-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Al via Flashback, la fiera della metamemoria a Torino
Fiere e manifestazioni
Nel panorama variegato e ricchissimo dell’artweek di Torino d’inizio novembre, Flashback si contraddistingue proprio per la sua caratteristica di mettere insieme, senza soluzione di continuità, le produzioni artistiche provenienti di periodi storici tra loro molto diversi, dai maestri del ‘600 alle opere di giovani artisti emergenti. L’idea già sostenuta da De Dominicis, per cui l’arte non può che essere contemporanea, poiché è tutta e sempre viva proprio nel momento in cui ne fruiamo, è assolutamente condivisibile oltre che ricca di conseguenze e potenzialità creative notevoli.
Il tema scelto per l’edizione 2023 riecheggia quello fondante della fiera, ma lo declina con una particolare attenzione al tema della memoria. Metamemoria è infatti il titolo dell’edizione della fiera: così come il metalinguaggio è un linguaggio che parla del linguaggio stesso, la metamemoria è memoria di memoria. In altre parole, metamemoria è quanto ci accade quando ci esponiamo alle opere d’arte di qualsiasi epoca, che fungono in noi da attivatori di ricordi e conoscenze, di idee, pensieri, collegamenti magari inattesi, ma forieri di sviluppi creativi tra visioni e concetti nati in epoche diverse, ma che giungono ancora molto vivaci fino a noi.
Flashback ha luogo anche quest’anno nella sede di Flashback Habitat Ecosistema per le culture contemporanee, nell’ex brefotrofio di Torino. Sono 20000 metri quadri siti ai piedi della collina, in uno splendido ambiente ricco di natura e cultura.
Gli espositori sono molti e variegati. In fiera è possibile trovare di tutto: da Pistoletto (da Galileo Pellion di Persano) a Canaletto, passando per Savinio, De Chirico, Boccioni, molte opere di Balla distribuite in diversi stand di diversi espositori, alcuni disegni di Christo (Galleria L’Incontro), un lavoro di Hayez (da Galleria Aleandri Arte Moderna), di cui è in corso attualmente una mostra alla Gam di Torino, e persino un Tiepolo di indubbia bellezza. Ma ci sono anche piccole perle, come – solo per fare qualche esempio – la scultura di dimensioni ridotte che rappresenta un San Giovannino dormiente, opera di Giosuè Bernardino Meli, scultore elegante e dalla mano sapiente, ma di cui esistono poche opere in commercio, o l’allestimento dalla portata curatoriale della Galleria Veronese Lo Scudo, che mette letteralmente l’uno di fronte all’altro opere di maestri del seicento e sculture di Ontani.
Tra i contemporanei, è decisamente interessante lo spazio dell’Associazione Untitled, interamente dedicato allìopera del collettivo romano Numero Cromatico, che gioca con le parole mescolate alla rinfusa da un software simile a Chat GPT come se fosse il cut up di Burroughs. Ma, naturalmente, c’è anche la serie di Opera viva curata da Alessandro Bulgini, con opere di Cascavilla, Pusole, De Serio, Gariglio, Rapisarda e lo stesso Bulgini, e molto altro ancora.
Nel corso della fiera sarà inoltre possibile visitare anche le altre installazioni permanenti ospitate nell’ampio spazio di Flashback Habitat: dagli interventi nel parco della serie Vivarium, alle Living Rooms, che non sono salotti ma, secondo un’ironica e più letterale traduzione dall’inglese, vere e proprie Stanze Viventi dove soggiornano e si espongono al pubblico le opere d’arte.
Infine, Flashback Habitat ospita quest’anno anche una nuova Luce d’Artista, opera ancora una volta di Alessandro Bulgini. Traendo spunto dall’originaria destinazione del luogo in cui si svolge la fiera, con tutti i riferimenti poetici e meta-mnestici possibili, Bulgini scrive con il neon a grandi caratteri, in un corsivo infantile, la parola latina Mater, madre. Nel buio della notte di questo inverno torinese, la scritta rimarrà visibile fin dal Corso Vittorio Emanuele, collocandosi, tra l’altro, lateralmente alla Chiesa della Gran Madre. La tenerezza del concetto evocato insieme si rafforza e si stempera grazie all’uso della forma latina, disfandosi così delle eventuali banalizzazioni per restituire un’impressione più integra e pulita, insieme ironica (siamo sopra un ex orfanotrofio) e toccante.