Dal 27 al 29 maggio 2022 a Torino sarà aperta al pubblico l’edizione 2022 di The Phair, rassegna internazionale dedicata all’immagine ideata da Roberto Casiraghi e Paola Rampini, che riunisce cinquanta espositori tra gallerie ed editori, su un’area di quasi 4mila mq. L’evento si terrà, anche per la terza edizione, nel Padiglione 3 dell’ex centro fieristico di Torino Esposizioni, progettato da Ettore Sottsass senior nel 1938 con la collaborazione di Pier Luigi Nervi.
«The Phair – hanno spiegato gli organizzatori – è un neologismo che è allo stesso tempo un manifesto, sintesi di Photography e Fair, l’appuntamento annuale che celebra il linguaggio della fotografia e le sue molteplici forme.
Parteciperanno alla manifestazione gallerie italiane e internazionali, alcune di esse impegnate nella realizzazione di collaborazioni inedite, che presenteranno progetti espositivi condivisi, riflessioni originali e indagini sull’universo femminile, il corpo e il paesaggio. Una selezione di Case Editrici presenterà i più interessanti sviluppi del panorama editoriale contemporaneo».
«The Phair è ormai entrata tra le principali attività espositive cittadine e prova di questo è l’attiva collaborazione degli Enti locali, segnatamente gli Assessorati alla Cultura della Regione e della Città, della Camera di Commercio di Torino e della Fondazione Crt per l’Arte ai quali con l’aggiunta di tutti gli espositori partecipanti vanno i nostri sentiti ringraziamenti per il loro fondamentale supporto alla realizzazione di questa nuova edizione», ha dichiarato il Direttore Roberto Casiraghi.
«Ampio spazio è dedicato alla narrazione femminile che sfida i limiti di genere. Testimonianze e linguaggi che trasformano le strutture simboliche e sociali della cultura patriarcale, come avviene nelle opere di Patrick Willocq (VisionQuest 4rosso) e Tomaso Binga (Erica Ravenna), pseudonimo di Bianca Pucciarelli Menna. Sylvie Romieu (Weber & Weber), come altre artiste, nella storia recente dell’arte, sceglie di non rivolgere al mondo, ma di puntare la macchina fotografica verso (contro) di sé nel progetto Le Tableau de Jo.
Molti i progetti presentati in cui l’indagine verte sul corpo e sul suo significato, tra cui la ricerca anatomica di Paolo Gioli (Galleria Del Cembalo) che emerge dalle sue polaroid con visi o torsi umani, marcati da segni di sofferenza. Il corpo femminile invece è celebrato dagli scatti folgoranti di Letizia Battaglia (Crumb Gallery) mentre nelle opere di Jürgen Klauke (Alessandro Casciaro) il corpo è superficie di proiezione per identità multiple, mezzo per la messa in scena e l’estetizzazione dell’esistenza umana.
Grande attenzione è dedicata al paesaggio, al confronto tra quello naturale e quello umano, tra primitivo e tecnologico. Tra i tanti esempi, negli Orizzonti di Alberto Garutti (C+N Canepaneri) il paesaggio è visione che unisce; ma anche dalle immagini in bianco e nero di Lala Meredith-Vula (Peola Simondi) emerge lo scarto esistente tra i paesaggi e le usanze del mondo tradizionale e il mondo attuale, con una riflessione sulla complessità dell’epoca globale.
Ancora, una serie di riflessioni originali, sperimentali, il cui obiettivo è sempre proporre visioni inedite della realtà. Troviamo, tra gli altri, i lavori di Erwin Olaf (Kanalidarte), genio olandese dell’immagine costruita; Salvatore Vitale (Ncontemporary) che esplora le dinamiche di potere celate dietro i sistemi di monitoraggio e di sorveglianza; Rebecca Moccia (Mazzoleni, London-Torino) che riflette sugli accadimenti degli ultimi due anni con un’installazione che mostra le fotografie dell’ultimo notiziario del 31 dicembre 2020. Anche la Galleria Umberto Benappi presenta un ragionamento sul medium fotografico inedito: l’opera Fotografie con interferenze video, una serie di quattro fotografie montate su alluminio e un video di Studio Azzurro del 1983, è il risultato di un workshop commissionato da Palazzo Fortuny.
Infine, ricorrente tra i progetti delle gallerie è l’attenzione al confronto tra passato e presente. Un esempio sono i frammenti e residui fissati su supporti fotografici di Gianfranco Chiavacci (Die Mauer Arte Contemporanea) che si avvale di un rigoroso sistema binario, mutuato dalla logica di quello che chiamiamo oggi personal computer. E ancora un’attenzione alla memoria, allo scorrere del tempo, ai ricordi nelle fotografie di Carolle Bénitah (Alessia Paladini).
A questa edizione di The Phair il pubblico potrà vedere la mostra “UGO MULAS. Dall’Italia del Dopoguerra all’America della Pop Art. La visione di un collezionista“, a cura di Chiara Massimello. L’esposizione comprende sessanta fotografie vintage dalla collezione di Massimo Prelz Oltramonti: dal clima culturale del Bar Jamaica e delle prime fotografie di ispirazione neorealista, agli scatti realizzati come fotografo ufficiale della Biennale di Venezia e poi a New York con i maggiori interpreti del clima culturale americano al tempo della pop art.
A The Phair saranno presenti anche case editrici che presenteranno le proprie pubblicazioni, tra cui Spector Books (Lipsia, Germania), che vede nel libro un luogo d’incontro per lo scambio produttivo; Artphilein Editions (Lugano, Svizzera) che indaga temi legati all’identità e al tempo, ma anche all’impatto umano sull’ambiente; everyedition (Zurigo, Svizzera), dedicata alla progettazione e alla stampa di libri come oggetti unici; Editrice Quinlan (San Severino Marche, Italia), con proposte editoriali ricercate», hanno anticipato gli organizzatori.
«Dal 24 al 29 maggio 2022, in occasione di The Phair, torna a Torino la seconda edizione di TORINO PHOTO DAYS, la rassegna interamente dedicata al linguaggio della fotografia e alle sue forme. Per una settimana, gallerie e istituzioni culturali della città apriranno le loro porte, proponendo a un pubblico di addetti ai lavori e di appassionati mostre, esposizioni ed eventi.
The Phair 2022 ringrazia il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea per la collaborazione. Nella grande hall d’ingresso del Padiglione, infatti, sono allestiti due capolavori in prestito dalle Collezioni Permanenti del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Le opere May Day IV (2000) di Andreas Gursky e Parking Lots (1967-99) di Ed Ruscha pongono l’accento sulla rappresentazione della folla il primo, la rappresentazione di spazi vuoti il secondo, laddove l’estrema folla vira sulla composizione astratta e l’estremo vuoto lascia emergere l’attesa metafisica delle persone. Il contrasto e la relazione tra le immagini introduce il visitatore all’esperienza della fiera nel grande salone attiguo a questo spazio».
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