17 ottobre 2021

ArtVerona, la fiera consapevole

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Un grande tappeto che accoglie, l'ottimismo cauto dei galleristi e un "sistema italiano" che, da qui, dovrebbe farsi strada: 48 ore ad ArtVerona, raccogliendo impressioni in presenza

Stop, by, il grande tappeto di Paola Pivi per l'ingresso di ArtVerona

Si respira una buona aria a Verona Fiere: la sedicesima edizione di ArtVerona, che ha debuttato in presenza venerdì e che si chiuderà stasera, non ha tradito le aspettative. Per dirlo in altre parole, qui, sembra di essere tornati al 2019 – fatto salvo l’uso di mascherina. Nessuna flessione in fatto di partecipazioni (le gallerie si attestano sulle 140 presenze) e un’affluenza di pubblico (come ci conferma il direttore Stefano Raimondi, alla sua prima prova “live” dopo l’esperienza online del 2020 che si è dilatata sui canali web della fiera fino agli scorsi mesi) che ha visto un incremento delle presenze già nella prima giornata.
«ArtVerona ha reagito bene a questo ritorno: c’è stato molto seguito da parte dei galleristi che hanno fatto proposte ottime e anche la città ha pienamente collaborato per quanto riguarda gli eventi collaterali: mi sembra un ottimo inizio per questo ritorno in presenza», ci racconta il direttore.

Il team di ArtVerona 2021. Da sinistra: Maria Chiara Valacchi, Giovanni Bonelli, Maria Marzia Minelli, Stefano Raimondi, Irene Sofia Comi, Giacinto Di Pietrantonio. Ph. Foto Ennevi

Certo, l’offerta agli stand è più cauta, come osservato anche a miart: tanta, tantissima pittura in ogni sua declinazione. D’altronde, però, dopo un anno e mezzo di buio è necessario riprendere i propri passi reimparando a muoversi, con la certezza di poter offrire qualcosa che sia più piazzabile di video, sculture o installazioni ai collezionisti che – in genere – appaiono più cauti.
«La pittura a dire il vero c’è in tutte le fiere, e funziona anche come “bene rifugio” dell’arte; è abbastanza fisiologico che nei periodi di cambiamento spesso vi sia un ritorno al quadro», racconta Raimondi.
Ma torniamo ai collezionisti, che si vedono eccome e – insieme a una moltitudine di gallerie giovani e a una ritrovata socialità – rendono questa edizione di ArtVerona davvero un appuntamento piacevole.
Sotto il segno del “Sistema Italiano”, così, Verona si conferma una manifestazione dove poter scoprire spazi indipendenti, nuovo talenti – premiati attraverso la bellezza di 13 awards – e, perché no, che esistono anche delle riviste d’arte che possono contribuire a gettare una luce su quella che è la temperatura creativa attuale della penisola.

Lo stand di exibart per Pages, firmato da Daniel González

Sì, ci riferiamo a Pages, l’esperimento espositivo a cura di Ginevra Bria che ha permesso a sei redazioni, tra cui la nostra, di offrirsi come “spazi” invasi dall’arte, creando in alcuni casi veri e propri stand monografici. E poi il bel progetto di Paola Pivi per l’ingresso, il grande tappeto realizzato in fibre riciclate Stop, by, che a seconda del suo grado di usura potrà essere nuovamente riciclato, usato per creare playground per gli asili o essere smembrato in parti e venduto per scopi benefici. E poi la sezione Evolution, gli indipendenti; «Perché la fiera deve evolversi con il presente; non può essere semplicemente di stand e quadri, deve saper modificarsi», ricorda il direttore.
Non c’è però da dimenticare che in fiera sono le gallerie, e gli affari, a farla da padrone. E allora, i protagonisti, sono soddisfatti?
All’unisono rispondono sì Marignana Arte di Venezia e Monitor, che propongono rispettivamente opere di Quayola e Matteo Fato per esempio, quest’ultimo presente anche nell’area di Senza Bagno, interessante realtà no profit di Pescara.
Soddisfatti di questo ritorno anche Studio G7 di Bologna, con uno stand particolarmente curato che offre opere di Giulia Dall’Olio, Daniela Comani e Letizia Cariello, tra gli altri artisti e Peola Simondi di Torino, con un bellissimo pezzo di Gioberto Noro a fare capolino su una parete laterale.
Uno stand più fuori dal comune, nato dall’idea di compiere un viaggio – come ci spiega la gallerista – è quello di Marina Bastianello Gallery di Mestre: qui in dialogo ci sono Penzo+Fiore con un wall di fotografie, un video e una serie di disegni a penna rossa, in dialogo con Antonio Guiotto che inscena il viaggio con Ciao, la rappresentazione di un’automobile che ci parla (anzi, canta!) di libertà e di un passato che non è mai uguale a se stesso: tutto sta agli occhi con cui si sceglie di guardarlo.

ArtVerona2021

La domanda successiva, ovviamente, è orientata sulle vendite: ArtVerona riesce a soddisfare in termini di affari? In questo caso la questione è più delicata: l’ottimismo è tangibile, l’interesse è tanto, ma la cautela di chi deve investire è altrettanto forte. Così anche Verona – di questi tempi – si pone come un banco di prova dove questa dimensione è tutto fuorché scontata o tracciata, visto che – ancora – le promesse non fanno rima con venduto.
Verona è bella perché si tratta di una fiera consapevole – afferma un collezionista famoso che non desidera essere citato – e che spinge sull’Italia senza avere ambizioni folli di posizionamento. Raimondi risponde: «Si tratta di un discorso giusto: lo spirito di ArtVerona non è quello di trasformarsi in una fiera globale, ma mostrare tutte le infrastrutture dell’arte che ci sono in Italia, di cui fanno parte anche tutti i suoi sostenitori, dai curatori ai collezionisti. L’idea per i prossimi anni, però, é anche quella invitare protagonisti stranieri che abbiano un interesse nell’arte italiana». E chissà che questo Italian System non possa diventare un po’ più visibile.

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