<< È stato un processo ripartito dalle fondamenta. Ricostruire la fiducia nella fiera e nella città è stato fondamentale, tanto che quest’anno è arrivato il doppio delle application e di presenza di gallerie internazionali>>, raccontava a exibart il direttore Nicola Ricciardi pochi giorni prima dell’inaugurazione della ventisettesima edizione di miart. Un’affermazione che ha trovato riscontro dopo l’apertura delle porte della fiera milanese dedicata all’arte moderna e contemporanea, in corso fino a domenica 16 aprile. Il titolo, Crescendo, è ispirato al motivo musicale, ed è giustificato da un ritorno di fiamma di gallerie established italiane e internazionali e da un aumento delle richieste di partecipazione, tanto da portare la fiera ad ampliare il numero degli espositori del 40%, con oltre 169 gallerie provenienti da 27 Paesi.
Lontani dal clima cupo del 2021, si affollano i corridoi la sera dell’inaugurazione, si respira un’aria più serena (senza smettere di domandarsi, tuttavia, se la recessione economica e l’instabilità politica internazionale possano minare le vendite del settore arte) tanto che i visitatori vengono accolti all’ingresso della fiera da un aroma di cioccolato e glassa proveniente da una torta a più piani: nientemeno che un regalo di Maurizio Cattelan, il quale celebra con questo dono esuberante i 20 anni di Fondazione Trussardi, con tanto di immagini di opere e installazioni che ne raccontano la storia e affrescano la superficie dolciaria.
Miart anche nell’edizione 2023 mantiene il suo layout istituzionale ed elegante che non eccede i limiti, seppur non si possa fare a meno di notare che le proposte degli espositori sono anch’esse in leggero “crescendo” in termini di audacia, dimensione e prezzo. Ci si chiede se tale sfida incontrerà i gusti del collezionismo milanese, il quale può contare sempre e comunque su un’ampia scelta dedicata alla pittura, considerato il medium privilegiato in tempi di insicurezza economica. Ampia e ben bilanciata, invece, la varietà tra gallerie affermate e giovani proposte, tra italiane e internazionali. Per chi è a caccia di novità è utile perdersi nel doppio corridoio della sezione Emergent e scoprire le proposte di talenti giovani e giovanissimi, mondi stranianti e attuali: come l’esoterico lavoro di Sang A Han presentato dalla galleria Foundry Seoul, il perturbante stand della galleria Feliz Gaudlitz di Vienna in collaborazione con Ammon Co Washington DC (una sorta di sogno distopico), il rapporto tra l’arte e le parole (come i Poetrix di Stefano Calligaro) che fa da filo conduttore nello stand di UNA di Piacenza; e ancora, le tele in seta montate su supporto ligneo di Lorenza Longhi da Fanta – MLN, che si aggiudica il Premio Covivio 2023, oltre ai dipinti di Giulia Mangoni e sculture biomorfe di Giovanni Chiamenti alla galleria ArtNoble di Milano, ispirati alle conseguenze dell’inquinamento ambientale. Spostandoci nella sezione Established, il paesaggio antropomorfo è un grande tema anche della galleria napoletana Umberto Di Marino, con opere di Eugenio Tibaldi, Alberto Tadiello, Luca Francesconi, Carlos Amorales, André Romao e Pedro Neves Marques.
Nella stessa sezione, troviamo le gallerie milanesi con grandi maestri e cavalli di battaglia: Cardi Gallery espone uno stand muscolare dedicato ai membri di arte povera, tra cui Michelangelo Pistoletto, Mario Merz, Paolo Scheggi, Carla Accardi, Jannis Kounellis e Vincenzo Agnetti, mentre Lia Rumma (Napoli – Milano) riserva piccole “stanze” a William Kentridge, Gian Maria Tosatti, Vanessa Beecroft, Ettore Spalletti e Joseph Kosuth. Renata Fabbri presenta una selezione di opere di Athanasios Argianas (Atene, 1976) e Ana Cardoso (Lisbona, 1978), accostate per la prima volta insieme: da intendersi come una doppia personale che vede confrontarsi linguaggio scultoreo e medium pittorico; un altro dialogo a due lo troviamo da Ribot, con un progetto espositivo che mette a confronto i lavori di Bénédicte Peyrat (Parigi, 1967) e Andrei Pokrovskii (Mosca, 1996). Passando davanti allo stand di Alfonso Artiaco, l’occhio viene catturato dalla splendida opera a parete di grandi dimensioni di Gilbert and George, ma anche, a terra, dai 25 Pink Blocks di Ann Veronica Janssens, attualmente in corso in HangarBicocca con la personale Grand Bal.
Le altre belle sorprese di questa edizione 2023 si trovano nella sezione Decades, che colpisce soprattutto per lo stand di Lia Rumma dedicato alle foto di Ugo Mulas degli anni ’70 e lo spazio ipnotico che la galleria Franco Noero di Torino dedica a Jim Lambie, con lavori degli anni 2000. Non mancano, in generale, le soluzioni espositive audaci che conferiscono progettualità curatoriale agli stand, anche in termini di allestimento: Francesco Pantaleone (Palermo e Milano) dispone sul pavimento del suo stand una grande vasca di olio nero in cui si specchia la quadreria esposta alle pareti, opera di Per Barclay; nella 193 Gallery di Parigi, un all-over fucsia racchiude le fotografie di Hassan Hajjaj e i dipinti di Sesse Elangwe Ngeseli, che raffigurano personaggi e atmosfere africane e mediorientali. Ampia la scelta anche degli espositori internazionali, con gallerie del calibro di Perrotin, Tim Van Laere di Anversa e Esther Schipper di Berlino, con dipinti di grandi dimensioni, sculture, installazioni cinetiche, collage di artisti affermati, molti di questi protagonisti delle ultime stagioni espositive nei musei di Milano e Venezia. Dall’estremo oriente, invece, proviene Capsule Shanghai con la personale di Miranda Fengyuan Zhang, la quale realizza paesaggi orientali tessili usando tecniche antiche e artigianali e usando il processo creativo in sé come una forma di meditazione, capace di unire linguaggi visivi contemporanei a tradizioni orientali.
Per chi si spinge fino alla VIP lounge, da non perdere è il progetto espositivo di Eva Jospin prodotto da Maison Ruinart grazie al programma Carte Blanche, che invita ogni anno un artista contemporaneo ad immergersi nel mondo dello champagne e dei suoi processi produttivi: i lavori scaturiti questa esperienza consistono in maquette, lavori tessili e sculture – il materiale d’elezione di Jospin è il cartone – che dimostrano l’attenzione dell’artista per l’elemento naturale e la biodiversità.
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