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Un nuovo tono di voce per Paratissima 2021, da fiera a hub culturale
Fiere e manifestazioni
Ne ha fatta di strada Paratissima, e definirla unicamente come fiera è un peccato mortale. Da 17 anni a questa parte, la manifestazione torinese – nota per il carattere multidisciplinare in grado di coniugare il linguaggio giovanile a quello istituzionale – si è aperta a una moltitudine di forme artistiche posizionandosi a metà tra una classica esposizione e un grande happening culturale. Adriana Del Mastro, social media manager e responsabile dell’Ufficio Comunicazione di Paratissima, ci racconta come questa manifestazione – sotto la guida di Olga Gambari – sia cambiata e cresciuta divenendo uno degli eventi di riferimento nel panorama artistico nazionale e internazionale, oltre che il riflesso di un progetto corale direzionato alla cittadinanza e alle tendenze sempre più partecipate dell’arte.
Paratissima nasce nel 2005, in un appartamento sfitto di Torino, cosa è diventata oggi e perché merita attenzione?
«Sì. Paratissima è nata nel 2005, in Via Po, come evento autogestito. Sicuramente il carattere ibrido è ciò che la contraddistingue da sempre. Tuttavia nel corso degli anni ha ampliato di molto il suo raggio d’azione, è sbarcata come manifestazione in altre città italiane e si è arricchita di appuntamenti, opportunità e progetti sviluppati in collaborazione con realtà nazionali e internazionali. Dopo vari cambi di location, oggi ha sede dell’ARTiglieria Con/temporary Art Center di Torino, e visto il suo successo, possiamo certamente parlare di un punto di riferimento culturale per i cittadini, oltre che di ritrovo per gli artisti».
Comunemente si dice che una manifestazione di successo è obbligata, di anno in anno, a togliere e aggiungere qualcosa. Cos’è cambiato in questa 17ma edizione?
«Questa 17ma edizione, che nasce con l’intento di fungere da cassa di risonanza per gli artisti ed essere un microcosmo di visioni alternative, è ed è stata ricca di novità. Sotto la direzione artistica di Olga Gambari, Paratissima è stata divisa in due diverse sezioni: Exhibit and Fair, curata dalla stessa Direttrice Artistica e NICE & Fair / Contemporary Visions curata da Francesca Canfora».
Nello specifico?
«In Exhibit and Fair giovani artisti si accostano a progetti speciali, mentre NICE & Fair / Contemporary Visions consente un vero e proprio dialogo tra giovani curatori e artisti emergenti. A differenza delle precedenti edizioni, Olga Gambari non ha imposto volutamente un tema da seguire. Il desiderio alla base di diventare un laboratorio di ascolto multidisciplinare, ha permesso di dare voce e spazio ad argomentazioni spontanee, fatte di sensibilità e suggestioni personali che sono diventate l’identità stessa della manifestazione. Sono emerse componenti individualistiche quanto collettive. Quanto ai progetti speciali sono stati finemente ricercati e selezionati quelli dal forte impatto sociale. È stato infatti un grande onore ospitare nei nostri spazi il collettivo afghano ArtLords, autori di importanti murales a Kabul purtroppo distrutti dal regime talebano. Con loro abbiamo avviato durante l’Art Week un ciclo di incontri e attività in cui tutto lo staff di Paratissima è stato coinvolto, impiegando una grande mole di energia ripagata dalla soddisfazione di essere riusciti ad accogliere tre artisti che speriamo possano trovare in Italia una seconda casa. Infine un’altra novità di questa edizione è “Il Cortile dell’ARTiglieria”, strutturato per coinvolgere artisti e pubblico. Un variegato calendario di incontri a cui tutta la città è invitata a partecipare. Al termine della manifestazione inoltre tutti gli appuntamenti saranno fruibili sulla pagina Youtube di Paratissima, nella loro versione integrale».
A proposito di coinvolgimento digitale: quando si tratta di mettere insieme arte e tecnologie, spesso, il mondo della cultura dimostra di soffrire di una strana forma di amnesia che impedisce al dibattito di evolversi. Nel caso di Paratissima cosa è avvenuto? Quanto eravate immersi nella digitalità?
«Dopo 2 anni di chiusura a causa della Pandemia, la digitalizzazione nel campo dell’arte ha fatto dei grossi passi in avanti, step che sicuramente sarebbero avvenuti nel tempo, ma che le cause esterne hanno notevolmente velocizzato. Paratissima ha sfruttato questo “scossone” per potenziare la propria ART GALLERY, ovvero un sito dedicato interamente alla vendita delle opere in mostra. Tutti gli artisti di Paratissima, hanno avuto la possibilità di creare un loro profilo personale in cui caricare le proprie opere e tutte le specifiche tecniche. Inoltre per far convivere digitalizzazione e fruizione fisica, nel percorso di mostra, accanto ad ogni opera è riposto un QRcode che collega l’interessato direttamente al profilo ART GALLERY dell’artista. Il visitatore può così approfondire o acquistare direttamente l’opera online dopo averla vista dal vivo».
Ma non ci sono rischi nell’esporre il proprio lavoro artistico online?
«Purtroppo al momento l’online non riesce a tutelare a pieno i creators, non esistono delle leggi precise che sanciscono cosa può o non può accadere se qualcuno si appropria di una tua immagine o lavoro. Sul sito ART GALLERY siamo più attenti possibile nel tutelare i lavori dei nostri artisti, ad esempio attraverso pop up di blocco non consentiamo ad utenti esterni di scaricare le immagini, con questa piccola accortezza, ad esempio di fronte a un’operazione di screenshot l’immagine perde di qualità per qualsiasi utilizzo. Sfruttare poi i social a scopi promozionali è diventato quanto di più ovvio. Se si è in grado di costruire una buona strategia di personal branding le possibilità di connessioni aumentano, e con loro quelle di lavoro. I social possono essere tanto pericolosi quanto glorificanti. Un rischio che a mio parere vale la pena correre».
