Transitando per i corridoi, probabilmente fuorviato dalla mia conformazione mentale tipicamente dâartista, cerco qualcosa che mi emozioni, che stimoli la mia curiositĂ ed il mio interesse. Alla fine mi riduco a giocare con la memoria, cercando di accoppiare opere stranote, alle gallerie che le possedevano nelle edizioni precedenti della fiera: quel Gilardi lâanno scorso era lĂ , quel Nespolo lĂ , quel Serrano lĂŹ, quella Beecroft lĂŹ e via discorrendo. Ma che fanno? Se le scambiano e se le vendono uno con lâaltro?
Eppure questâanno câè una grande novitĂ : sembra quasi di essere a qualche biennale di fotografia, in cui siano stati generosamente concessi dei piccoli spazi alla pittura e ad altri generi di espressione artistica. Evidentemente è la fotografia che tira al momento, o almeno, i galleristi ci credono. Una di questi, mi ha indicato unâimmagine di Serrano in bella mostra sulle pareti del suo stand, dicendomi di averlo portato, convinta di venderlo fin dal primo giorno. Invece la foto è ancora lĂ . Ho cercato di consolarla, facendole notare che câera tempo alla fine della fiera.
E alla âfine della fieraâ, dovâè questa tanto sbandierata âspecializzazione nelle tendenze artistiche piĂš nuove ed emergentiâ, che campeggia sui comunicati stampa arrivati nelle redazioni? Non ce nâè traccia. Alcuni galleristi mi hanno parlato di situazione molto confusa, di difficoltĂ a coinvolgere e a capire ciò che piace alla gente. Ed è proprio questo il punto: essi non propongono ciò in cui credono, sostenuti da criteri di natura artistica o dalla passione per determinati artisti, ma ciò che pensano possa piacere ed essere commerciabile. Certo i galleristi sono galleristi e il mercato è mercato, ma non è di arte che stiamo parlando o avremmo dovuto parlare?
Naturalmente, lâerrore è mio. Sono io a cercare lâarte e lâemozione che deriva dal fruirne in una manifestazione che altro non è se non un grande mercato di immagini, un tempio in cui tutto si vende e si compra, omologato e allineato alle leggi del dio denaro, come facilmente testimoniano i curatissimi ed ordinati stands da cui occhieggiano, privi dâespressione e molto seri, gli sguardi di uomini dâaffari incravattati ed altezzose donne in carriera.
Bruno Panebarco
Prosegue il progetto Dropshop della casa dâaste, dove le opere esposte sono immediatamente disponibili per lâacquisto. Ora è il turno…
Fu portata a New York dagli emigrati di Nola alla fine dellâOttocento e oggi si celebra con grande fervore da…
Una nuova esperienza per Contemporary Cluster, lo spazio di Roma dedicato ai linguaggi della creativitĂ contemporanea si sposta sullâAventino: ne…
Pensiero e immaginazione aiutano a reincantare il mondo: a spiegarlo sono uno stilista e un filosofo, tra i piĂš visionari…
Condannate al carcere le due attiviste che imbrattarono i Girasoli di Van Gogh. Intanto Toyota, sponsor delle Olimpiadi di Parigi,…
Negli spazi dellâottocentesco Palazzo Reale di Bucarestl, sede del - Muzeul NaČional de ArtÄ al României, va in scena una…
Visualizza commenti
Una vera delusione. A parte pochissime opere veramente interessanti (ed erano per lo piÚ fotografie ingrandite al massimo), non ho visto altro che un'accozzaglia di ciò che la Torino-bene identifica come "arte"; il tutto condito con i visitatori dall'aria snob e convintissimi di avere a che fare con un giro di artisti-vip che, nella maggior parte dei casi, hanno prelevato la vile pornografia tentando di elevarla ad arte...