Se è vero l’adagio di Robert Browning che recita “less is more”, allora la preview della quarta edizione di Roma Arte in Nuvola ha immediatamente preso la giusta rotta: rispetto al 2023, la fiera ideata e diretta da Alessandro Nicosia, ha fatto registrare meno espositori – 140 contro i 150 dell’edizione passata -, meno opere provenienti dai progetti istituzionali e meno interventi che sembrano consentire, sin dal primo impatto, ariosità al dialogo fra la ricerca degli espositori, la curatela dei progetti ospitati e la sezione più performativa della fiera.
Il General Floor si apre con un’asciutta selezione museale che anticipa l’area fieristica, nella quale Mario Ceroli, Isabella Ducrot e due tessuti in corteccia d’albero (XIX sec.) provenienti dal Museo delle Civiltà di Roma condividono l’ingresso con l’iper-contemporaneo dei lavori di Iginio De Luca, Elvio Chiricozzi e Wang Yuxiang. L’angolo sinistro è dedicato a Vedovamazzei attraverso una mostra curata dalla Direttrice artistica Adriana Polveroni e l’opera della Fondazione MAXXI. Un approccio museale-didattico che pervade senza invadere, proseguito con l’isola informativa della Direzione generale Archivi del Ministero della Cultura, con il booth della Direzione Generale Creatività Contemporanea, e i vari spazi dedicati a Piero Guccione, Pietro Consagra, il Maestro Franco Giorgi, Giuseppe De Nittis e Pino Pascali e i 12 busti inediti di Antonio Canova presentati dal main sponsor Banca Ifis.
Entrati nell’area fieristica dedicata al moderno, troviamo un dinamico incontro fra tradizione e sperimentazione; se la prima è portata avanti dai grandi attori del circuito come Mucciaccia Gallery, Tornabuoni Arte e Galleria Russo – che, fra i vari lavori, presenta un angolo di bellissime ceramiche di Duilio Cambellotti del primo Novecento –, la ricerca e la sperimentazione non mancano, come nel caso dello stand di Studio d’Arte Raffaelli con le opere di Federico Lanaro e una piccola sezione dedicata al lavoro di sapore nostalgico di Simone Tribuiani.
Nonostante la prevalenza di lavori storici, troviamo anche nuove produzioni, fra le quali spicca quella di Paolo Grassino per Maurizio Caldirola Arte Contemporanea nello stand curato da Davide Di Maggio. Curatoriale anche l’approccio de La Nuova Pesa, che presenta le opere provenienti dal ciclo di tredici mostre del progetto Realia, con lavori di Andrea Aquilanti, Gianni Dessì, Giuseppe Salvatori e Sveva Angeletti fra i tanti. Momento culminante del General Floor è certamente lo stand di ceramiche di Raffaello Pernici – Best Ceramics, con una selezione meravigliosa di ceramiche moderne che spaziano da Corrado Cagli ad Aligi Sassu fino a Galileo Chini e Gio Ponti. Inutile citare i soliti nomi noti, soprattutto nel contesto romano, come Schifano, Festa, Capogrossi, Kounellis ma anche Adami, Scheggi e Boetti. Forti delle recenti retrospettive di respiro nazionale, si moltiplicano i lavori di Accardi e Salvo.
Salendo al Piano Forum, forse la sezione con maggiori complessità di questi primi anni di fiera, assistiamo a un degno raccordo con il piano sottostante. Introdotti dalla Casa senza titolo di Sislej Xhafa del MAXXI e compiendo un giro intorno alla mostra fotografica curata da Arianna Catania, che occupa l’area centrale del piano, incontriamo diversi stand curatoriali e una generale riduzione del numero di lavori che facilita la visione e l’emersione dei progetti espositivi. Spiccano le ceramiche di Guglielmo Maggini per lo stand, molto armonioso, di z2o Sara Zanin, i lavori di Marco Emmanuele per LABS Contemporary e quelli di Mauro Reggio per lo stand di Galleria 196 e Santomanifesto nella sezione “Nuove Propsettive” curata da Valentina Ciarallo. Di grande impatto formale lo stand monografico di Galleria IPERCUBO con i lavori di James Hillman. Per il figurativo emerge il lavoro di ricerca della galleria 1/9unosunove, che presenta i lavori a olio di ascendenza fotografica di Giovanni Bongiovanni. Corredata dalla sezione performativa curata da Daniela Cotimbo e Adriana Polveroni, Roma Arte in Nuvola si prepara a vivere un weekend di grande fermento, nel tentativo di dare nuova linfa al settore in un dialogo misurato ma dinamico fra realtà frastagliate italiane e internazionali.
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