Tra le fiere d’arte e le gallerie i rapporti stanno prendendo una strana piega. La pandemia e le conseguenti restrizioni imposte agli assembramenti e agli spostamenti hanno scosso le fondamenta dell’organizzazione dei grandi eventi, in particolare quelli per i quali l’obiettivo è generare un certo giro di affari. D’altra parte, le gallerie, per le quali partecipare a una determinata fiera significa anche confermare un certo status, stanno provando a trovare strade alternative, per esempio privilegiando progetti espositivi dal richiamo più mirato oppure riunendosi in nuove associazioni o consorzi. Questa situazione non può che preoccupare le grandi organizzazioni, come quella di Art Basel che, per la sua prossima, imminente edizione, dal 24 al 26 settembre 2021, ha programmato un “fondo di solidarietà” per mitigare il rischio finanziario delle gallerie che parteciperanno alla fiera e che non riusciranno a portare a casa un buon risultato in termini di guadagno.
Il direttore globale di Art Basel Marc Spiegler e il responsabile degli affari e della gestione europei Andreas Bicker hanno annunciato che la fiera ha impegnato circa 1,6 milioni di dollari per questo fondo. L’importo totale è fissato indipendentemente dal numero di gallerie che sceglieranno di aderirvi, quindi la somma ricevibile aumenterà per ogni espositore che rinuncerà ad accedere. Ma anche se tutti i 272 espositori dovessero aderire, ciascuno riceverebbe comunque un sostegno pari a un’ulteriore riduzione del 10% sul costo del proprio stand. Lo sconto andrebbe a sommarsi a un altro 10%, già previsto negli scorsi mesi, arrivando quindi a un 20% in meno. «La realtà è che ci aspettiamo che alcune gallerie andranno molto bene, alcune andranno in pareggio e altre potrebbero andare in perdita», si legge nella lettera inviata agli espositori. «La nostra principale preoccupazione dovrebbe essere per quest’ultimo gruppo, quelli che non copriranno i costi, speriamo che siate d’accordo con noi», continuano. Gli espositori dovranno decidere se aderire al fondo nelle due settimane comprese tra la fine della fiera e la data di fatturazione di Art Basel per il saldo dovuto per l’affitto degli stand.
«Avremmo potuto mettere insieme un complicato sistema di revisione e chiedere alle persone di aprire i loro libri contabili, come hanno fatto alcuni governi per vari programmi di soccorso COVID, ma abbiamo scelto invece di lasciare che le gallerie decidano da sole se hanno bisogno della riduzione», ha detto Spiegler. «Mi piace pensare che l’aumento della condivisione e della cooperazione che abbiamo visto nella pandemia porterà le gallerie a essere disposte a donare tale riduzione ai loro colleghi che ne hanno bisogno».
Oltre al fondo di solidarietà, Art Basel ha pensato a un altro gradito paracadute finanziario: la fiera coprirà eventuali costi aggiuntivi sostenuti per i soggiorni in hotel e il cambio di prenotazione dei viaggi, qualora il personale della galleria dovesse risultare positivo al Covid-19 durante lo svolgimento della fiera. Saranno poi a disposizione dei galleristi che non potranno venire fisicamente alla fiera gli stand satellite già testati sul campo, i “Ghost Booth”, gestiti da personale qualificato di Art Basel.
Queste mani tese sono state necessarie a seguito di una serie di inasprimenti delle misure di sicurezze decise dalle autorità sanitarie svizzere: restrizioni ancora più severe per i viaggiatori provenienti dagli Stati Uniti, quarantena di 10 giorni in Svizzera per i positivi al Covid – e soggiornare 10 giorni a Basilea rappresenta una voce di spesa non di poco conto – e la non validità del vaccino Astrazeneca per l’accesso alle manifestazioni. Tuttavia, la fiera dichiarato che avrebbe pagato il test PCR richiesto agli espositori che hanno ricevuto quel vaccino. Art Basel ha anche riferito di aver preso con le strutture ricettive di Basilea, con gli spedizionieri e gli altri fornitori per supportare al meglio le gallerie e il loro staff. Basterà per convincere le gallerie e i collezionisti a varcare, di nuovo, la soglia di Messe Basel, il bel centro fieristico progettato dagli archistar Herzog & de Meuron?
Di certo Art Basel ce la sta mettendo tutta, anche se i conti non sono proprio rosei ma alla spalle, dopo la recente acquisizione, c’è Lupa Systems, società fondata nel 2019 da James R. Murdoch, figlio del magnate dei media Rupert Murdoch, il 77mo uomo più ricco del mondo. Il nuovo consiglio di amministrazione ha approvato il bilancio del primo semestre 2021, registrando una perdita di 29,4 milioni di franchi, nonostante l’apertura dal vivo della tappa a Hong Kong, a maggio. Ma una speranza c’è: secondo le previsioni, per il secondo semestre la perdita dovrebbe essere comunque inferiore rispetto allo stesso periodo del 2020.
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