Terzo giorno di ArtVerona. Tra gli stand affollati l’entusiasmo rimane costante e per tutta la giornata si susseguono a ritmo incalzante talk, performance e iniziative, rendendo anche l’edizione 2019 densa e ricca di stimoli.
Fin dall’ingresso, ancora all’esterno della fiera, i visitatori iniziano i primi scambi d’opinione grazie alla discussa opera di Daniel González Mi Casa Tu Casa /Reversal Haiti House, «un’opera di denuncia e unificazione che affronta temi universali nei paesi colpiti da guerre e disastri naturali, ma che allo stesso tempo narra i momenti più intimi della vita dell’arista stessso», che durante la scorsa primavera era stata esposta alla Triennale di Milano e cesurata dal governo di Haiti.
Solo pochi metri più avanti, appena si entra in fiera, lo scenarEmmuta completamente e l’attualità del rapporto tra intelligenza umana e intelligenza artificiale diventa protagonista nell’opera di Emilio Vavarella svelata oggi e legata al Festival art+b=love(?): Amazon’s Cabinet of Curiosities (Algorithmic Enquiry n. 1), che nei mesi precedenti alla fiera ha “affidato” le scelte per la realizzazione di un’opera d’arte ad Alexa, l’assistente virtuale di Amazon Echo, e che oggi ha coinvolto in un workshop quattordici imprenditori chiamati a confrontarsi con i materiali e gli oggetti scelti da Alexa.
«Dal punto di vista umano – ha raccontato l’artista – i prodotti suggeriti da Alexa erano completamente imprevedibili. Al contempo, dal punto di vista di Amazon, il risultato rappresenta la conseguenza di precisi algoritmi. Nell’apparente tensione tra imprevedibilità e controllo sistematico e affidando il mio processo decisionale ad Alexa, Amazon Cabinet of Curiosities, continua la mia ricerca sui meccanismi nascosti e invisibili del potere tecnologico, e la mia riflessione sull’autorialitá artistica in un mondo saturato da processi autonomi e non umani».
Tra le performance da segnalare nella giornata di oggi ad ArtVerona quella proposta dal collettivo CampoBase, nella sezione i10 – Spazi indipendenti: Rivolta, un progetto di Davide La Montagna e Giulia Crispiani con la partecipazione di Gianmarco Marabini che nell’arco di quattro ore ha operato in pubblico la propria “trasformazione” nella drag queen Kaya Mignonne, mentre un audio realizzato da Giulia Crispiani accompagnava lo svolgimento dell’azione fino alla sua dissoluzione. «Nel proporre la costruzione del sé come un’operazione volontaria, regolata dall’esercizio del proprio desiderio, Rivolta mette in scena il tempo per abitare se stessi, l’unico territorio che si possiede e da cui partire. Rivolta è la preparazione prima dello spettacolo, prima della consegna, prima della release. Rivolta è un atto di rilascio, un incontro, un gesto di avvicinamento, una dichiarazione», ha spiegato CampoBase.
Presente a i10-Spazi indipendenti anche Simposio, l’associazione culturale di Roma nata da NONE collective, che si muove tra arte, design e ricerca tecnologica. In fiera presenta un breve documentario sul prorpio intervento nell’ex Villaggio ENI di Borca di Cadore nell’ambito, lo scorso luglio, in cui hanno proposto dibattiti, performance, installazioni con l’obiettivo di “riformulare” le regole della società contemporanea attraverso workshop e laboratori autogestiti.
All’ingresso della fiera, da segnalare, uno spazio rivolto al legame tra arte e progetti sociali con Progetto Quid, che offre un’occasione di riscatto a persone, soprattutto donne, con un passato di fragilità attraverso la creazione di capi di abbigliamento e accessori in edizione limitata realizzati con eccedenze di tessuti messe a disposizione dalle più prestigiose aziende di moda e del settore tessile. Per ArtVerona 2019 Progetto Quid in collaborazione con Fondazione Cariverona ha realizzato una serie di borse con un tessuto ispirato alla mostra Carlo Zinelli Visione Continua, a cura di Luca Massimo Barbero, fino al 12 gennaio alla Fondazione Cariverona, Palazzo Pellegrini, dopo la prima tappa a Mantova, a Palazzo Te, dove ha registrato oltre 94mila visitatori.
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