«A Roma da molti anni manca una fiera di arte moderna e contemporanea. Proprio la presenza diffusa nella Capitale di istituzioni internazionali, di fondazioni, di tante gallerie private di prestigio e di un grande fermento positivo, malgrado gli anni difficili che stiamo vivendo, ci ha spinti a fare nascere Arte in Nuvola. Si tratta in sostanza di una manifestazione che mira a colmare un vuoto di proposta ormai evidente nella Capitale». A parlare è Alessandro Nicosia. Classe 1953, siciliano d’origine ma romano d’adozione, imprenditore noto per occuparsi, da oltre trent’anni, dell’organizzazione di mostre d’arte ed eventi, sia in Italia che all’estero, Nicosia è il deus ex machina di Arte in Nuvola, la nuova e unica fiera d’arte contemporanea di Roma.
Oggi, pensare a una nuova fiera d’arte contemporanea credibile nella Capitale, per molti è impossibile. Per molti ma non per tutti. Infatti, che Roma e i suoi luoghi dell’arte contemporanea abbiano energie da vendere è più che evidente. Esiste in città una tradizione, pressoché unica nel suo genere, di istituzioni pubbliche e private, nazionali e civiche, di fondazioni (tre neonate solo lo scorso anno), gallerie e centri di formazione, di spazi indipendenti di sperimentazione, di redazioni centrali di testate giornalistiche di settore. Si contano poi quasi 40 tra accademie e istituti in cui artisti di tutto il mondo vengono ogni anno a trascorrere un periodo di formazione.
In questo ambito, tuttavia, Roma è rimasta sostanzialmente orfana di una fiera d’arte contemporanea degna di questo nome, almeno dopo l’esperienza di Roma-the Road of Contemporary Art, poi Roma Contemporary, la manifestazione ideata da Roberto Casiraghi, che ebbe la sua ultima edizione nel 2012. Perché? Difficile spiegarlo. Probabilmente a causa dell’assenza di sostegno pubblico, non solo economico. E di una capacità di fare sistema con la città, con i suoi attori e operatori che si riconoscano e credano nel progetto, come avviene a Milano, Torino, Verona e Bologna.
Una sfida, insomma, che è stata raccolta da Nicosia con Arte in Nuvola, calendarizzata dal 13 al 17 maggio prossimo al Roma Convention Center La Nuvola, la nota struttura congressuale internazionale progettata da Massimiliano Fuksas. Al timone della direzione artistica della fiera, Nicosia ha schierato uno storico dell’arte e curatore riconosciuto a livello internazionale. Si tratta di Kosme de Barañano, professore di ruolo di Storia dell’arte alla Miguel Hernández University Elche, in Spagna. Già direttore esecutivo dell’IVAM e vicedirettore del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía a Madrid, de Barañano ha firmato saggi da Pontormo a Max Beckmann, da Alberto Giacometti a Eduardo Chillida.
In un quadro nazionale che sembra da “posti in piedi”, tra Miart, Artissima, ARTVerona, ArteFiera (e l’elenco non finisce qui), quale deve essere l’identità di “Roma Arte in Nuvola”?
«Sul territorio nazionale ci sono numerose fiere e, tra queste, sicuramente le prestigiose e importanti esposizioni di Milano e Torino. Ma da Bologna in giù non ci sono analoghe offerte. Mi preme poi sottolineare l’importanza del contenitore che ospiterà Roma Arte in Nuvola, lo stupendo manufatto che è appunto la Nuvola di Fuksas, e che conferisce un prestigio non indifferente all’iniziativa riscuotendo il favore e l’entusiasmo di coloro che stanno aderendo con grandissimo interesse. Abbiamo, poi, un pool di sponsor che ha creduto nel nostro progetto consentendoci di investire e differenziarci dalla formula classica delle fiere oggi esistenti sul mercato nazionale».
A suo avviso l’Italia ha peso nel panorama dell’arte contemporanea globale?
«Sicuramente sì. Le voci di proposta contemporanea del nostro Paese sono in continua crescita».
A quale modello di fiera si ispira?
«È una formula nuova che accanto alle gallerie, ovviamente al centro di Arte in Nuvola, offre anche un programma di iniziative speciali, espositive e di contenuto che nascono dalla mia trentennale esperienza nel settore delle mostre e degli eventi speciali».
Quante gallerie saranno presenti?
«Stiamo lavorando in Italia e all’estero per avere oltre 100 gallerie, con presenze anche di molte new entries estere e con questo risultato, come prima edizione, ci riterremo soddisfatti».
Da chi è composto il suo team di lavoro?
«Un team altamente qualificato che si avvale di un curatore internazionale, di un direttore scientifico di grande esperienza come Adriana Polveroni, e che può contare sul contributo di storiche dell’arte come Benedetta Calzavara, Valentina Ciarallo e Francesca Villanti, attente conoscitrici dei mondi dell’arte che operano con il supporto organizzativo del mio team storico che segue da moltissimi anni le attività».
Come si articolerà la fiera? Quali sezioni ha previsto?
«La fiera vuole essere un laboratorio di coesistenza di diversi linguaggi e realtà in grado di dare voce a esigenze a volte poco corrisposte del sistema dell’arte. Sarà un contenitore di gallerie nazionali e internazionali che si divideranno in sezioni. Dalla Main Section alla New Entries, lo spazio dedicato all’arte, a quella che sarà l’arte di domani. Non solo emergente, quindi, ma radicalmente sperimentale, dove si modellano i nuovi linguaggi espressivi accanto a quelli dei new media.
Vis-à-Vis è la sezione che nasce invece con il preciso obiettivo di ospitare le nuove sinergie che attraversano il mondo dell’arte. Spazio quindi a uno stand condiviso tra gallerie che hanno in comune uno o più artisti senza tralasciare la propria proposta. Solo Show riguarderà stand dedicati a un solo progetto realizzato da un unico artista: è un modo efficace e convincente per veicolarne la giusta comunicazione. Research, infine, comprenderà il settore che guarda agli artisti più giovani e da cui possono emergere le novità più interessanti. A corollario di tutte le attività saranno organizzati talk, tavole rotonde, momenti necessari a generare spunti per condividere progetti e obiettivi».
Tre aggettivi per descrivere come sarà la sua fiera?
«Innovativa, coinvolgente, quindi, prestigiosa».
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