Il Festival LOOP di Barcellona celebra quest’anno la sua ventesima edizione. E mostra tutta la sua vitalità, presentando fino al 20 novembre in una settantina di spazi espositivi performance, video e incontri, oltre alla fiera, che torna all’Hotel Almanac, dopo essere stata ospitata lo scorso anno in una sede straordinaria, alla Pedrera – Casa Milà, iconica realizzazione di Antoni Gaudì.
La performance Ménagerie, di Fito Conesa e Siddarth Gautam Singh che ha inaugurato il festival, è stata presentata al Centro Culturale e della Memoria del Born, luogo in cui «le rovine rendono presente il passato», come afferma la direttrice artistica Carolina Ciuti. Il luogo è pertinente al tema scelto per questa edizione del festival, il «tempo, un concetto astratto e misterioso eppure onnipresente», come sottolinea Ciuti, che permette di raccoglie opere che esplorano le molteplici pieghe e le dimensioni percettive del tempo. Una di queste, forse la più estrema, in cui il tempo diventa quasi tangibile, è Els tres Porquets, film monumentale di Albert Serra che dura più di 100 ore. I protagonisti sono Goethe, Hitler e Fassbinder. È la prima volta che è presentato in Spagna nel suo format di installazione multischermo a Fabra i Coats, dopo Documenta, che commissionò l’opera nel 2012.
Il Festival si innesta in molteplici spazi della città, tra artist-run spaces, fondazioni, gallerie commerciali, musei, centri culturali e luoghi inaspettati, come il Centro Escursionista de Catalunya. Tante le novità. Per la prima volta il festival collabora con il Cercle Artístic de Sant Lluc, con il Museu de la Música e con il festival cinematografico L’Alternativa, per indagare dialoghi e sperimentazioni tra video arte, performance e Sound Art.
Ma è nelle 43 stanze dell’Hotel Almanac, trasformate in inusuali spazi espositivi con le personali di artisti internazionali, che si concentrano da martedì 15 a giovedì 17 novembre le proposte di LOOP Fair. Di Hans Schabus, presentato dalla viennese Galerie Krinzinger, è mostrato il viaggio da lui compiuto, in bicicletta con il suo cane, in Europa. Dal piovoso nord al secco sud, dalle capanne di legno, alle case di muri in pietra, dal verde intenso all’ocra, ha realizzato un’indagine performativa e scultorea del paesaggio europeo. Melanie Smith, con Fifteen Minutes of Sublime Meditation, presentata dalla galleria messicana Proyecto Paralelo, riflette sulla saturazione visiva a cui siamo costantemente sottoposti. L’olandese Anouk Kruithof analizza la danza come fenomeno culturale globale, servendosi di video e clip trovati in Internet. Il video Morpher di Kévin Bray, riflette su come e quanto le tecnologie modellano la nostra percezione del reale e il nostro linguaggio.
Risulta difficile scrivere dei tanti, interessanti artisti presenti in fiera, oltre a quelli presentati nei musei cittadini, come l’egiziano Magdy Basim, nella personale A Series of Flickering Dreams, alla Fundació Tàpies.
LOOP Talk indaga quest’anno le pratiche del collezionismo contemporaneo, ponendo domande su come l’immagine in movimento viene prodotta, percepita e fatta circolare all’interno e all’esterno dei musei e delle gallerie, perchè il video, per sua stessa natura richiede collezionisti attenti e impegnati. Tra i relatori vi sono Diego Bergamaschi, co-fondatore, di Seven Gravity Collection, Elvira Dyangani Ose, direttrice del MACBA di Barcelona, Sylvia Kouvali, direttrice della galleria RODEO di Londra, Josef O’Connor di CIRCA, Londra, Piergiorgio Pepe mecenate e collezionista, Joseph Del Pesco direttore di KADIST di Parigi e San Francisco, invitati a discutere su come il collezionismo possa essere una forma di produzione culturale.
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