tentacoli dei polipi freschi, freschissimi, appena pescati.
Chiusura sulle boccette di The One in primo piano, voluttuosamente affacciate sul panorama di Napoli con il Vesuvio sullo sfondo.
E stop.
Lo spot di D&G è finito, possiamo tornare a casa.
Per chi ha seguito la serie tv del Trono di Spade, Kit Harington è per forza Jon Snow e in qualunque situazione, anche quella più quotidiana, non possiamo non immaginarlo alle prese con usurpatori, banditi della peggiore risma e zombie ghiacciati. Vederlo senza mantello d’orso e in abiti eleganti ma disinvolti – giacca e camicia bianca con un importante colletto aperto, come nell’inconfondibile stile urbanpopmadeinitaly di D&G – è un bel cortocircuito tra fiction e realtà. Kit Harington è un personaggio notissimo, soprattutto tra un certo target, evidentemente quello del profumo D&G, che ha girato anche un secondo spot, questa volta, con protagonista Emilia Clarke, non nei panni di Daenerys Targaryen, la bionda regina dei draghi apprezzata nelle puntate del serial fantasy, ma al naturale, in un semplice abito scuro dai lievi accenti meridionali, appena rinforzati da una collana dorata molto sottile.
Il concept dei due spot è simile, magari espresso in maniera più esplicita nello spot di Emilia Clarke, forse per via della migliore capacità espressiva dell’attrice. I due stranieri, estranei, avulsi dalla stratificazione storica del contesto, “americani” come sottolineato dal commento musicale di Renato Carosone, si trovano a percorrere un mondo sospeso in un’atmosfera senza tempo, attraversano stradine del bengodi nelle quali non c’è spazio per nulla d’altro che l’allegria, gli indigeni, cioè le persone del luogo, cantano, ballano, suonano, mangiano, bevono caffè come se non ci fosse un domani perché tanto non andranno mai a dormire, impastano pizze per aria, battono le mani a tempo, improvvisano bancarelle di statue sacre di gesso, fanno giochi di equilibrismo con il pescato ancora vivo e, soprattutto, si dedicano con una innocente generosità preadamitica ai nuovi arrivati. Sono tutti rinchiusi in un sogno, dal quale solo gli “americani”, il cui vestito scuro ne esprime la totale alterità, potranno uscire. E comunque Emilia Clarke e Kit Harington sono inglesissimi.
Come da prassi, lo spot ha suscitato un acceso dibattito, che si è diffuso dai bar di piazza Bellini alle bacheche dei social network, fino alle testate giornalistiche locali e nazionali, dal Mattino al Fatto Quotidiano.
– No, non è possibile che si dia ancora spazio a questa estetica dello stereotipo. Stiamo ancora a pizzaspaghettimandolino?
– Ma dai, lo spot racconta una sua storia e, soprattutto, è una pubblicità e come tale deve essere sfacciatamente commerciale. Che ti aspettavi?
E via su questo ritmo.
Comunque D&G non l’hanno presa benissimo, in particolare Stefano che, in un evidente ascesso di foga in reazione a un articolo non proprio positivo, ha impresso la sua tastiera su Instagram: «Fate ulteriormente schifo!! Prima criticate e si leggono commenti offensivi su di noi, poi da bravi “giornalisti” passate la palla a me dicendo che io offendo la citta’ e i cittadini!!! BRAVIIII BRAVIIIII questo è il modo di dare informazione!!! Andrete molto avanti comportandovi cosí!! Io allora non dovrei difendermi?? Questo è un classico esempio di scorrettezza… fortunatamente nn vi leggono in molti e giusto io vi sto dando un po’ di notorieta’!!! A BUON RENDERE!!! A questo punto faro’ dei post sugli scippi sull’immondizia e altro… spero ne sarete contenti… (punteggiatura, maiuscole, virgolette ed errorini vari dovuti alla foga non sono dell’autore di questo articolo, NdR)».
Eppure, a D&G Napoli piaceva molto, la maison aveva già girato altri spot, sempre nella stessa zona, tra piazza San Domenico e via dei Tribunali, il cuore del centro storico, una zona iconica, immediatamente riconoscibile, facilmente comunicabile, scelta anche per la tre giorni blindatissima di alta moda, red carpet nei vicoli, tacchi alti tra i sanpietrini sconnessi, più emozionante di così? Speriamo che D&G non l’abbiano presa troppo sul personale, la rabbia gioca brutti scherzi alla salute, peggio del caffè, e rischia di far perdere di vista obiettivi che, sul lungo termine, potrebbero portare grossi vantaggi.
Per esempio, Fendi, con il giusto entusiasmo ma mantenendo la calma, proprio qualche giorno fa, ha annunciato la collaborazione con Galleria Borghese – ne parlavamo qui – una serissima partnership triennale basata su un progetto complesso, tra formazione, ricerca ed eventi espositivi di alto livello. Partiranno con Bernini e Caravaggio, in due mostre a Roma e negli Stati Uniti, dagli americani, quelli veri.
In effetti non sembra un’idea troppo ardita pensare a una collaborazione strutturata tra D&G e uno dei tantissimi musei di Napoli. Giusto per non laciare ai posteri l’ennesimo esempio di questa “colonizzazione sottile” alla quale assistiamo da anni. (Mario Francesco Simeone)
In alto: Foto di The Jackal