-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Un racconto da Art Brussels 2023, la principale fiera di arte contemporanea del Belgio
Fiere e manifestazioni
Art Brussels nasce nel 1968 ed è oggi una grande fiera che ospita gallerie da 32 paesi, accogliendo ogni anno circa 25.000 visitatori. Quest’anno si è tienuta nei due pregiati padiglioni Art Deco 5 e 6 del Bruxelles Expo, affacciati sul celebre Atomium, a nord della città. Alla guida di Art Brussels è Nele Verhaeren che, con una squadra a stragrande maggioranza femminile, si occupa di questa manifestazione dal 2016. L’idea di Verhaeren è quella di fornire al pubblico diverse esperienze, combinando nomi conosciuti a nomi da scoprire, o riscoprire, cercando di «continuare a stupire» i collezionisti e i visitatori provenienti principalmente da zone limitrofe (Belgio, Olanda, Germania e Francia). L’81% delle gallerie selezionate per Art Brussels sono europee, di cui 26% di origine belga, 19% invece quelle extraeuropee.
All’interno le gallerie sono divise in 4 sezioni: Discovery, Rediscovery, Prime e Solo. La sezione più sorprendente è Discovery, dedicata a giovani artisti che si presentano al mondo del collezionismo, come Melanie Bonajo rappresentata dalla galleria AKINCI (Amsterdam). Già al Padiglione Olanda dell’ultima Biennale d’Arte di Venezia, questa volta Bonajo presenta fotogrammi del film When the body says Yes, un progetto che ha coinvolto un gruppo di persone gender queer internazionali. I documentari sperimentali dell’artista hanno spesso come protagoniste comunità che vivono o lavorano ai margini della società.
Nella stessa sezione la galleria Martina Simeti (Milano) presenta Mimosa Echard, vincitrice del premio Marcel Duchamp, che lavora stratificando tecniche artistiche e significati. Usa fotogrammi di suoi video velandoli con un tulle rosa, quasi a celare un’intimità nascosta al di sotto.
Nella stessa categoria, da menzionare è sicuramente Curtis Talwst Santiago per la galleria Capsule Shanghai (Shanghai). Una processione di ritratti di Jab Jab trascina i visitatori nel Carnevale di Trinidad, dove una serie di diorami realizzati con scatole di gioielli recuperate, diventano reliquiari della festività. I suoi lavori raccontano di questa tradizione familiare e di un’energia custodita e trasmessa in maniera efficace, tanto da aggiudicarsi il Premio Discovery.
In generale le gallerie non eccedono in creatività nella cura dei propri espositori, mantenendosi su una linea contenuta di presentazione delle proprie opere. Nonostante ciò, gli espositori delle gallerie belghe sono i più popolati, a conferma di un’ottima risposta dei collezionisti di quelle zone, registrando già dai primi giorni moltissime vendite. Il Belgio e i suoi paesi confinanti sono coacervo di un collezionismo di antica tradizione, che si conferma ancora una volta vivace e dinamico. Anche per le gallerie italiane, tuttavia, Art Brussels rappresenta un’ottima occasione per allargare il proprio mercato verso queste zone d’Europa.
Così è stato per Il Ponte di Firenze. Alla sua prima partecipazione alla rassegna, la galleria porta in scena opere di Mauro Staccioli, in cemento e ferro. Sono sculture degli anni ’60 e ’70 selezionate in continuità con miart (fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano), in cui la galleria ha mostrato opere più recenti dello stesso artista. La selezione di opere crude e minimali è in contrasto con un clima diffuso più onirico e sgargiante, facendone una scelta piuttosto audace. Il nome di Staccioli non è nuovo alla città, poiché tra il 1996 e il 2007 ha realizzato tre grandi installazioni permanenti per Bruxelles. Il Ponte appartiene alla sezione Rediscovery, dedicata a gallerie che scelgono artisti delle scorse generazioni, che possono oggi parlare al pubblico con voce nuovamente accattivante.
La maggior parte degli allestimenti è dedicata alla sezione Prime, in cui si propongono al pubblico nomi di artisti più conosciuti. Alcuni esempi sono: Thomás Saraceno per la galleria Andersen’s (Copenhagen), oppure Dan Graham per la galleria Soares (Lisbona), Kiki Smith per la galleria Lelong & Co (Parigi/New York) o infine sculture di Vanessa Beecroft per la galleria Lia Rumma (Milano). Interessante è la galleria belga Transit, che espone alcune opere su carta dell’australiano Tom Polo. L’artista stende campiture di colore sulla carta, dalle quali estrae, con pennellate e linee sottili, polimorfi personaggi insieme teneri e inquietanti.
L’ultima sezione (Solo) è trasversale alle precedenti: qui le gallerie scelgono di puntare i riflettori su un solo nome tra la loro rosa di artisti. Singolare è la scelta della galleria bolognese P420, che seleziona lavori in ottone martellato a mano di Rodrigo Hernández, su cui compaiono figure stilizzate che si abbracciano o volano nel cielo dorato. Opere sospese in un’intimità poetica che rimandano ad un immaginario antico, dando respiro a questa fiera.
Il Premio Solo è stato assegnato quest’anno a Marcos Avila Forero (Galleria LMNO, Bruxelles). La giuria lo ha scelto per il suo impegno nel contesto sociale e politico della Colombia, in particolare della comunità rurale di questo paese, che lotta per la terra e i suoi diritti. All’ingresso del padiglione 5, Art Brussels accoglie i visitatori con un progetto di beneficenza chiamato Kick Cancer Collection, volto a raccogliere fondi per la ricerca contro il cancro. Gli artisti in mostra alla fiera hanno realizzato alcune cartoline che verranno vendute ai visitatori. Chi vorrà acquistarla scoprirà solo alla fine il nome dell’artista che ha realizzato l’opera.
Lodevole per il progetto citato, ma anche per l’attenzione ecologica, è stato l’impegno di Nele Verhaeren nel realizzare una manifestazione sempre più sostenibile che, tra le altre cose, seleziona un ridotto numero di gallerie extraeuropee, promuovendo così un radicamento al territorio.