Tornando ai progetti. In che modo questa edizione ha dato voce ai nuovi talenti? A chi si trova per l’appunto a sviluppare in modo professionale il proprio percorso artistico?
«La risposta è da trovarsi certamente nella sezione di NICE & Fair / Contemporary Visions. Come dicevo, il format è stato concepito per dare spazio alle nuove proposte dell’arte contemporanea sia da un punto di vista artistico che curatoriale. Così 17 giovani curatrici, dopo aver affrontato e superato il percorso formativo di NICE – New Independent Curatorial Experience, hanno dato vita nei nostri spazi a sei mostre collettive. Il risultato ottenuto può classificarsi come una vera e propria esperienza di crescita e di valore. Un’esperienza non solo espositiva, ma anche e soprattutto formativa con il supporto della direzione artistica e di tutto lo staff».
Qual è stato in questo senso il tuo ruolo di responsabile della comunicazione?
«Questa edizione di Paratissima è stata importante e densa di lavoro. Siamo riusciti a portare in mostra più di 200 artisti, senza considerare gli Special Projects. Nella settimana dell’opening e nella successiva dell’Art Week, abbiamo ospitato molti eventi, dai talk alle performance. L’obiettivo era ed è sempre uno: offrire al pubblico un’esperienza artistica completa e variegata. Il ruolo della comunicazione in una fucina così ricca di progetti e collaborazioni esterne, rapporti con partner e sponsor, è fondamentale. Si deve trovare il modo di calibrare tutto, senza creare un sovraccarico di informazioni nell’audience. Sicuramente raccontarsi nel modo più diretto possibile e creare interazione è utile affinché lo spettatore possa sentirsi parte integrante di quel ventaglio di eventi e informazioni. Anche utilizzare il giusto “tono di voce” sui social aiuta, così come strutturare format coerenti (stessi colori, frasi simili, rubriche settimanali fisse) che riescano a semplificare in modo chiaro il messaggio trasmesso».
Che tipo di contenuti di carattere culturale avete proposto e continuerete a proporre sui vostri canali social?
«Se prima la comunicazione dell’arte era basata sul concetto di bello, sul valore estetico, sulla forma e la perfezione, ora questi canoni si stanno via via sempre più perdendo per lasciare spazio alla realtà, a ciò che è comune e autentico. Il pubblico, soprattutto quello più giovane, non è attratto dalla costruzione della compiutezza. I nostri dati statistici, così come quelli di tante altre realtà, dimostrano quanto e come, il pubbico preferisca atterrare su contenuti veri, concreti ed autentici, sempre meno costruiti. Per questo abbiamo ideato la rubrica “#ParolaagliArtisti” in cui scovare contenuti inerenti pensieri e visioni degli artisti stessi. Certamente “Content is the King”, ma un pizzico di warm feeling può fare la differenza.
Da questa intuizione è nata la Social Room di cui si è sentito tanto parlare?
«In parte. La Social Room, progettata dall’Ufficio Comunicazione di Paratissima, è stata pensata per essere completamente dedicata alla creazione di contenuti video. Come sappiamo, oggi i social hanno un enorme gamma di possibilità e i post, che una volta erano la base della comunicazione di un social media manager, stanno lentamente perdendo di potenza. Dopo l’avvento di TikTok, anche una piattaforma potente come Instagram si è convertita all’utilizzo del video. Diciamo che i video in generale sono più accattivanti, riescono a racchiudere diversi significati, ma soprattutto possono essere interattivi e coinvolgenti molto più di una foto. E un video accattivante e coinvolgente è per sua natura virale. Dunque, perchè non rendere i video, o meglio ancora la funzione “Reel” di Instagram, la base della comunicazione anche nel nostro settore? Ecco, questa è stata la motivazione di partenza per la costruzione della Social Room: uno spazio a favore di camera, in cui elaborare interviste e strutturare contenuti inediti.
E gli artisti coinvolti, come hanno reagito a questa novità?
«Finora ci sembrano entusiasti! I nostri artisti sanno che Paratissima è una vetrina in cui potersi esprimere e farsi notare. Il nostro compito è quello di fornire loro gli strumenti più adatti per riuscire nell’intento».
Bene, stando a quanto detto, se l’arte sui social crea engagement e sa far divertire che riscontro avete avuto? Sapresti quantificare il numero di interazioni del pubblico di Paratissima?
«La nostra audience social è molto affezionata, riceviamo sempre delle ottime interazioni. Abbiamo una forte community legata all’arte e agli artisti. Da inizio ottobre, quando abbiamo iniziato a comunicare la manifestazione ad oggi, abbiamo raggiunto più di mezzo milione di account, crescendo sui social del + 7%. Dati che dimostrano che il nostro pubblico sta crescendo e si lega maggiormente nei periodi di mostra. Soddisfacente!».
Prospettive future?
«Lavoriamo affinché i canali di Paratissima siano sempre meno profili e sempre più channel, con diversi format di intrattenimento a tema arte e creatività. Stiamo studiando e testando ulteriori modalità. Come si dice in questi casi stay tuned!».
L’art week torinese è terminata, ma Paratissima non si ferma. Fino quando sarà possibile visitare gli spazi dell’Artiglieria?
«Fino al 12 dicembre 2021. Questa forse è la novità più grande di questa edizione. Ne siamo davvero felici».