Presentata stamattina la 26ma edizione di miart, che quest’anno consta di 151 gallerie provenienti da 20 Paesi. Diretta da Nicola Ricciardi, alla sua seconda edizione, miart quest’anno punta a essere più internazionale e consolida il legame con Milano e le sue istituzioni. «Un grazie davvero sentito a Nicola Ricciardi con cui, grazie alla sua direzione artistica, siamo riusciti a dare vita a un evento assolutamente di rilievo», ha dichiarato Luca Palermo, Amministratore Delegato e Direttore Generale Fiera Milano, che ha ringraziato, tra gli altri, anche il main sponsor Banca Intesa San Paolo, YESMILANO, per il rapporto proficuo con il quale «Riusciamo a proiettare questi quartieri fieristici dentro la città», e Fondazione Fiera Milano, presieduta da Enrico Pazzali, che ha raddoppiato il fondo d’acquisto, portandolo a 100mila euro.
Ma il 2022 per miart è anche idealmente l’anno di una nuova fase, che dà avvio al “primo movimento” con cui si è battezzata l’immagine guida della manifestazione, punto di partenza – o di arrivo – per un aprile denso di importanti appuntamenti per il mondo dell’arte milanese. Di questo avviso il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, intervenuto durante la conferenza stampa di presentazione: «Abbiamo un grande bisogno di credere nella ripartenza, non solo dopo la pandemia ma anche in queste giornate drammatiche, con venti di guerra, con rumori che speravamo di non sentire più nel corso della nostra vita. Abbiamo bisogno di fiducia, di credere nella cultura e di pensare alla ripartenza, e la cultura può dare un enorme contributo in questo senso».
E dunque, cosa vedremo? In attesa di aprire le porte di miart – e di leggere il nostro nuovo exibart 115 onpaper dedicato ai migliori e più interessanti appuntamenti della Milano Art Week e della fiera – ecco cosa ci ha raccontato il direttore, Nicola Ricciardi.
L’immagine-guida di miart 2022 è ben “acrobatica”: in sei mesi hai fatto i salti mortali per preparare la nuova fiera?
«Il merito dell’immagine è di Rossana Passalacqua e Francesco Valtolina, e del loro studio Cabinet Milano, a cui è stata affidata per la prima volta l’identità grafica di miart. È stata loro l’idea di dar forma al nostro movimento perpetuo coinvolgendo la fotografa e coreografa tedesca Isabelle Wenzel, che si è immortalata in una serie di azioni e posizioni aerobiche (non lontane da quelle assunte da tutta la squadra di miart e Fiera Milano da settembre ad oggi). Tuttavia, dopo tutti i nostri salti in lungo e in alto, i salti tripli e le corse a ostacoli, oggi possiamo dire che le prove più impegnative sono ormai alle spalle. E per questo devo ringraziare in particolare le 151 gallerie che hanno deciso di scendere nel campo d’atletica con noi. La loro risposta alla nostra sfida è stata davvero incoraggiante: siamo riusciti a confermare in larghissima parte le gallerie che avevano già partecipato alle precedenti edizioni — comunicando così un’idea di continuità progettuale — ma soprattutto siamo riusciti a rafforzare in modo significativo la portata internazionale della fiera, anche per merito di nuovi straordinari ingressi, resi possibili dall’incessante lavoro di scouting di Anna Bergamasco e Attilia Fattori Facchini e dal supporto del team di Fiera Milano. Siamo riconoscenti per la fiducia dei galleristi e ci sentiamo ancor più motivati a far di tutto per creare e offrire quante più opportunità possibili affinché possano veder ripagato il proprio investimento».
Quali saranno gli highlights che troveremo a miart il 31 marzo?
«Da padre di famiglia vorrei rispondere che tutti i progetti sono bellissimi e speciali a modo loro. Lo dico perché ci credo — ma mi rendo anche conto delle esigenze redazionali e quindi, se devo citartene quattro che mi hanno sorpreso particolarmente, segnalo volentieri: “Mai36”, che propone una selezione di stampe vintage di Luigi Ghirri in dialogo con un gruppo di nuovi dipinti e sculture di artisti contemporanei come Cabrita, Koenraad Dedobbeleer, Matt Mullican; Galleria Franco Noero, che nel contesto di “Decades” — la bellissima sezione curata da Alberto Salvadori — porterà una selezione di fotografie di Robert Mapplethorpe degli anni Settanta; il progetto di Nilufar, che porterà in fiera in via eccezionale uno dei “Grandi Legni” di Andrea Branzi, oltre a una selezione delle sue incisioni, a cura della fondatrice della galleria, Nina Yashar; e infine la galleria di Tokyo Misako & Rosen, con un solo booth estremamente intimo e aggraziato dell’artista giapponese Kazuyuki Takezaki: un progetto che abbiamo scoperto in una fiera in Germania e che abbiamo fatto di tutto per portare anche a Milano. Ci saranno poi molti highlights anche fuori dal padiglione fieristico, perché abbiamo voluto incarnare il tema dell’edizione — primo movimento — anche in una serie di iniziative e collaborazioni con partner e istituzioni cittadine appartenenti al mondo della musica, della danza e del teatro».
La fiera dei sogni: come vorresti che diventasse la tua miart?
«Lo dico spesso e credo di averlo detto anche a te in precedenza, quindi perdonami se mi ripeto. Però sono profondamente convinto che la fiera d’arte ideale sia quella in cui le gallerie tornano a casa soddisfatte, con la propria fiducia ripagata da un riscontro oggettivo. Ottenere questo è già il 50% della mia fiera dei sogni. L’altra metà è fatta dal desiderio di far sì che miart sia anche un’occasione per generare contenuti inediti e stimolare l’interesse del pubblico più ampio. Anche in questo caso il sogno non è poi così lontano dal realizzarsi. Ad esempio, quest’anno per la prima volta siamo riusciti a dar vita a un progetto d’arte performativa originale ed esplicitamente pensato per lo spazio e la fruizione pubblica: si chiama “OutPut” e nasce da una brillante e coinvolgente intuizione di Davide Giannella, che curerà durante la fiera un ciclo di performance con protagonisti Riccardo Benassi — artista visivo di stanza a Berlino — e Michele Rizzo — coreografo di origine italiana basato ad Amsterdam — supportato da Fondazione Marcelo Burlon, che si è dimostrata un partner generoso e lungimirante».
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