A Torino oggi, 4 novembre, la conferenza stampa, in presenza, di Artissima Unplugged. Ecco l’intervista che la Direttrice ci ha rilasciato qualche settimana fa.
Prima il progetto Fondamenta. Poi la creazione della piattaforma Artissima XYZ. E alla fine l’inevitabile decisione di non combinare l’estensione on line di Artissima 2020 con una classica versione fisica. Quanto ti sentivi preparata a questo? In generale l’ipotesi di un’edizione prettamente digitale della tua fiera la temevi o t’incuriosiva?
«Le trasformazioni mi hanno sempre incuriosito ma ero sinceramente convinta che saremmo riuscite ad inaugurare la fiera nelle consuete modalità. La centralità del digitale è, da quando dirigo Artissima, un focus del nostro lavoro, ed è stato quindi naturale evolvere in questo senso in reazione al lockdown. Insieme al team curatoriale della fiera 2020, abbiamo realizzato progetti come Fondamenta che ha riunito in un unico luogo fiera, gallerie, curatori, collezionisti, opere, artisti, presentando una ricognizione sulle ricerche artistiche contemporanee e offrendo gratuitamente nuove opportunità di visibilità, vendita e contatto con il pubblico dell’arte.
Ancora prima, a marzo, quando sembrava che solo l’Italia in Europa avrebbe subito chiusure, con /ge·ne·a·lo·gì·a/, sul profilo Instagram della fiera, abbiamo costruito giorno per giorno un “albero genealogico” intimo e personale dell’arte italiana contemporanea. Fino al 17 aprile, un artista, scelto tra quanti presentarono le proprie opere al Deposito d’Arte Italiana Presente di Artissima 2017, ha indicato nel panorama italiano i colleghi cui si sente particolarmente legato, specificando chi considera tra loro i propri ideali antenati e discendenti o compagni di strada. Con questo progetto abbiamo voluto trasmettere il messaggio che l’arte non si ferma ed è capace di trascendere le barriere fisiche per continuare a raccontarsi e a proporre contenuti nuovi e positivi grazie al digitale. Sempre nell’ambito delle iniziative digitali della fiera, realizzate grazie al sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, quest’anno Artissima presenterà, come sempre, il catalogo online e il nuovo progetto Artissima XYZ, un’inedita piattaforma cross-mediale online che trasforma le sezioni curate della fiera (Present Future, Back to the Future e Disegni) in un’esperienza immersiva. Nonostante gli importanti investimenti sul digitale, credo comunque che il rapporto “fisico”, diretto con l’opera d’arte, il dialogo con l’artista e il collezionista, l’incontro con il pubblico, abbiano un valore insostituibile. Per questo motivo, insieme al mio team, abbiamo immaginato una nuova versione più intima di Artissima, nel rispetto dei vincoli che l’emergenza sanitaria impone».
Artissima “barcolla ma non molla”, e anche se l’Oval resta chiuso fa sentire la sua presenza in giro per Torino. Qualche dritta su come approcciare al meglio questa nuova dimensione urbana?
«Quest’anno Artissima si presenta con una veste nuova, che abbiamo definito unplugged ( acustica). Saranno presentati tre progetti espositivi nelle sedi di Fondazione Torino Musei – GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica e MAO Museo d’Arte Orientale – dal 7 novembre 2020 al 9 gennaio 2021. Le mostre, che saranno curate da me e accomunate dal tema Stasi Frenetica, ospiteranno i lavori delle gallerie selezionate per questa edizione della fiera che ci hanno sempre sostenuto con fiducia ed entusiasmo e che per questo ringrazio. Artissima Unplugged è un progetto corale, sviluppato con e per le gallerie, per offrire un distillato della fiera. Un esperimento di mostra-mercato in cui la diversità delle opere nella sua cacofonia saprà aprire a suggestioni sorprendenti. Questa nuova modalità darà maggiori possibilità a collezionisti e appassionati di avvicinarsi alle opere d’arte senza temere grandi numeri e in un arco temporale più ampio, che consentirà quindi più flessibilità nell’organizzazione degli spostamenti.
