Artissima, da Stand a Brand. Ilaria Bonacossa ci racconta come si trasforma una fiera d’arte

di - 7 Maggio 2019
Chi l’ha detto che l’arte contemporanea è difficile da capire, oltre che da vedere? Certo, non sarà proprio una passeggiata ma, a giudicare dal crescente numero di persone che frequentano mostre e fiere, sembra che la tendenza si stia invertendo. E così, numeri alla mano, il contemporaneo sta diventando qualcosa di cui parlare anche in ambiti diversi da quelli specialistici, un argomento che, quantomeno, incuriosisce e che, oltretutto, per la sua stessa conformazione, si presta bene alle interpretazioni più varie. Per esempio, Artissima, arrivata quest’anno alla 26ma edizione, ne ha già viste tante e sta continuando a seguire il flusso, ampliando la sua immagine, da fiera di settore a brand ramificato su un più esteso territorio di relazioni. Cosa significa? Ce lo spiega Ilaria Bonacossa, direttrice della fiera torinese dal 2017.
La forza di Artissima risiede anche nella capacità di trasformarsi, visto che, negli anni, la fiera si è imposta anche al di là della dimensione espositiva, puntando verso l’ambito produttivo, aprendosi a collaborazioni e progetti. Una tendenza al passo con i tempi. Come ha capito quale era la strada da seguire?
«Il numero di fiere a livello mondiale e dei suoi visitatori sta crescendo molto velocemente. Nel 2018, nell’arco di quattro giorni, Artissima ha attirato oltre 55mila visitatori, 3mila in più rispetto alla precedente edizione. Il motivo è che l’arte, ed in particolare l’arte contemporanea, è entrata nell’immaginario collettivo come qualcosa di interessante e di godibile. Di conseguenza, molti sponsor sono felici di collaborare con la fiera e di essere coinvolti in progetti speciali. Ritengo che l’elemento distintivo di Artissima, oltre all’attenzione che riserva alle pratiche sperimentali e alla ricerca, stia anche nella sua duplice vocazione che la vede affiancare a una proposta di mercato di alto livello una proposta culturale in grado di indagare sempre nuove e diverse modalità di proporre arte, all’interno e al di fuori del contesto fieristico, 365 giorni l’anno.
Dalla mia nomina nel 2017 ho cercato di enfatizzare il carattere curatoriale e sperimentale della fiera aprendola al tempo stesso a una dimensione di consulenze specifiche e personalizzate per la produzione e promozione di progetti innovativi ed eventi speciali concepiti in forte sintonia con i temi e le proposte di ciascuna edizione. Questa attenzione a progetti di partner privati attivi in diversi settori si sviluppa in sinergia con la volontà di allargare il pubblico dell’arte contemporanea anche al di fuori del mondo degli addetti ai lavori».
Vinitaly e Treccani sono solo alcune delle eccellenti realtà con le quali sono stati avviati progetti incentrati sul contemporaneo, con il coinvolgimento di artisti giovani e affermati. Quali sono le prospettive di questo dialogo?
«Il progetto curato da Artissima per il Vinitaly è nato nel 2014 dalla volontà della Direzione Agricoltura della Regione Piemonte e di Piemonte Land of Perfection, con l’obiettivo di mettere in dialogo in maniera innovativa e sinergica due eccellenze della nostra Regione: l’arte contemporanea e il vino. Da sei anni Artissima invita tre giovani curatori a selezionare ciascuno tre artisti emergenti da coinvolgere nella partecipazione al concorso e, grazie alla collaborazione con una giuria di esperti, premia un giovane artista contemporaneo cui affidare l’ideazione dell’immagine istituzionale del Piemonte in occasione del Vinitaly. La vincitrice dell’edizione 2019 è stata Alice Ronchi. Il progetto da un lato offre ad un artista emergente la possibilità di far dialogare la propria creatività con il mondo produttivo di una fiera vitivinicola e dall’altro spinge un giovane curatore a cimentarsi con una committenza specifica e non museale.
La collaborazione con Treccani invece è iniziata lo scorso anno con la nascita di Alfabeto Treccani, una collana di 21 opere inedite a tiratura limitata realizzate da altrettanti artisti italiani con la mia curatela. Le prime sei edizioni, firmate da Rossella Biscotti, Piero Golia, Marisa Merz, Diego Perrone, Maurizio Nannucci, Francesco Vezzoli, sono state presentate all’interno di uno stand dedicato al progetto durante i giorni di fiera. Siamo già al lavoro per la seconda fase del progetto che vedrà la realizzazione di edizioni firmate da Giorgio Andreotta Calò, Giovanni Anselmo, Paolo Icaro, Marinella Senatore e Gian Maria Tosatti».
Ci sono altre collaborazioni in cantiere? Qualche anticipazione sulle prossime mosse…
«Ci sono e ben presto le scoprirete! Stiamo chiudendo i nuovi accordi…».

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