C’era il mondo del contemporaneo di Roma questa mattina al Tempio di Adriano, dritto nel cuore della Città Eterna. Artisti, galleristi, curatori, giornalisti, rappresentanti delle amministrazioni culturali capitoline, come pure di quelle nazionali. Posti in piedi, è il caso di dirlo. Deus ex machina dell’incontro è stato il neopresidente Umberto Croppi, salito sulla macchina già in corsa, praticamente all’ultimo giro di questa prossima Quadriennale 2020, con la sua nomina intervenuta solo lo scorso agosto.
Croppi è un manager culturale di alto profilo, dalle comprovate capacità di fare rete sinergica tra pubblico e privato, con le fondazioni, le gallerie, le associazioni, non solo nell’ambito delle arti visive ma anche della musica, della danza, del teatro (tra le novità, la partnership con Romaeuropa Festival e con l’Istituto Treccani per lo sviluppo della parte editoriale, il resto è un work in progress).
Tutte nobili e nello spirito storico dell’istituzione che Croppi oggi rappresenta, le intenzioni che ha reiterato nella sua presentazione: restituire centralità agli artisti, da coinvolgere nella costruzione degli indirizzi della Quadriennale e degli eventi prodotti; diventare un interlocutore privilegiato per il sostegno della produzione artistica e la selezione di talenti emergenti, offrendo allo stesso tempo ad artisti e collezionisti occasioni dirette di incontro; consolidare e creare attività di relazioni con istituzioni internazionali, a partire dalle accademie straniere, caso unico al mondo per quantità e longevità; la promozione della ricerca e studio cooperando con le università, le accademie, gli istituti di formazione.
Naturalmente il piatto delle risorse economiche piange sempre, quindi ecco in arrivo un piano di membership, con focus immediato la mostra del 2020, che faciliti una raccolta di fondi mirata, in aggiunta alle sponsorizzazioni in senso stretto.
Ma arriviamo al clou dell’incontro, l’intervento di Sara Cosulich, in qualità di direttore artistico, figura che la Fondazione ha introdotto per la prima volta nella sua storia. «La Quadriennale d’arte 2020, non sarà più una rassegna ma una mostra dal forte taglio curatoriale e di respiro internazionale», così viene anticipata dalla Cosulich la manifestazione, realizzata questa volta non da curatori esterni, bensì da curatori interni, lei stessa con Stefano Collicelli Cagol (nelle vesti di curatore permanente).
«Il tutto in un continuo confronto anche con la storia dell’istituzione, il suo archivio, il suo patrimonio storico e di conoscenza. La metodologia utilizzata ha avuto, nei due anni di preparazione, delle tappe intermedie significative in Q-International (il bando di sostegno a organizzazioni straniere che intendano esporre artisti italiani) e in Q-Rated (il monitoraggio del panorama artistico nazionale, attraverso workshop per artisti e curatori). Il risultato di questa mappatura e delle informazioni raccolte sarà esposto dal prossimo primo ottobre e occuperà entrambi i piani di Palazzo delle Esposizioni, per un totale di quasi 4mila mq di superficie espositiva, con una quarantina di artisti presenti. Una narrazione dagli anni Sessanta, pur dando spazio ai giovani artisti. Quindi transgenerazionale, ai confini tra i diversi linguaggi». Ecco la Quadriennale 2020.
A margine di questa presentazione un chiarimento che risponde a una voce circolata nei giorni scorsi, secondo la quale la mostra principale non prevedrebbe la partecipazione di artisti romani. Voce smentita sia dalla stessa Cosulich che da Umberto Croppi. Quest’ultimo, peraltro, ci ha riferito che la lista ufficiale degli artisti selezionati deve essere ancora sottoposta, come da procedura, al CdA della Fondazione. I nomi saranno resi pubblici, così come il progetto completo, in una prossima conferenza stampa calendarizzata per maggio. Stay tuned!
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