L’edizione di recupero, lo scorso anno, dopo il periodo di restrizioni pandemiche, aveva lasciato qualcuno un po’ amareggiato: colpa della location, l’ex Caserma Lamarmora, nero ricordo per i torinesi. Quest’anno, però, si cambia di nuovo! Flashback, dopo il suo lungo percorso al Pala Isozaki, si sposta in Corso Lanza, al numero 75, dove grazie al supporto della Cassa Depositi e Prestiti nascerà un “Ecosistema per le Culture Contemporanee”. E la formula della fiera? Cosa dobbiamo aspettarci? Ne abbiamo parlato con le direttrici, Stefania Poddighe e Ginevra Pucci.
Flashback, per l’edizione 2022, si annuncia come un appuntamento rinnovato, a partire dalla sede: ci raccontate come avete trovato il nuovo hub e quali sono state le caratteristiche a cui avete guardato?
Dopo l’esperienza dello scorso anno abbiamo pensato che non bastasse più rivitalizzare uno spazio per una settimana ma che avremmo dovuto impegnarci per mantenerlo vivo più a lungo senza perdere l’abbrivio fornitoci dalla fiera. La nostra modalità di lavorare sul pre-esistente, su tutto ciò che è dimenticato o trascurato siano esse opere, persone o luoghi, ci intimava di cogliere appieno le potenzialità dell’esperienza. È così che, sempre grazie all’accordo con Cassa Depositi e Prestiti e alla visionaria delibera del comune di Torino, abbiamo individuato negli spazi di corso Lanza 75 il luogo dove far nascere e crescere il nostro Ecosistema per le Culture Contemporanee, un habitat dedicato all’arte in tutte le sue sfaccettature. Flashback habitat sarà un hub di “accoglienza creativa” che, con la direzione artistica di Alessandro Bulgini, coinvolgerà trasversalmente gli opposti, antichità e modernità, centro e periferie in omaggio al sincretismo che da sempre caratterizza il progetto. Un luogo di 22.000 mq costituito da 11.000 mq di strutture e 11.000 di parco secolare e dedicato alla mixite’ culturale e sociale.
Come si struttura la nuova edizione di Flashback?
La decima edizione, he.art, racconta tutta la nostra passione per l’arte e la vita. Il tema e l’immagine traggono spunto da un’opera che Alessandro ci ha regalato e raccontano tutta la dedizione e l’entusiasmo che ci caratterizzano. Tantissime le novità anche in tema di allestimento, grazie all’architetto de Laugier gli spazi saranno trasformati in luoghi mostrando quanto il modello fieristico convenzionale sia lontano dalla vita. Promuovere in un’area metropolitana un nuovo spazio culturale e artistico richiede un approccio complesso che permetta alla cittadinanza di viverlo come un luogo, non come un semplice spazio architettonico: questo è quello che contraddistingue i luoghi dai non luoghi, spazi di attraversamento senza connotazione che tutti noi sentiamo come estranei.
Flashback è una fiera piuttosto unica nel suo genere: a quali modelli – se ce ne sono stati – vi siete ispirate nel corso degli anni?
Flashback nasce dalla commistione di vite ed esperienze ma soprattutto dalla necessità di creare e crescere un progetto che potesse rivoluzionare il modo di guardare la storia e il presente. Gli spunti sono stati tantissimi e forse, talvolta, hanno funzionato in negativo (a chi non vorremmo mai assomigliare) ma, forse, la cosa più inedita è che siamo una fiera concettuale con un uno slogan da ultras “l’arte è tutta contemporanea”.
Quali sono le necessità che non dovrebbero mai mancare in una fiera, sia per quanto riguarda i galleristi, che i collezionisti?
In una fiera i galleristi non dovrebbero mai dimenticare di veicolare conoscenza e i collezionisti non dovrebbero mai comprare solo per investimento. Per una fiera la necessità è intrinseca nel significato del termine: “niente va lasciato al caso”.
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