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La decima (e ultima) edizione di Fruit Exhibition, a Bologna. Le parole di Anna Ferraro
Fiere e manifestazioni
di Silvia Conta
Fruit Exhibition, il festival e market internazionale dell’editoria d’arte indipendente, giunge alla decima edizione, che si preannuncia anche come ultima. Dal 30 settembre al 2 ottobre «dopo le edizioni digital del 2020 e “one day” all’aperto del 2021», torna nella sua formula originale: «un market di tre giorni che riunisce i migliori esempi di pubblicazioni indipendenti e un programma di incontri, proiezioni, mostre e workshop dedicati al mondo dell’editoria».
«Per questo importante atto finale, Fruit Exhibition ha scelto DumBO, uno spazio di rigenerazione urbana temporanea a poche centinaia di metri dal centro e dalla Stazione Centrale, pronto ad accogliere le proposte di quasi cento espositori italiani e internazionali tra micro editori d’arte, self-publisher, graphic designer, illustratori e artisti, case editrici di grafica contemporanea, magazine, etichette musicali, stampatori artigianali: in mostra, il pubblico potrà trovare libri d’artista, cataloghi, graphic design, zines, edizioni sonore, illustrazione, fotografia, nuove tipologie di stampa e pubblicazioni tradizionali e digitali», hanno anticipato gli organizzatori. (Potete trovare il programma completo qui.)
Abbiamo raggiunto Anna Ferraro, fondatrice e Direttrice di Fruit Exhibition, per saperne di più.
Fruit Exhibition giunge alla decima edizione. Potete ricordarci come è nata, con quali intenti, come è cambiata in questi anni e che cosa rappresenta oggi?
«Fruit nasce con l’obiettivo di far emergere il fermento produttivo di un settore, l’editoria indipendente, all’epoca (2012) ancora molto legato a dinamiche underground.
L’idea era ed è tuttora, di costruire un contenitore istuzionale, rivolto al grande pubblico, pur consapevoli che le produzioni trattate sarebbero comunque rimaste di nicchia.
Questo obiettivo è stato raggiunto, l’affluenza di pubblico è aumentata di anno in anno e l’evento è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di pubblicazioni d’arte; al contempo, anche il resto del mondo si è popolato di altre fiere dedicate a queste produzioni, il che significa che ci siamo inseriti in un contesto più ampio che ha registrato la stessa necessità».
Decima e ultima edizione. Perché questa decisione tanto definitiva?
«Abbiamo capito che non sussistono più le condizioni minime necessarie per portare avanti questo progetto con un rischio ragionevole.
Le motivazioni sono molteplici e riguardano il contesto ma anche noi individui coinvolti nell’organizzazione. Si potrebbe paragonare all’estinzione di un animale o di una pianta che è causata da diversi fattori: cambiamenti ambientali, inquinamento, nuovi predatori…».
Quali sono le principali caratteristiche di questa edizione?
«Quest’ultima edizione si caratterizza prima di tutto per il ritorno alla struttura tradizionale del festival ovvero una tre giorni, in presenza, al chiuso. Il luogo che ci accoglie è per la prima volta uno spazio di gusto contemporaneo di archeologia industriale che appartiene alle Ferrovie dello Stato e è gestito dalla coperativa Open Group.
Ci inseriamo quindi in un contesto di rigenerazione urbana promossa dal Comune di Bologna e appaltata a un gestore privato che offre l’opportunità di usufruire di spazi abbastanza ampi per contenerci, a due passi dal centro e meno “museificati” dei palazzi del centro storico che avevamo utilizzato finora.
I focus di quest’anno sono due, uno dedicato all’editoria di viaggio e uno al disegno, curati rispettivamente da Chiara Capodici (Leporello, Roma) e Andrea Losavio, gallerista, con Cinzia Ascari, curatrice, entrambi di Modena.
Una novità è rappresentata da un piccolo programma di proiezioni di documentari che trattano la pubblicazione indipendente tra cui Art book stories girato da Christian Battiferro e prodotto dalla nostra associazione, che documenta alcuni importanti festival di editoria indipendente in giro per il mondo prima della pandemia.
Abbiamo selezionato 88 editori tra italiani e esteri, ai quali si uniscono le pubblicazioni presenti nel nostro bookshop e nei tavoli delle librerie Leporello e Tato, quest’ultima una libreria itinerante di illustrazione coreana».
Chi raccoglierà l’eredità di Fruit Exhibition? Quali dei semi gettati fino a ora pensate fioriranno o continueranno a farlo?
«Per rispondere a quest’ultima domanda ci vorrebbe la sfera di cristallo. Prima della pandemia avrei detto con certezza che sicuramente il testimone sarebbe stato velocemente raccolto da qualcun altro. Oggi non ne sono più così sicura, mi sembra che ci sia molta stanchezza e poco entusiasmo all’orizzonte e un contesto che tende a valorizzare solo i grandi eventi. Spero comunque che qualche coraggioso si faccia avanti!».