Una fiera forte, sotto la salda guida di Simone Menegoi, che rafforza il programma di rinnovamento messo in atto fin dall’inizio del suo incarico, nel 2019. Da giovedì 12 maggio Arte Fiera riconfermerà la sua vocazione per la scena italiana, presentando un percorso di visita che torna ad articolarsi nelle tre sezioni curate e su invito che affiancano la Main Section (Focus, dedicata al contemporaneo storicizzato a cura di Marco Meneguzzo; Pittura XXI a cura di Davide Ferri; Fotografia e immagini in Movimento a cura del collettivo Fantom); e torna anche il Public program che quest’anno ha come protagonista Liliana Moro e Oplà. Performing Activities l’approfondimento dedicato alla performance a cura di Silvia Fanti. A raccontarci questa edizione 2022 è il suo direttore.
Il 2022 segna per Arte Fiera un nuovo inizio e un importante ritorno dopo un anno e mezzo di pausa (rispetto all’edizione online del 2021). Siamo abituati a pensare a Bologna come alla realtà che solitamente apre la nuova stagione fieristica, ma in questa edizione così particolare, Arte Fiera segue le altre, segnando l’ultima delle grandi riaperture. Possiamo aspettarci una marcia in più rispetto a quello che abbiamo appena visto a Torino e Milano?
«Più che paragonarsi alle altre fiere, Arte Fiera guarda soprattutto al proprio percorso, cercando ogni volta di migliorare la propria proposta. L’andamento positivo registrato già a partire dal 2019 è stato sostanzialmente confermato, anche in un anno senza dubbio difficile. Quella che presentiamo è una fiera più attraente, sia da un punto di vista commerciale – come dimostrano, a livello delle gallerie presenti, le conferme e le new entries – sia da un punto di vista curatoriale e architettonico, grazie al restyling generale messo in atto già nel 2020 e alla conferma dei padiglioni 15 e 18 come sedi dell’evento fieristico. Più specificamente, inaugureremo un nuovo allestimento, le cui soluzioni, a livello di materiali degli stand, prendono come modello quelle di Frieze Master».
Qual è la differenza maggiore nell’allestimento, rispetto al gennaio 2020?
«Il cambiamento più importante è quello dell’ingresso, che non prevede più il passaggio obbligato attraverso il Padiglione 18, quello dedicato al Moderno, ma lascia libero il visitatore di organizzare il suo giro tra gli stand scegliendo quale padiglione visitare per primo».
Quali sono i riscontri più importanti ottenuti in questa nuova edizione da un punto di vista della partecipazione?
«Rispetto agli espositori, mi pongo due obiettivi fondamentali: attirare nuove gallerie di qualità e fare in modo che quelle che già partecipano abbiano voglia di ritornare. La scelta di Galleria d’Arte Maggiore, di A arte Invernizzi e della Richard Saltoun Gallery non solo di confermare la loro presenza anche quest’anno, dopo il loro arrivo nel 2020, ma di riproporsi con stand più grandi, è un risultato che mi lusinga e mi convince di essere sulla strada giusta per il rilancio di Arte Fiera. Per quanto riguarda le new entries, sono felice di annunciare, fra gli altri, il ritorno di Francesca Minini e di Enrico Astuni per il Contemporaneo e della Galleria Niccoli, di Frittelli Arte Contemporanea, di Bottegantica e Allegra Ravizza per il Moderno».
La scelta di Galleria d’Arte Maggiore GAM e di Enrico Astuni di tornare a dare fiducia alla Fiera della propria città è decisamente un chiaro segnale della “salute” di Arte Fiera. Quale rapporto hai intessuto con Bologna in questi anni?
«Se mi chiedi delle mie impressioni in generale sulla città, rispondo che sono felice di essere qui. Quante altre città delle stesse dimensioni di Bologna possono vantare un interesse per l’arte contemporanea così vivace, con una comunità di artisti, critici e curatori locali e di istituzioni pubbliche e private che lavorano in dialogo per un’offerta culturale di alto livello? Bologna vanta senza dubbio una delle scene dell’arte contemporanea più attive e significative d’Italia».
Grande novità annunciata è la costituzione a Bologna di un Trust per l’Arte Contemporanea. Quali sono le relazioni dirette con Arte Fiera?
«Si tratta di un organismo creato con il concorso di tre enti istitutori, ovvero la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e BolognaFiere, il cui beneficiario unico è proprio il Comune di Bologna. Il Trust è nato con uno scopo preciso che è quello di potenziare l’area del moderno e del contemporaneo in città, in particolare mettendo a disposizione del MAMbo un fondo patrimoniale che ha diversi obiettivi quali le residenze d’artisti, il sostegno alle mostre temporanee del museo, l’ampliamento delle collezioni pubbliche cittadine attraverso acquisti mirati di arte italiana del secondo dopoguerra e degli ultimi decenni. Ed è proprio con questo specifico scopo che il Trust è presente anche in fiera, con una giuria di tre esperti – Sarah Cosulich, Chiara Parisi e Claudio Spadoni – che hanno a disposizione un budget di 30.000 euro da investire in nuove acquisizioni».
Torna il public program con un progetto site specific di Liliana Moro che segue i precedenti di Favelli, Marisaldi e Arienti. Si conferma quindi l’interesse per gli Anni Novanta?
«Credo che i nostri mid career siano ancora troppo spesso trascurati. Fino ad oggi abbiamo cercato di proporre un focus su questa generazione la cui importanza non è sottolineata abbastanza. E anche in questa occasione l’artista invitato ha prodotto un’opera site-specific, un’installazione sonora presente nel tratto del percorso che collega l’ingresso Nord con i Padiglioni della Fiera».
Una novità di cui ancora non abbiamo ancora parlato, è la scelta di Gloria Bartoli di dare una nuova direzione alla sua carriera, lasciando la vicedirezione di Arte Fiera. Come ti senti, oggi, ad essere vicino al traguardo e non avere più il suo sostegno?
«Quando Gloria si è congedata mi ha detto: “Credimi, quella che era la mia esperienza specifica nell’organizzazione di una fiera, e che all’inizio poteva forse mancarti, ormai l’hai acquisita interamente. Penso che tu possa tranquillamente lavorare in maniera autonoma”. Se non suona troppo presuntuoso da parte mia dirlo, penso che sia vero. Ora accanto a me c’è una giovane assistente, Guendalina Piselli, con la quale sto lavorando molto bene».
Nel 2023 si conclude il tuo primo mandato alla direzione di Arte Fiera. Quali sono i tuoi obiettivi per quella data?
«Sicuramente continuare e consolidare la crescita che ha caratterizzato la mia Direzione. E se non ci saranno nuove limitazioni, per la prossima edizione vorrei provare a fare un deciso balzo in avanti, in primo luogo nella selezione delle gallerie presenti. Ma è ancora troppo presto per parlarne».
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