Nel contesto della grande kermesse che ospita opere d’arte da tutto il mondo, presso lo stand n. 9 saranno presentate 12 magnifiche opere ceramiche realizzate dall’artista faentino Carlo Zoli negli ultimi anni, due delle quali inedite, che documentano la sua originale poetica ovvero la sua costante ispirazione al mito in chiave contemporanea; il pubblico potrà scoprirle non solo visitando la mostra ma anche attraverso discussioni e approfondimenti coinvolgenti che illustreranno le tematiche e il processo creativo alla base della sua arte.
Zoli porta a Zurigo una selezione di terrecotte policrome, la tecnica che da sempre lo contraddistingue nella realizzazione di pezzi unici, nati plasmando la creta e poi rifiniti con patine, smalti e metalli preziosi, in cui infonde la sua visione esistenziale; figure simboliche senza tempo che richiamano eroi, divinità, archetipi e utopie, parte dell’immaginario collettivo, le cui radici affondano nell’antico ma in cui si riconoscono valori costanti e sempre attuali; sentimenti, passioni, paure, sogni che contraddistinguono anche l’uomo di oggi con le sue ansie e i suoi interrogativi sul senso della vita tra guerre, crisi e sfide globali.
Sono sculture che fanno parte delle serie “Tempesta” e “Quiete”, i due volti speculari e complementari dell’esistenza, tra fasi di conflitto e risvolti dolorosi come in Aracne (2019), I Guardiani del Tempio (2019), Trittico mistico (2019), Furia oscura (2022), Ares (2022), I sacri fratelli (2022), e momenti di serenità e riscatto esemplificati da Dafne la grande (2018), Urania (2022), Tra le onde (2022), a cui si aggiungono le due composizioni mai viste dal vivo:
Pandora velata (2018) della serie “Tempesta”, richiama la figura mitologica incaricata da Zeus di portare con sé un vaso, contenente tutti i mali possibili, che non deve essere mai aperto, ma vince in lei la curiosità e la disobbedienza all’ordine scatena un torrente di disgrazie. L’artista ritrae la donna come un essere di notevole bellezza, la cui forma snella e armoniosa incarna il fascino dell’ignoto, come evidenzia il velo, ma nonostante le sofferenze e le difficoltà che ha causato, infonde in chi guarda un barlume di speranza. La natura enigmatica di Pandora esprime infatti il delicato equilibrio tra la ricerca della conoscenza e le potenziali conseguenze delle nostre azioni e, al contempo, la resilienza intrinseca dell’umanità, la sua capacità di perseverare tra prove e tribolazioni.
L’inizio di una nuova storia (2021) della serie “Quiete” evidenzia invece la tensione dell’atto creativo nell’arte come nella vita. L’artista si ritrae sospeso a mezz’aria al centro della scena, come un’immagine solitaria in attesa. Ai suoi piedi, una centaura che racchiude in sé la dualità di donna e cavallo e simboleggia l’equilibrio perfetto tra istinto bestiale ed elevazione spirituale. Tra i due si percepisce un’atmosfera carica di sospiri d’amore e di attesa di un incontro sfuggente, sottolineato dalla resistenza della lastra metallica che li tiene separati distanziando l’ispirazione ideale dalla sua realizzazione. Ma entrambe le figure sorridono e Zoli non perde la fiducia, auspicando una possibile connessione tra spirito e materia attraverso il viaggio da intraprendere, giorno dopo giorno, per dare forma alla fantasia e per mettere in atto la propria storia.
La mostra di Zurigo sarà un’occasione straordinaria per conoscere il meticoloso e appassionato lavoro di Carlo Zoli lasciandosi trasportare nel suo mondo fantastico per sentirsi partecipi di un senso collettivo di umana sacralità.
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