Continua ad allungarsi il calendario dei grandi appuntamenti dell’arte cancellati. Questa volta, a cadere sotto i colpi del Covid-19, sono Frieze London e Frieze Masters che, in una lettera, hanno annunciato l’annullamento dell’edizione che avrebbe dovuto svolgersi dall’8 all’11 ottobre, dando appuntamento al 2021.
Già alcune settimane fa, gli organizzatori di Frieze, una delle fiere più importanti e frequentate nel panorama dell’arte, avevano spiegato che l’edizione londinese di ottobre si sarebbe svolta in maniera ridimensionata, con ingressi contingentati e a fasce orarie, oltre che con un nuovo layout espositivo, per venire incontro alle esigenze di sicurezza anti Covid-19. Ma poi, considerando che la pandemia da Covid-19 non sta accennando a diminuire in molti Paesi, è stata presa la decisione definitiva di cancellare l’evento e spostare i booth sulla piattaforma online di Frieze Viewing Room, come peraltro già accaduto per Frieze New York, a maggio.
In quella occasione, le vendite – il metro di giudizio di qualunque fiera – andarono abbastanza bene (qui il nostro report), senza eventi clamorosi: un Untitled (Venus 2000 B.C.) del 1982 di Jean-Michel Basquiat a 5,5 milioni di dollari, un Robert Motherwell del 1963 a poco meno di 2 milioni, una Distanced Figures 3 di George Condo a 2 milioni di dollari. Ma anche un certo scetticismo da parte di quella che si è delineata come la frangia scettica dei galleristi, guidata da David Zwirner: «La maggior parte delle vendite è avvenuta attraverso il nostro raggio d’azione piuttosto che con la piattaforma di Frieze. La galleria ha ricevuto forse 11 richieste da Frieze e oltre 100 dal nostro sito, il che mi porta a credere che il modello di business online non è il modello di fiera dell’arte online», commentava il gallerista blue chip.
Insomma, inutile nasconderlo, la speranza era di poter arrivare a settembre e ritrovare, dopo le vacanze, un fitto calendario di appuntamenti nella sicurezza di un autunno ormai post Covid. E invece la pandemia non ne vuole sapere di arrestare il suo decorso, anzi, il timore, abbastanza fondato, pur senza allarmismi, è in una recrudescenza nell’ultima parte dell’anno.
Ancora in ballo, tra le altre, ci sono Art Basel Miami Beach, la cui società madre è stata recentemente ristrutturata ed è in aria di acquisizione da parte del fondo Murdoch, e FIAC Parigi, che ha dichiarato di voler proseguire con l’edizione 2020 della sua fiera di persona, prevista per il 21-25 ottobre. Ma abbiamo visto come, in questi casi, l’effetto domino dell’incertezza possa giocare un ruolo fondamentale nelle decisioni.
Allora, come già avevamo ipotizzato, lo scenario più credibile, per le fiere dell’autunno e, forse, dell’immediato futuro, non potrà che riguardare la messa online. Anche se poi toccherà inventarsi qualcosa di veramente interessante per convincere i galleristi scettici.
Per esempio, scrivevamo che la mega galleria Hauser & Wirth ha in programma di ospitare, sulla sua piattaforma online, la June Art Fair, una fiera d’arte contemporanea la cui prima edizione si è svolta l’anno scorso, durante la Basel Art Week. Si tratta di una fiera di piccole dimensioni, certamente non paragonabile a mostri sacri come Frieze ma il fatto che una galleria ospiti una fiera – e non il contrario – è indice di una rivoluzione copernicana in atto, anche se silenziosamente.
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