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Come una protesta velata ma non sottile, The Others, la fiera di Torino ideata da Roberto Casiraghi e Paola Rampini e dedicata all’arte emergente internazionale, è stata annullata ma si terrà lo stesso, anche se avrà tutta un’altra forma: quella di un eloquente spazio vuoto. Secondo le nuove disposizioni imposte dal DPCM n° 265 del 24 ottobre 2020, sono vietate le sagre, le fiere di qualunque genere e gli altri analoghi eventi, impedendo in tal modo la realizzazione in presenza della decima edizione di The Others. Ma «Ci siamo impegnati con la Città a rendere nuovamente disponibile e fruibile al pubblico il Padiglione 3 di Torino Esposizioni e così faremo», hanno dichiarato Casiraghi e Rampini.
Dal 6 all’8 novembre 2020, dalle ore 11 alle 18, previa prenotazione sul sito di The Others, si potrà visitare gratuitamente «e in assoluta sicurezza» la struttura del Padiglione 3, che fa parte dell’ex centro fieristico progettato da Ettore Sottsass senior nel 1938, con la collaborazione di Pier Luigi Nervi.
Breve storia dell’ex Centro Fieristico di Torino
Torino Esposizioni, in corso Massimo d’Azeglio, nel quartiere San Salvario, ai margini del Parco del Valentino, era inizialmente conosciuto come Palazzo della Moda. La costruzione dell’edificio, infatti, fu ordinata dall’amministrazione comunale torinese per dotare la città di una sede per le sfilate.
Il progetto vincitore dell’appalto fu quello presentato da Ettore Sottsass senior, nel 1938, con la collaborazione di Pier Luigi Nervi. Nel 1940 venne inaugurato come sede dell’Ente Nazionale della Moda, voluto dal governo fascista e in seguito ospitò alcune edizioni del Salone dell’Autarchia. Tra il 1950 e il 1960, la struttura subì ulteriori trasformazioni, tra le quali anche una nuova copertura progettata da Pier Luigi Nervi e un nuovo salone ipogeo di Riccardo Morandi.
Intensamente utilizzato durante gli anni del boom economico, dai ’60 ai ’70, diventò definitivamente il Polo Fieristico di Torino, ospitando anche diverse edizioni del Salone dell’Automobile. Ma, dal 1989, l’attività fieristica venne trasferita al Lingotto e parte della struttura fu utilizzata come sede didattica dell’Università degli Studi di Torino.
In occasione dei XX Giochi olimpici invernali ha ospitato un impianto di hockey su ghiaccio, mentre dal 2014 ha ospitato alcune edizioni di Paratissima. Inserito dalla Getty Foundation fra i capolavori di architettura mondiale del XX secolo, l’edificio è inutilizzato da molti anni. Il Padiglione 3 è stato disegnato da Pier Luigi Nervi nel 1950, si sviluppa lungo via Petrarca ed è caratterizzato da una volta a vela nervata, poggiante su quattro arcate inclinate: uno spazio unitario di grandi dimensioni, a pianta rettangolare di 3880 metri quadrati.
The Others: un messaggio dal Padiglione 3
Dopo la scorsa edizione tenutasi negli ambienti dell’ex Ospedale Militare Alessandro Riberi, il Padiglione 3 del centro fieristico era stato scelto, proprio per questa sua versatilità, per ospitare la decima edizione di The Others che, in questo 2020 che ha sconvolto i piani di tutti, sceglie dunque di non realizzare la fiera, seguendo ovviamente le disposizioni del Governo, ma di aprire comunque, facendo però parlare lo spazio vuoto.
Dal 6 all’8 novembre, al centro del Padiglione, l’Associazione The Others allestirà un grande cubo graficizzato con la storia di Torino Esposizioni e dei numerosi avvenimenti che ha ospitato nel corso degli anni, con un invito ai visitatori aa esprimere, scrivendo o disegnando sulle pareti del cubo, la loro preferenza per la destinazione futura del Padiglione 3, in un messaggio di speranza rivolto non solo alle persone ma anche alle istituzioni.
«Uno sguardo al domani che in questi giorni non può che rappresentare un tentativo di superamento psicologico del clima che stiamo vivendo. Un grandissimo sforzo per la nostra Associazione che, dopo aver dovuto rinunciare a The Phair, sempre a causa della pandemia, è costretta ad annullare The Others 2020. Il senso di appartenenza ad un sistema dell’arte, ci obbliga a lavorare in condizioni di disagio evidente perché non si spenga la luce che ha sempre animato i nostri progetti», hanno concluso Casiraghi e Rampini.