Sakuliu Pavavaljung rappresenterà Taiwan alla 59ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che aprirà a maggio 2021 e che sarà ancora più attesa del solito, dopo l’emergenza Covid-19. «Questo è un momento speciale. La pandemia globale ci ha dato motivo di riflettere profondamente e ci costringe a riesaminare il rapporto tra le persone, le altre specie e gli oggetti. Sakuliu è un narratore di talento. Le sue diverse forme d’arte ci raccontano storie perdute, abbracciano la cultura, la politica e l’economia contemporanee e ampliano la struttura della conoscenza prestabilita, facendoci ripensare a come prosperare armoniosamente insieme all’ambiente da cui dipendiamo», ha spiegato Ping Lin, direttore del TFAM – Taipei Fine Arts Museum che, dal 1995, è l’ente che organizza la partecipazione di Taiwan alla Biennale di Venezia.
A curare il padiglione di Taiwan alla 59ma Biennale d’Arte di Venezia, allestito ancora una volta a Palazzo delle Prigioni, sarà Patrick Flores, conoscitore di lungo corso dell’arte contemporanea asiatica. Flores insegna all’Università delle Filippine ed è curatore del Museo Vargas di Manila. È stato curatore del padiglione filippino alla Biennale di Venezia 2015 e direttore artistico della Biennale di Singapore nel 2019. È stato guest scholar presso il Getty Research Institute di Los Angeles e visiting fellow presso la National Gallery of Art di Washington, oltre che membro dell’Asian Art Council del Guggenheim Museum e consulente del ZKM Center for Art and Media di Karlsruhe.
A proposito del Padiglione Taiwan, vale la pena ricordare la lunga querelle con la Cina che, dal 1997, ha esercitato forti pressioni per far retrocedere la partecipazione taiwanese nella categoria degli eventi collaterali. D’altra parte, la questione è decisamente spinosa e Taiwan non è riconosciuta come nazione nemmeno dagli altri quattro membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, Stati Uniti, Russia, Regno Unito e Francia, nonché dal Canada e da vari altri Stati dell’Unione europea, pur intrattenendo importanti rapporti commerciali con ognuno di essi.
«Ho sempre creduto che l’arte che ho fatto per così tanti anni sia nata dal legame con il destino della mia gente. Si diffonde attraverso la vita, quindi è difficile separarsene. Ogni volta che ho la possibilità di fare una mostra, mi fa sempre battere il cuore. Non sono sicuro di cosa fare. Immagino di entrare in un terreno di caccia in cui non ho mai messo piede prima. Mette alla prova la mia mente, il mio coraggio e la mia abilità. Come posso ottenere il favore della mia preda? Questa è una grande sfida. Proverò a condividere la mia esperienza di vita in questo grande evento», ha raccontato Sakuliu.
Per la prima volta, Taiwan esporrà le opere di un artista indigeno alla Biennale d’Arte di Venezia. Nato nel 1960 e cresciuto in una famiglia di artigiani nel villaggio di Tavadran, nella contea di Pingtung, a sud di Taiwan, Sakuliu Pavavaljung è conosciuto per la sua ricerca artistica socialmente impegnata, espressa attraverso i linguaggi della pittura, della scultura, dell’architettura e dell’installazione. Nel dialetto della sua zona, il suo nome significa freccia e, per estensione, fare un passo avanti. Compiendo la missione che gli è stata affidata dal suo nome, Sakuliu si dedica allo sviluppo di nuove idee e alla conservazione del suo patrimonio. Per oltre 30 anni ha usato la sua arte per rivitalizzare la sua cultura tradizionale.
Quando era giovane, Sakuliu si spostava da un villaggio all’altro per riparare sistemi idrici e circuiti elettrici, entrando in contatto con le fasce più tradizionaliste della popolazione. Iniziò così a condurre le sue prime indagini direttamente sul campo, raccogliendo e archiviando sistematicamente la conoscenza e le esperienze tramandate dagli anziani, dalle antiche tecniche della ceramica ai riti del matrimonio, in un archivio digitale. Recentemente si è concentrato sulla filosofia classica del suo popolo, raccogliendone la mitologia e i racconti orali, realizzando un libro che racconta le caratteristiche uniche del pensiero taiwanese.
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