Curata da Rossella Farinotti, che nel 2023 realizzò una prima edizione di grande richiamo, la manifestazione presenta molte novità in programma e muove verso una dimensione sempre più giovane e internazionale, attenta all’integrazione con il patrimonio locale e artistico che Cremona conserva. «Una manifestazione energica, nata dalla sinergia di un circuito di idee e personalità attento e preparato», dalle parole dell’assessore alla cultura Luca Burgazzi.
19 artisti per 27 sedi diffuse trasformano Cremona in una vera e propria “tela bianca”, come ci racconta Leonardo Caldonazzo, titolare della galleria Triangolo e membro della Fondazione Arvedi Buschini, promotrice del progetto. Cremona Art Week nasce «dalla sinergia e dal compromesso tra persone molto speciali e grazie agli artisti di provenienza internazionale che hanno vissuto le atmosfere della città e puntellato i luoghi antichi con le loro opere», come spiega la curatrice. Una manifestazione di arte diffusa che non esisterebbe senza un appassionato lavoro di unione e comunità, una ricerca collettiva per reinterpretare il rapporto tra futuro e passato e creare un momento di confronto.
Liber* Tutt*: è l’opera di Claire Fontaine a dare inizio al nostro giro cremonese, in occasione dei primi giorni dell’Art Week. La scritta a led del duo, che è stato protagonista alla Biennale di Venezia, è collocato nel giardino dell’università Cattolica del Sacro Cuore, monastero benedettino che racconta di una Cremona antica e densa di stratificazioni di epoche e storie. Il rosso della scritta accoglie i giovani studenti e i visitatori e il colore, con il calare della luce, si diffonde nel cortile come un inno di liberazione dagli stereotipi di genere e dai condizionamenti che l’arte da sempre ha saputo schivare e alterare. Un messaggio di ribellione, forse una domanda, che dà inizio ad una manifestazione inclusiva, che mira a riattivare la città con sguardo sensibile e attento sul contemporaneo.
Nel monumentale spazio dello Spazio San Carlo Cremona, una scenografia di rimando teatrale avvolge in anteprima mondiale Requiem (2019), l’ultimo lavoro dell’artista lituano Jonas Mekas. Dalla dimensione del cinema espanso, tre decenni di riprese scorrono sulle note dell’omonima composizione di Giuseppe Verdi, in un gioco di incontro e scontro tra la sacralità del luogo, la delicatezza poetica della natura e la cruda violenza della repressione civile.
Arriviamo a Palazzo Vidoni, architettura rinascimentale posta lungo il corso di Porta San Luca: al centro della corte l’artista Luca De Angelis ci accoglie con Madrigale, maestoso stendando su cui sono stampate figure di piante e fiori esotiche e un sole che tramonta al centro, un intreccio sinuoso che compone una giungla selvaggia ma benevola. Al primo piano troviamo Zoe William, artista inglese che espone nove ceramiche smaltate e lucide, mistiche e sensuali, che richiamano simboli archetipici femminili. Figure fluide, piatti, riferimenti al rituale sacro del convivio, figure ermafrodite e non umane dissacranti. Un’idea femminile mordente, frammenti che performano il loro essere materia, in un immaginario quasi erotico come sogni contaminati.
Al Ponchielli, principale teatro di Cremona, l’artista inglese Emma Talbot installa The Tragedies, opera site-specific imponente che affronta la tragedia greca di Medea in relazione alla storia più recente. Un sipario teatrale di stoffa, come un mantello di Dea, sostiene i volti e le braccia delle donne del coro dell’antico mito, drammaticamente alzati come ad invocare aiuto: «Nella tragedia la follia del potere, i mostri di tutte le debolezze, tempesta su tempesta in tempi volativi, pretesa di forza con ripercussioni orribili. Vite inconsolabili scambiate per potere e distruzione.»