Una nuova dimensione che, oltre a diffondere gli spazi, dilata i tempi di fruizione rendendo il rapporto con l’opera meno frenetico e più intimo».
Ogni grande evento necessariamente deve adattarsi al momento storico, anche reinventandosi un po’ alla bisogna. Forse mai come quest’anno Artissima vive sulla propria pelle il tema che la identifica, Stasi Frenetica. Torniamo “a bomba” come si suol dire, quanto ha inciso l’emergenza sanitaria nell’impostazione di questo tema? È nata prima Artissima 2020 o il SARS-CoV-2?
«Il tema Stasi Frenetica è nato prima che scoppiasse l’emergenza sanitaria in Italia, a conferma della capacità dell’arte contemporanea di precorrere i tempi! Stasi Frenetica è un’espressione nata in ambito filosofico–politico per indicare un modo di pensare e agire improntato sulla rapidità dei processi decisionali, ma che, proprio perché privo di elaborazione approfondita, porta a cambiamenti di scarsa efficacia. Un tema al centro dei più attuali dibattiti – anche pre Covid – che rappresenta un’interessante chiave di lettura dei mesi passati, caratterizzati dall’alternarsi di diverse modalità di lockdown. Un invito a riflettere sul concetto di accelerazione opposta all’inerzia e sulla necessità, sempre più impellente, di cambiare i nostri paradigmi e ricercare possibili risposte alla crisi attuale. Risposte che potrebbero e dovrebbero essere suggerite anche da una profonda e meditata evoluzione culturale e sociale veicolata dall’arte, da sempre testimone di storie e civiltà passate e al contempo catalizzatrice delle visioni più innovative».
Nonostante tutto guardiamo il bicchiere mezzo pieno. Solitamente si dice che da un momento negativo sia possibile trarre qualcosa di positivo. Con quest’edizione di Artissima pensi di averlo fatto? In mezzo ad una situazione fatta di cambiamenti e inevitabili compromessi, sei riuscita ad apportare migliorie – magari inaspettate – rispetto agli anni precedenti?
«Questa edizione di Artissima ci ha dato modo di intensificare e rafforzare le sinergie con gli enti e le istituzioni del territorio. Prima fra tutte la Fondazione Torino Musei, cui afferiamo, non ha mai smesso di credere nel nostro lavoro e di contribuire alla ricerca di soluzioni innovative. Il supporto di Fondazione CRT, Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, Fondazione Compagnia di San Paolo e Camera di commercio di Torino è stato fondamentale, così come quello dei partner commerciali della fiera. Il periodo difficile ci ha inoltre spinto a dialogare in modo ancor più approfondito con le gallerie, a conoscerle meglio e a riflettere insieme sul futuro del mondo dell’arte. Il mio team, con flessibilità e determinata professionalità, ha saputo fare tesoro delle proprie competenze ed esperienze portando a una grande maturazione del modello fiera.
È forse proprio nei momenti di crisi che possono germogliare cambiamenti positivi».
Pandemia o no, Artissima insomma “continua a crederci”. Come definiresti la tua creatura, più resiliente o resistente?
«Direi resiliente, ci siamo infatti trasformati facendo qualcosa di nuovo, qualcosa di sorprendente. Forse il fatto di essere tutte donne ci ha agevolato in questo!»
Siamo al capolinea di quest’intervista. Sincerità a livelli stellari in un momento molto poco brillante: fino a che punto consideri Artissima 2020 la fiera che avresti voluto?
«Indubbiamente avrei preferito una fiera e non un suo distillato! Ancora oggi lavoriamo con il dubbio che possano chiudere le regioni, le scuole o i musei…. Ma sapere che potremo continuare a vedere le opere d’arte dal vivo, capire attraverso il lavoro degli artisti il loro pensiero e come immaginano il mondo, è la luce in fondo al tunnel!»
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