Le strade virtuali del metaverso sono ancora tutte da conoscere ma chi ha già iniziato a tracciare il suo percorso è BOOMing – Contemporary Art Show, la fiera dedicata all’arte contemporanea emergente, nel senso letterale del termine. Cioè urgente, aderente all’attualità più immediata, con uno sguardo proiettato verso ciò che sta per accadere. Diretta da Simona Gavioli e prodotta da Doc Creativity, la kermesse ha aperto oggi le porte su Lieu.city, la piattaforma social in realtà virtuale dedicata agli eventi e ai progetti d’arte, con 25 gallerie e oltre 70 artisti, negli spazi digitalizzati del Binario Centrale di DumBO (in attesa di poterli attraversare dal vivo, nei prossimi mesi).
Tre le sezioni: ARENA, la main area, AFUERA, per l’arte urbana, FeminisMAS, incentrata sull’arte al femminile, con un impegno militante. Il suffisso “-MAS”, infatti, esprime un invito a fare di più, per superare le disuguaglianze di genere accentuate dall’attuale condizione di emergenza pandemica. All’interno di questa sezione, exibart – che fin dalla sua nascita, nel 1996, ha sempre seguito gli sviluppi delle tecnologie, per raccontare l’arte e la cultura contemporanee in tutte le loro declinazioni – presenta i lavori di Elena Pizzato, nell’ambito di Supermartek, la nuova piattaforma digitale che, in dialogo con artisti e curatori, creators e creativi, produce, seleziona e vende opere d’arte e di design. In esposizione, alcune delle opere più significative della ricerca di Elena Pizzato, tra cui Girlpower 4010 e Madame Popova della serie “Serialmirrors”, presentata anche negli spazi virtuali di edg – exibart digital gallery (sì, abbiamo anche uno spazio espositivo virtuale).
Elena Pizzato nasce a Bassano del Grappa nel 1979. Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia con lode, sviluppa la sua ricerca sul corpo e sulle modificazioni artificiali, sperimentando molteplici materiali e media. Frequenta assiduamente Amsterdam, dove attraverso mostre e residenze approfondisce i concetti di feticcio ed estetica inorganica, ispirandosi al trattato di Mario Perniola “Il Sex appeal dell’inorganico”.
Spaziando dall’estroflessione alla scultura fino all’installazione e al video, l’artista rivela un sottomondo popolato di bambole spogliate delle loro rassicuranti crinoline e rivestite di latex, specchi che alludono a segreti inconfessabili più che alla matrigna di Biancaneve, tirapugni trasformati in dondoli, corsetti imprigionati in quadri di pvc e borchie, presine all’uncinetto realizzate dalla nonna 93enne con scritte trasgressive. Favola nera e realtà contemporanea si intrecciano con ironia, rivelando la sua impronta femminile ed esoterica.
Il tratto che attraversa il lavoro dell’artista è quell’indole chiara alla ribellione ai ruoli assegnati. Qualsiasi essi siano. La sua donna non è mai imprigionata in schemi consueti. Le Ketra Dolls sono in pieno contrasto con le bambole utilizzate per formare l’equilibrio mentale e l’educazione di bambine su misura alla vita che non sceglieranno. Anche le presine da cucina Grandmother Fucker secondo l’artista diventano pretesti per decontestualizzare, per non stare alle regole, per essere quello che si vuole. Le sue “presine”, dunque, smettono di essere poveri oggetti da cucina, per rappresentare la realtà del mondo fetish.
Il dondolo girlpower è immaginato e costruito sul design di un tirapugni. Perché ogni cosa nel mondo di Elena Pizzato potrebbe scegliere di esserne un’altra. È una scelta continua, quella delle donne, di poter continuare a scegliere. Finanche diventando assassine, come nelle opere della serie “serialmirrors”, dove scopriamo, attraverso degli specchi feticcio, la possibilità delle donne di essere “cattive”. Non oggetti del femminicidio ma soggetti assassini. Questa inversione è espressa anche in utereyes: un utero con gli occhi che smette di essere un elemento che subisce le scelte altrui e diventa senziente. E può scegliere.
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