Mentre in Europa la situazione espositiva rimane piuttosto incerta, dall’altra parte del mondo le cose sembrano andare un po’ meglio. E così, se le gallerie francesi sono sul piede di guerra e hanno presentato un ricorso contro l’ultimo decreto che stabilisce l’obbligo di chiusura di quasi tutti gli esercizi commerciali – ma non delle case d’asta –, in Cina il museo PSA – Power Art Station può annunciare trionfalmente gli artisti della grande mostra finale della Biennale di Shangai 2021.
La manifestazione ha dovuto comunque fare i conti con il Covid-19 e per questa sua 13ma edizione ha proposto un format inusuale, diffuso su un arco temporale ampio, da novembre 2020 a luglio 2021, tra attività e progetti di vario genere e su diverse piattaforme, lungo tre fasi distinte e concepite come un crescendo collettivo, insieme ad artisti, attivisti e istituzioni. Intitolata 水 体, cioè “Bodies of Water”, e dedicata alla relazione interdipendente tra gli esseri umani e il nostro clima sempre più in pericolo, la 13ma Biennale di Shangai è stata curata da Andrés Jaque, in collaborazione con You Mi, Marina Otero Verzier, Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos.
«La 13a Biennale di Shanghai sostiene l’importante contributo che l’arte svolge nella ricostruzione di un mondo modellato dal disagio ambientale, sociale e politico. La Biennale è sensibile al modo in cui l’arte costituisce la vita stessa e vi si infiltra, alle sue capacità di riparazione, di trasformazione e di dissidenza», ha dichiarato Jacque, architetto, scrittore e vincitore, nel 2014, del Leone d’Argento alla 14ma Biennale d’Architettura di Venezia.
La sua sede principale, dove si svolgerà anche la grande collettiva di chiusura, si svolge appunto nel PSA, il primo museo statale di arte contemporanea cinese, ricavato negli spazi di una ex centrale elettrica e, prima ancora, a carbone, che ha supportato l’industrializzazione del fiume Huangpu. I lavori costarono circa 64 milioni di dollari e furono sostenuti interamente dall’amministrazione di Shangai che, tra le città cinesi, è ormai diventata un centro nevralgico dell’arte contemporanea. Per esempio, tra gli altri spazi, qui si trovano il Prada Rong Zhai, una residenza restaurata dalla maison, e qui sorgerà il Centre Pompidou x West Bund Museum, un progetto che rientra in un ampio quadro di relazioni diplomatiche tra la Cina e la Francia.
Ma la Biennale di Shangai ha scelto sedi meno usuali per la sua 13ma edizione, come la Sunke Villa al Columbia Circle, un’area ricavata dalla bonifica della zona umida originaria della regione, e l’ex edificio della Commercial Printing Factory. Gli artisti, i collettivi e gli autori coinvolti per la mostra di chiusura presenteranno opere incentrate sui temi della cura degli ecosistemi e dell’interdipendenza tra i soggetti che li attraversano. Un numero significativo di queste opere, 33 in totale, sono state appositamente commissionate e concepite per gli spazi della Biennale.
Ecco gli artisti partecipanti (con l’asterisco, i progetti commissionati): Alberto Baraya; Ana Mendieta; Antoni Muntadas*; Astrida Neimanis*; Aunty Rhonda Dixon-Grovenor; Clare Britton*; Ayesha Tan Jones*; Cao Minghao and Chen Jianjun*; Carlos Casas*; Carlos Irijalba*; Cecilia Vicuña; Cheng Xinyi; Cooking Sections (Daniel Fernández Pascual and Alon Schwabe); Dai Chenlian*; Debajo del Sombrero (participating artists: Andrés Fernández, José Manuel Egea, Miguel García, María Lapastora and Belén Sánchez); Diakron and Emil Rønn Andersen*; Diane Severin Nguyen*; Feliciano Centurión; Guo Fengyi; Heather Phillipson*; Ibiye Camp*; Itziar Okariz*; Jenna Sutela; Joan Jonas*; Karrabing Film Collective; Kyriaki Goni*; Liam Young; Michael Wang*; Nerea Calvillo (C+arquitectas)*; P Staff in collaboration with Basse Stittgen*; Pepe Espaliú; Pu Yingwei*; ReUnion X DMAS*; Revital Cohen and Tuur Van Balen; Sun Xiaoxing, Qiu Zhen, Zhao Kunfang and Huang Siyao*; Tabita Rézaire; Torkwase Dyson*; Vera Frenkel; WORKac (Amale Andraos and Daniel Edward Wood); Zadie Xa and Benito Mayor Vallejo*; Zheng Mahler (Royce Ng and Daisy Bisenieks).
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