Da Triangolo, prima galleria d’arte pioniera del contemporaneo a Cremona rilanciata da Leonardo Cadonazzo Arvedi nel 2018, sono esposte Opere Libere di Federico Cantale, sculture in legno geometriche e multidimensionali, pezzi unici che evocano forme antropomorfe e semanticamente stratificate, in un gioco di metamorfosi tra la figura umana e il suo ambiente rivissute tramite il ricordo d’infanzia. Presente in mostra anche una scultura in bronzo del 2019 dell’artista Francesco Gennari intitolata Ahhh. Camminando per via Robolotti incontriamo l’agenzia di viaggio Thyself Agency, pensata da Luca De Leva. Un’agenzia molto particolare che propone un vero e proprio viaggio all’interno delle vite degli altri attraverso uno scambio di persona compiuto per un determinato periodo di tempo, una “spedizione nell’ignoto” per conoscere meglio se stessi e l’altro da se, tra difetti, abitudini e libertà di scelta.
Con un percorso a “inciampo” si incontrano le sculture di Federico Cantale nel Palazzo del Comune, sede della municipalità cittadina: Copriti bene (Inverno) sono i tronchi spogli di due alberi caduti dal freddo in una calda metamorfosi umana. Proseguendo, ci si immerge nell’installazione ambientale di Lucia Cristiani in un connubio magico tra le sue opere Dense e Dopo tanto perdonami, tra le sedimentazioni del tempo di un relitto marino. Indagando lo straordinario flusso migratorio delle anguille europee, l’artista invita a cercare nuovi punti di riferimento nell’incertezza del presente. Attraversando le sale del Palazzo, si incontrano i piccoli elementi scultorei del duo Valentina Ornaghi e Claudio Prestinari, animando i residui abbandonati dopo un’operazione di lavoro su quei tavoli sempre apparecchiati. Una cura al valore e poetico delle cose quotidiane, come nelle due matite in Due fuori dal comune che sfiorandosi le estremità appuntite si fondono in un unico elemento perdendo la loro funzione.
La bellissima Piazza del Comune, che lo scorso anno aveva accolto nel battistero l’opera iconica EGO di Maurizio Cattelan posta all’interno del Battistero, ospita per questa nuova edizione Hercules di Patrick Tuttofuoco, opera che si rivela nel suo dialogo con la complessità del contesto pubblico, riprendendo la scultura della loggia dei Militi, riferimento all’immaginario comune della città, decostruendone lo stereotipo di eroe virile e invincibile tra terreno e divino. L’installazione, tre stampe digitali che prendono luce di notte, è composta da due grandi occhi che guardando lo spazio urbano e accolgono al centro un’orchidea, equilibro tra maschile e femminile: «Un gioco di sintesi per aumentare la banda del segnale di attenzione degli abitanti della città».
Uno dei lavori più profondi e perturbanti è quello di Jeremy Deller alla Casa Stradivari, sede della Fondazione che promuove e valorizza l’arte della liuteria cremonese e la storia del maestro Stradivari. Al pian terreno l’opera video Ramallah Old Town 30th April 2024 racconta della realizzazione di un violino, a cui si alternano le mani, la voce e il volto di un uomo. L’artista americano (ri)scopre la storia di un liutaio violinista che vive a West Bank, sotto l’occupazione militare sionista. Il documentario, realizzato appositamente per la manifestazione cremonese e per il legame con la casa di Stradivari, racconta il ruolo del violino come strumento di pace, anche laddove la quotidianità è stata resa impossibile dalla guerra.
A pochi minuti a piedi Palazzo Affaitati, sede del museo civico e della biblioteca dal 1928, ospita nella Sala delle colonne Fai bene finchè hai tempo di Thomas Berra, una sorta di scenografia autoironica che ricorda un bagno, “ultimo luogo di solitudine possibile”, composta di piastrelle di maiolica dipinte a mano e sorrette da un’impalcatura in legno. Un rubinetto, considerato dall’artista come una sorta di “fontana dissacrante”, lascia scorrere un filo d’acqua. Luca de Angelis, il cui stendardo ci aveva accolti a palazzo Vidoni, qui presenta due pitture a olio, poste in dialogo con i baldanzosi decori dell’architettura. Uno dei dipinti, di matrice classicheggiante, ritrae una maestosa figura in meditazione, ricordo dell’opera adi San Francesco di Caravaggio. Di fronte, la ceramica Algol’s Mistress di Zoe William, testa serpentina della Medusa connessa al tema del cibo e del consumo, la cui ispirazione è stata tratta dall’opera dell’Arcimboldo presente nella Pinacoteca.
