Stop-and-go per la mamma di tutte le fiere italiane: quali le scelte e le aspettative delle gallerie? Sono 143 le partecipanti di questa edizione, terza in presenza sotto la direzione artistica di Simone Menegoi che ripropone la formula Main Section + tre sezioni curate e su invito: Focus diretta da Marco Meneguzzo, rivolta quest’anno specificamente all’arte cinetica, programmata ed esperienze italiane tra fine anni Cinquanta e anni Settanta del Novecento; Pittura XXI, approfondimento particolare curato da Davide Ferri sulla pittura italiana e internazionale del nuovo millennio e Fotografia e immagini in movimento a cura della piattaforma Fantom, che mostra le ricerche con altri media. Agli espositori anche quest’anno è stato suggerito di presentare un numero limitato di artisti o tanto più proposte monografiche.
Scelta che «ha fatto storcere il naso ad alcuni colleghi», commenta Giovanni Rizzuto dell’omonima galleria di Palermo, «ma che mira ad innalzare la qualità della proposta. La trovo un’ottima iniziativa, presentiamo la più recente produzione di Francesco De Grandi, invitato a partecipare alla sezione Pittura XXI». Stesso detto per i due artisti di Michela Rizzo di Venezia, Lucio Pozzi e la giovane Sophie Westerlind. «Sono certa che mi troverò in ottima compagnia, sia a livello di gallerie presenti che di artisti esibiti, credo fortemente nel team curatoriale che è garanzia di serietà e di selettività».
Anche la z2o Sara Zanin di Roma è presente all’interno di Pittura XXI con una selezione di opere che, come per la Rizzo, mette in campo un dialogo transgenerazionale tra un artista internazionale e una giovane pittrice, Alfredo Pirri e Nazzarena Poli Maramotti. «La speranza di tornare a riattivare efficacemente il mercato dell’arte anche attraverso le fiere è un elemento che guida le nostre aspettative» dichiara Zanin, «dal 2009 abbiamo accresciuto la familiarità con Arte Fiera e partecipato in passato anche al programma che la città promuove con Art City. Il nuovo corso dato alla fiera ne sottolinea la vocazione altamente specialistica ma d’incontro diretto con il pubblico generico, inoltre la sinergia che si crea tra enti e istituzioni di qualità motivano una nuova partecipazione da parte nostra».
«Il sistema fieristico negli anni ha sempre premiato» – aggiunge la Rizzo – «ma va ripensato, almeno in parte, perché ritengo si appoggi in maniera sostanziale sui galleristi. Il peso dei costi che la categoria deve affrontare andrebbe sicuramente alleggerito per permetterci di rispondere meglio alla crisi determinata dal Covid e dalle difficoltà in generale dei tempi che ci troviamo a vivere».
Rizzuto appunta, «le statistiche mostrano che i cataloghi online e le fiere virtuali tendono a privilegiare le gallerie molto famose e gli artisti già noti, poiché il collezionista medio, senza il rapporto face-to-face con l’opera d’arte, tende ad acquistare ciò che già conosce o di cui ha sentito maggiormente parlare. Credo fortemente nel mondo digitale ma, ad eccezione della nuova frontiera degli NFT, la maggior parte delle forme d’arte richiede presenza. In particolare per le gallerie “di proposta” come la nostra, è l’occasione per presentare gli artisti più giovani».
«Le fiere in presenza sopravvivranno», sostiene Epicarmo Invernizzi della milanese A arte Invernizzi, «negli ultimi anni però, sono diventate troppe e penso si andrà incontro a una selezione qualitativa». Ci annuncia di aver scelto per la Main Section lavori recenti di Gianni Asdrubali, Bruno Querci e Nelio Sonego, tre protagonisti della pittura italiana.
Dubbi sulla partecipazione a Bologna? «Ciò che conta» ribadisce «è continuare a presentare un programma di qualità».
Considerazione affermativa e condivisa in coro da tutti i galleristi intervistati. Malgrado una doppia crisi, quella interna lamentata negli ultimi anni e dovuta anche alla crescita di altre fiere sul territorio nazionale, prima ancora di quella incontrovertibile con l’emergenza sanitaria, si continua a credere nelle possibilità di rete e commerciali che vengono a crearsi nei giorni bolognesi.
Chico Schoen di Guidi&Schoen ci dice che Arte Fiera è la prima a cui partecipano da quando è scoppiata la pandemia, con due personali di Olivo Barbieri e Giacomo Costa, invitati nella sezione Fotografia e Immagini in movimento. «Bologna è sempre stato per noi il luogo dove incontrare tutti i collezionisti italiani che ci seguono “a distanza” non potendo venire con frequenza a Genova, e speriamo anche di rincontrare tanti amici e appassionati».
Con la sua posizione centrale in Italia, Arte Fiera rimane punto di diramazione per l’arte soprattutto italiana, che si tenga tradizionalmente all’inizio o metà dell’anno.
Roberto Ratti della Traffic Gallery di Bergamo ci parla del fil rouge che lega le sue attività a Bologna «la provenienza di molti dei miei artisti che hanno lavorato o ancora lavorano in città e nove edizioni di Arte Fiera». Quest’anno in Fotografia e Immagini in movimento porta Mustafa Sabbagh, Virginia Zanetti e Jacopo Valentini. «Mostrare la qualità delle loro ricerche intessute di recenti collaborazioni istituzionali è tra le nostre motivazioni più forti».
La fiera vale ancora come catalizzatore?
«Arte Fiera piace perché è la sintesi perfetta tra quantità e qualità, offrendo molto più di altre fiere uno sguardo completo su tutta la ricerca artistica italiana» risponde Giuseppe Compare della Shazar Gallery di Napoli. «Mi aspetto che assolva al suo ruolo e funzione indicando una via d’uscita dallo stallo della pandemia con una proposta equilibrata. Abbiamo scelto per Fotografia e immagini in movimento 2022 tre artisti diversi, Anna Raimondo, Simone Cametti e Lello Lopez, accomunati dall’espressione con differenti media».
Risponde a sua volta Ratti, «se l’uomo riuscirà a contenere i conflitti, allora si troverà una sintesi equilibrata che ci permetterà di non dover più rispondere a domande come questa!».
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