Alla Cordoaria Nacional di Lisbona, a due passi dal museo MAAT e dal Centro Cultural de Belém, apre oggi la quinta edizione di Arco Lisboa, fino al 22 maggio 2022. Dopo una pausa forzata di due anni dovuta – come ormai bem sappiamo – alla situazione pandemica globale, torna in presenza la fiera organizzata da Ifema Madrid, e l’aria – e come non potrebbe essere altrimenti – è decisamente allegra.
Lungo i due corridoi della vecchia fabbrica portoghese di corde, funi, vele ed equipaggiamenti per le navi, fatta costruire dal Marquês de Pombal nella seconda metà del ‘700, sono 64 le gallerie in totale, che restituiscono uno spaccato perfetto di quello che è il contemporaneo nell’area geografica iberica, comprendente appunto Spagna e Portogallo. E ovviamente, associato alla fiera, nel Torreão Nascente non manca una curatissima sezione editoria, con la mostra dedicata ai giovani artisti portoghesi delle facoltà di belle arti promossa dalla Fundação Millennium bcp che, a sua volta, ha il pregio di mostrare al secondo piano della torre un panorama nazionale della creatività del Paese.
Ma veniamo alla fiera in sè: anche da queste parti, vuoi per prudenza vuoi per una tensione più forte verso quel genere, è la pittura a farla da padrone, in tutte le sue forme e in tutte le sue salse, minimalista o informale, astratta o espressionista.
Horrach Moyà di Maiorca, insieme a una serie di progetti del grande Lawrence Weiner, propone la pittura “quantica” di Susy Gómez in due grandi tele, una nera e una blu, che riportano motivi geometrici derivati – racconta l’artista – da momenti di introspezione che si fanno corpo sulla superficie. E il risultato non è male.
Francisco Fino, galleria lisboeta di chiara fama, tra gli altri, invece, ha due splendidi lavori di Adrien Missika dedicati all’Oceano Atlantico, estremamente essenziali e che si pongono come cartografie giganti per offrire un’idea “atlantica”, ossia di una mappa d’atlante -perdonate il gioco di parole – che ricorda anche le fotografie di Ghirri, dedicate al “libro dei codici” della geografia. Da Cristina Guerra, signora delle gallerie portoghesi, si distingue la proiezione di João Gusmão che faceva parte della splendida mostra “Lusque Fusque Arrebol”, che ha aperto la programmazione 2022 della galleria. Con la tecnica della lanterna magica, Gusmão “disegna” un paesaggio che ricorda oasi e deserti, figure mitologiche e astrazioni di tramonti che sembrano uscite dall’Alchimista di Paulo Coelho.
Poco più avanti, la pittura torna prepotente in altre due gallerie degne di nota, sia per il loro dinamismo che per l’impegno nella promozione dei giovani artisti: da un lato c’è Balcony, presente anche tra le new entry di miart lo scorso aprile, con Hugo Brazão e i suoi quadri di stoffa, cuciti e colorati, e dall’altro lato Madragoa, dell’italiano Matteo Consonni, che propone una bella serie di Lazaro Matos, artista portoghese di casa a Bruxelles che avevamo visto nello stand della galleria anche durante la scorsa edizione di Artissima, con altre opere.
E un bel dialogo tra pittura si nota anche alla galleria madrileña di Rafael Pérez Hernando, che mette in scena Giorgio Griffa con il francese Claude Viallat, nato nel 1936 e a sua volta vicino alle forme della Pittura Analitica. Da Uma Lulik, altra galleria lisboeta che si trova nel quartiere di Alvalade, dove ha la propria sede anche Vera Cortés (che in fiera porta – tra gli altri – il giovane Alexandre Farto, aka Vhils, protagonista della bella mostra “Prisma” proprio al MAAT) ci sono invece le sculture di bronzo o metallo di Isabel Cordovil, monumenti-elegie drammatico-sarcastiche dei “peggiori momenti della vita”, tra crisi amorose e arrabbiature quotidiane. Da non perdere, nella sezione Opening, dedicata alle nuove proposte, Verve di San Paolo, No-No e Foco di Lisbona, e la francese Double V, che presentano a loro volta quelli che potrebbero essere i mid-career di domani.
E ora, i conti della serva. Arco Lisboa è una fiera “giusta”? A nostro avviso, la domanda da porsi dovrebbe essere un’altra, ossia: è veramente necessario che le fiere debbano essere ogni volta dei “mostri” da 150 e passa gallerie ? O forse, nell’epoca della sostenibilità, è anche giusto e, soprattutto, sano, pensare a manifestazioni più ridotte, anche se più locali? Arco Lisboa, che piaccia o meno e come abbiamo già scritto, è un preciso spaccato di una scena geografica e già questo dovrebbe incuriosire sia chi desidera avvicinarsi a questa parte d’Europa comprando arte, sia chi cerca di farsi un’idea a riguardo.
E se poi ci si aggiunge l’accoglienza portoghese, il gioco è fatto: in quale altra fiera al mondo potete trovare un open bar/lunch/aperitivo sia alle 13 che alle 19? Non di sole nevrosi vive l’arte!
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