Il Tempietto di San Luca, adiacente alla sua chiesa, è normalmente chiuso al pubblico. Aperto in occasione della rassegna, è stato qui collocato Altare per divinità storicizzate (2019) di Daniele Milvio, in dialogo con lo spazio, che richiama sia l’elemento del tabernacolo che della fontana. Si tratta della materializzazione in scala di un’idea di Sottsass, un incontro tra sacro e profano in chiave contemporanea. Nel Teatro di San Luca, ex sala cinematografica annessa alla chiesa, ci si immerge in una stanza buia che abbraccia e avvolge Vorrei perdermi e non trovarmi più (2023) di Francesco Gennari: un tubo metallico da cui si riversa una miriade di piccole caramelle di zucchero che si disperdono in tutto lo spazio, conferendo all’opera una dimensione ludica e misteriosa.
FasaArchitetti è uno studio di architettura fondato da Federico Fasani nel 2018, e per l’Art Week ospita i lavori di Victoria Colmegna, artista argentina la cui pratica intreccia beni di lusso, moda e industria tessile. Disseminata nello studio, una serie di 14 maglioni fatti a mano che intessono con la stoffa le opere di Picabia, pensati inizialmente per vestire i figli dei collezionisti e trasformati ora per “contagiare” un altro tipo di consumatore. Tra le intime braccia della cappella del Museo archeologico di Cremona, si inseriscono le delicate e fiabesche sculture di Nevine Mahmoud. In una nicchia spunta Decollates (ears), delle candide orecchie da cerbiatto in marmo a cui si rivolge lo sguardo dell’animale di Josefine (looking back), costretto in una postura contorta. Tra le due opere si delineano le forme di una “scultura invisibile” che colma lo spazio di un’ambigua e angosciante tensione.
Un ricco palinsesto di eventi, i Progetti Faville, animerà il centro di Cremona nei giorni dell’Art Week. Dalle esposizioni realizzate appositamente con la galleria Longari Arte Milano e Cantore Galleria Antiquaria a Palazzo Vidoni; insieme a quella in collaborazione Galerie Conradi di Amburgo per la mostra Figure I di Andrzej Steinbach presso Residenza Torriani, dove prende forma il corpo espositivo Far brillare la polvere del duo SC_NC (Stefano Comensoli e Nicolò Colciago) per Progetto Ludovico; fino alla mostra Testimonianza di Roberto Amoroso nello storico edificio di Palazzo Guazzoni Zaccaria composta da tre arazzi, una stampa su tessuto e un video che raccontano la poetica dell’artista, incentrata su ecofemminismo, relazioni queer e rigetto dei sistemi costrittivi istituzionali. Nei sotterranei dello stesso edificio, invece, si trova l’esposizione No Future che espone i progetti degli studenti di Ettore Favini, curata dall’artista e da galleria Triangolo. Del circuito OFF fa parte anche la mostra God Save Matter (fino al 2 giugno) al Museo Diocesano di Cremona: protagoniste sono le opere di Giorgio Palù, l’architetto che ha firmato il rifacimento del museo stesso nel 2021. Curata da Ilaria Bignotti, la mostra si identifica come un percorso spirituale composto da opere site specific che accompagnano alla scoperta dei beni museali, artistici e liturgici presenti nella sede, composte a partire da materiali tradizionali e industriali, dalle resine ai metalli al marmo.
Tappa obbligata a conclusione del percorso è il ritrovo presso il Bar Cremona, che si rifà a quei famosi caffè letterari degli anni Trenta di Parigi e Milano, come il Jamaica e il Roxy Bar frequentati da artisti e intellettuali. Il progetto Bar X, ideato da Giorgio Galotti insieme a Thomas Braida, Andrea Magnani e Marta Ravasi, parte dalla necessità di rinnovare il concetto di bar ospitando storie legate ai processi creativi, coinvolgendo gli artisti a parlare di pratiche e progetti ed esponendo opere che si mescolano alla vita caotica e rumorosa del locale aperto a tutte le ore. Mappa alla mano, Cremona è pronta per essere esplorata, guidati dai linguaggi dell’arte contemporanea, in una settimana che riattiva tradizioni antiche del territorio e nuove idee che guardano al futuro dell’arte e delle sue declinazioni sociali e culturali. Un ricco percorso che è fatto innanzitutto di persone, di parole, di incontri e di sinergie sincere.
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