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Per la maggior parte delle persone che frequentano le fiere d’arte contemporanea, vale il proverbiale detto: guardare ma non toccare che, per la proprietà transitiva, vale a dire comprare. Perché l’opera è la merce per eccellenza, oggetto intorno al quale si misura l’entità di ogni scambio, come già ci informava Charles Baudelaire, che sarà stato anche un poète maudit ma ci vedeva lungo su questioni ben più terrene, come quelle legate al valore economico che si deve pur dare ai prodotti della spiritualità umana. Ma in uno stand presente all’ultima edizione di Arte Fiera, ci si poteva avvicinare anche senza un portafoglio così voluminoso. A valere, per Artworks that ideas can buy, progetto presentato da Cesare Pietroiusti nell’ambito di Oplà–Performing activities, la rassegna di performance curata da Silvia Fanti, doveva essere l’idea.
<<Artworks That Ideas Can Buy è un progetto che – dopo un primo esperimento fatto in collaborazione con il gruppo “Brida” presso la galleria Skuc a Lubiana – avevo già realizzato circa dieci anni fa presso la Wilkinson Gallery a Londra, e che è stato riadattato per “Oplà” nel contesto di “ArteFiera 2019>>, ci ha raccontato Pietroiusti. <<L’idea da cui nasce questo progetto è quella di organizzare una vera fiera d’arte contemporanea interamente dedicata a forme di scambio, ovvero di acquisizione di opere, che non prevedano l’utilizzo di denaro. Mettere in discussione le dinamiche dello scambio è per me un elemento critico fondamentale. Uno dei paradigmi indiscussi dell’economia di mercato, infatti, è che il denaro sia un “equivalente generale” per ogni tipo di merce. In conseguenza di ciò, siamo portati a considerare che il vero “valore” di una cosa sia quello monetario: “vale” di più ciò che costa di più>>, ha continuato l’artista, la cui ricerca è spesso incentrata sul significato intrinseco dell’opera d’arte e sugli ingranaggi relazionali che attiva, oltre che sul suo aspetto.
<<Artworks That Ideas Can Buy propone invece che il valore sia piuttosto nella dimensione del senso, e che la produzione mentale, o emozionale, o cognitiva, possa avere un “potere d’acquisto”, e che quindi si possa scambiare un’opera non con chi ha i soldi per comperarla ma con chi ha una buona idea da “donare” all’artista>>. E la prova del nove non poteva che avvenire nel recinto sacro del mercato dell’arte. <<La fiera d’arte contemporanea è, per antonomasia, il luogo in cui tutte le opere vengono presentate in maniera equivalente, con un azzeramento di contestualizzazione: quindi anche le opere proposte in questo particolare stand sono diventate, come tutte le altre, delle merci (almeno in prima battuta). In tal senso il contesto della fiera mi sembra molto interessante proprio perché in questo progetto il tema è lo scambio economico. Mi verrebbe quasi da dire che le ventidue opere esposte a “Artworks that ideas can buy” fossero le uniche, in tutta Artefiera, ad essere site- e context-specific>>.
Dunque, ogni visitatore era invitato a scrivere il proprio pensiero, una critica o un suggerimento, su uno dei lavori in mostra. In un secondo momento, gli artisti avrebbero deciso se una delle idee formulate dai visitatori potesse valere tanto quanto la loro opera. In caso affermativo, lo scambio sarebbe regolarmente avvenuto. Complessivamente, nei giorni di Arte Fiera, i visitatori hanno lasciato duecentotrenta buste con idee o proposte di ogni genere. Com’è andata a finire?
I tredici artisti che hanno ritenuto valida almeno una delle proposte dei visitatori sono stati: Ludovica Carbotta, Francesco De Grandi, Sam Durant, Jimmie Durham, Emilio Fantin, Valentina Furian, Giancarlo Norese, Luigi Presicce, Aldo Spinelli, Alessandra Spranzi, Serena Vestrucci, Cesare Viel e Luca Vitone. Invece, Maria Theresa Alves, Adam Chodzko, Michele Di Stefano, Caterina Morigi, Ana Prvacki e Luca Trevisani non hanno trovato idee sufficientemente interessanti.
Fra gli scambi più curiosi, quello di Carbotta, che ha barattato il suo lavoro con l’idea di un bambino, mentre Sam Durant è stato convinto dalla lettera di una attivista a consegnare la sua opera al direttore dell’agenzia italiana contro l’evasione fiscale internazionale. Alcuni artisti hanno invece risposto alle proposte con delle controproposte: Roberto Fassone ha offerto un incontro dal vivo con cena; Margherita Morgantin ha invitato tutti e dodici i proponenti a creare una nuova opera a partire da una riflessione di Simone Weil sull’annaspare del sistema capitalistico.
<<Da artista non amo le fiere d’arte contemporanea però mi è sembrata una bella sfida, proprio in questo terreno, provare a far sentire ricca non la persona che ha denaro ma quella che ha idee e che capire o amare un’opera è già possederla>>, ha concluso Pietroiusti.
In alto: Artworks that ideas can buy|Oplà–Performing Activities. Courtesy Arte Fiera