A Torino la settima edizione di Art Site Fest, iniziata lo scorso settembre, proseguirà fino al 7 novembre con «un articolato programma di arte, danza e teatro, per invitare autori, artisti e pubblico a una riflessione sull’esperienza della prossimità. Quattordici le sedi scelte tra castelli, residenze e musei d’impresa, oltre venti eventi e più di cinquanta autori coinvolti. Palazzo Madama per il quarto anno consecutivo sarà anche sede espositiva con due opere site specific dell’artista Carlo D’Oria», hanno ricordato gli organizzatori.
Le sedi in cui si svolgeranno mostre, interventi di danza, letture e spettacoli teatrali sono il Parco delle Vallere (Moncalieri, TO), il Castello di Govone (Govone, CN), la Chiesa dello Spirito Santo (Govone, CN), il Castello di Ussel (Châtillon, AO), il Castello Gamba (Châtillon, AO), l’Archivio di Stato (Torino), la Palazzina di Caccia di Stupinigi (Nichelino, TO), il Castello di Masino (Caravino, TO), il Castello della Manta (Manta, CN), Palazzo Madama (Torino), la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso (Buttigliera alta, TO), l’Area archeologica della Nuvola Lavazza (Torino), Heritage Lab Italgas (Torino).
Potete trovare il programma completo qui.
«Art Site Fest è nata nel 2015 come proposta espositiva per un’unica sede. Nel corso del tempo ci si è resi conto però del valore della rete delle diverse realtà che contribuivano a rendere più ricca la programmazione. Abbiamo lavorato in residenze reali, dimore storiche, parchi, giardini e musei d’impresa. Con questi ultimi si è andato consolidando un rapporto proficuo che speriamo di sviluppare ancora. La finalità è di mettere in relazione creazione contemporanea e patrimonio storico. Sebbene ormai sia questa una relazione abituale, dopo sette edizioni, in Art Site Fest, non manca di sollecitare nuove interessanti riflessioni.
Il rapporto tra contesto storico e arte contemporanea permette nuove letture del passato, ma soprattutto offre agli artisti l’occasione per dare un’altra dimensione al proprio lavoro che, forse, non è loro permessa dallo spazio anodino del white cube.
Art Site Fest predilige creazioni site-responsive, sensibili ai luoghi, alle loro caratteristiche fisiche, ma anche storiche e percettive. Questo sia che si tratti di arti visive, di danza, performance o teatro».
«Dialoghiamo con soggetti molto diversi. Art Site Fest si svolge in luoghi da scoprire come il vivace comune di Govone, ma anche nella prestigiosa residenza reale sabauda, come Palazzo Madama a Torino, o nel museo d’impresa come Lavazza o nell’Heritage Lab di Italgas. Nelle scorse edizioni siamo stati ospiti di Reale Mutua e Martini e di istituzioni importanti come il Museo Egizio. Quest’anno abbiamo avviato un’interessante collaborazione con il FAI.
I linguaggi della contemporaneità permettono un confronto immediato che prescinde dalle dimensioni, dalle politiche gestionali, dalla fisionomia amministrativa delle singole sedi. Anzi, permette di condividere esperienze che diventano subito patrimonio comune.
Naturalmente tutto ciò non sarebbe possibile senza il sostegno di partner come Fondazione CRT o Compagnia di San Paolo.
È urgente oggi investire nell’offerta culturale. Ma al di là delle inevitabili questioni economiche, ciò significa soprattutto fare uno sforzo di immaginazione per sperimentare formule innovative, nuove collaborazioni e approfondire le interazioni tra le arti».
«Closeness è il tema che ci siamo dati, perché la prossimità e la sua mancanza, è ciò di cui abbiamo maggiormente sofferto in questi difficili mesi. Il contagio, dal latino con-tingĕre «essere a contatto» implica, però, il toccare che è anche il primo basilare atto che lega gli individui, che fonda la loro famigliarità e avvicina le loro quotidianità.
Nel perimetro di un gruppo, della famiglia, il con-tingĕre è vitale. Rafforza l’appartenenza e la fiducia. Si toccano la madre e il figlio, prima ancora di parlarsi. Si toccano i bambini che giocano. Un qualsiasi gesto di cura è impensabile senza potersi avvicinare a chi ne ha bisogno.
Impariamo oggi che è necessario ripensare la prossimità. Tra gli individui e i loro corpi, tra le specie nel rapporto con il vivente tutto, con l’estraneo e lo straniero. L’arte può aiutarci a ripensare la prossimità. A partire, per esempio, dalla danza, per la quale il contatto è indispensabile ma passando dalla fotografia, dalla scultura, per arrivare alla performance e al teatro.
Per ciascuna sede abbiamo, dunque, sviluppato una proposta, una mostra, uno spettacolo o una performance, pensata specificamente per lo spazio scelto, con un calendario che parte da settembre e finisce a dicembre. Un progetto diffuso nel tempo e nello spazio per rinnovare l’abitudine quotidiana all’arte e all’incontro». (SC)
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